L’arroganza del potere può diventare rivoltante

 

 

 

 

Fiat, raccolta firme contro i 145 della Fiom – Mirco Viola

«Chiediamo alle organizzazioni sindacali di intervenire perché vorremmo evitare che per affermare il diritto di alcuni venga calpestato il nostro diritto al lavoro». Recita così l’appello che sta circolando da circa una settimana tra le linee della Fiat di Pomigliano, testo che le tute blu sono invitate con una certa pressione a sottoscrivere. La raccolta firme ha l’obiettivo di respingere – non si capisce bene su quale base legale – la sentenza che la settimana scorsa ha confermato in appello l’obbligo della Fiat di assumere 145 lavoratori iscritti alla Fiom, finora tenuti fuori. L’appello, recita ancora il testo, sarebbe mosso dalla «preoccupazione del rischio che Fiat debba far uscire dal lavoro persone come noi, che l’azienda da poco ha ripreso al lavoro, scatenando una guerra da poveri». Già dalla sentenza di primo grado la Fiat aveva spiegato che gli attuali 2150 operai in forza a Pomigliano sono adeguati alla produzione, e che assumere i 145 Fiom causerebbe minimo una cassa integrazione o peggio ancora il licenziamento di altrettanti lavoratori assunti nei passati scaglioni. Presumibilmente, iscritti a Fim, Uilm e Fismic, ovvero i sindacati che hanno firmato l’accordo con la Fiat e che per questo hanno ad esempio riconosciute le Rsa. Non si sa bene chi stia facendo circolare il testo: il sito ilmediano.it, che ieri ha diffuso il testo della lettera, afferma di aver avuto una copia da «due operai, iscritti a un sindacato del sì a Marchionne». Dall’altro lato, Francesco Percuoco, ex delegato Fiom, oggi ancora fuori per l’«esilio» imposto ai metalmeccanici della Cgil, spiega che alcune fonti interne avrebbero indicato in «capi e team leader» gli autori e i diffusori dell’appello. Dunque, la stessa azienda. Ancora, secondo le testimonianze raccolte dall’ex delegato Fiom, sembra che questi capi e team leader starebbero pesantemente minacciando gli operai, affermando che «chi non firma potrebbe rientrare tra i 145 licenziati che faranno posto agli iscritti Fiom». La Fiom per il momento non vuole accreditare l’idea che dietro il testo ci siano gli altri sindacati: «Noi speriamo non sia così – prosegue Percoco – D’altronde le altre sigle per il momento hanno smentito di aver mai partecipato alla raccolta firme. E adesso, però, ci aspetteremmo una dichiarazione ufficiale delle segreterie di Fim, Uilm e Fismic, di condanna dell’appello». È anche vero, d’altronde, che la Fismic ha già presentato appello in Cassazione (accanto a quello già presentato dalla Fiat) contro la sentenza. E che contro il primo grado, avevano presentato ricorso (sempre accanto al ricorso Fiat), tre iscritti della Fim, che si definivano «discriminati» dalla sentenza che imponeva l’assunzione dei 145 Fiom, perché negava quello stesso diritto a tutti gli altri operai ancora rimasti fuori dallo stabilimento. Lo scontro tra i sindacati è insomma ormai alle stelle. L’ex delegato Fiom afferma che «la Panda si produce ormai da 10 mesi e ancora le altre sigle non hanno effettuato neanche un’assemblea». I circa 2500 operai rimasti fuori sono in cassa integrazione per «cessazione di attività» dal 6 luglio 2011 e vi rimarranno – salvo vengano assunti prima – fino al 13 luglio 2013: dopo partirebbero i licenziamenti. Ma la cassa riguarda anche – è notizia di ieri – quelli che già sono alla linea: Fiat ha annunciato che tutti i 2150 dipendenti si fermeranno dal 26 novembre al 9 dicembre prossimo. Un periodo che si aggiunge a quello già previsto dal 29 ottobre al 12 novembre.

Fonte: Il Manifesto

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