Perchè le processioni nelle feste religiose?

Processione di Santa Lucia alla Sciodda

Processione di Santa Lucia alla Sciodda

 

Una processione è un rito a carattere religioso o profano (diffuso in particolare nella religione cristiana) che prevede per i partecipanti il compimento di un determinato percorso.

Liturgia

Nella liturgia di molte chiese cristiane la processione è un corteo composto da ecclesiastici e fedeli all’inizio o alla fine di un rito religioso. Essa avviene solitamente accompagnata da inni, salmodie, litanie o dal suono dell’organo o di altri strumenti. In alcuni feste hanno un particolare rilievo, come la Domenica delle Palme o il Corpus Domini.

Devozioni popolari

Nelle processioni viene di solito trasportata a spalla una rappresentazione di figure religiose, come santi locali o figure legate alla festa celebrata, nelle forme previste dalle arti maggiori come sculture e pitture, e minori come artigianato di ebanisteria, oreficeria, ceramica, altro, talvolta a mezzo di macchine a spalla o carri trionfali.

Molte processioni, soprattutto nel centro e sud Italia sono ancora molto vive e sentite dalla popolazione.

Alcune di esse prevedono da parte di alcuni fedeli delle prove di penitenza (come portare anche in corsa statue molto pesanti) o gesti autolesivi come l’autoflagellazione.

Pardon

Pardon in Bretagna (Francia)

Un pardon (reso talvolta in lingua italiana come “perdono”) è una processione religiosa, simile ad un pellegrinaggio, tipica della regione francese della Bretagna (Francia nord-occidentale), che ebbe probabilmente origine intorno al XV secolo[1] e che viene organizzata annualmente (in genere in una data compresa nel periodo fine primavera-inizio autunno) da ogni singolo comune in onore del santo patrono, della Vergine Maria (soprattutto in occasione della Festa dell’Assunzione, ma anche di altre ricorrenze mariane) o di Sant’Anna.[2][3]

Tra i pardons più famosi, figurano quello di San Ivo a Tréguier e quello di Sant’Anna ad Auray (26 luglio). Sono inoltre comunemente annoverati tra i “pardons” anche i pellegrinaggi chiamati troménies , il più famoso dei quali è la Grande Troménie di Locronan, che si svolge ogni 12 anni in luglio.[4][5]

Pardon – Dipinto di Charles Cottet

Origine del termine “pardon”

Il termine “pardon” significa letteralmente “perdono” ed indicava in origine le indulgenze, ovvero le remissioni dai propri peccati, che il papa concedeva ai fedeli nel Medioevo.[3]

L’usanza

Prima della processione vera e propria, i fedeli assistono ad una messa, che generalmente si svolge all’aria aperta.[1]

Durante il pardon , i fedeli sfilano con indosso il costume tradizionale bretone, scalzi e a digiuno, portando stendardi che raffigurano il proprio santo patrono o la propria parrocchia, croci e statue di santi, oltre che la Gwenn ha du (la bandiera bretone), ed intonando preghiere e canti in lingua bretone.[6]

Al termine delle cerimonie religiose, i partecipanti si lasciano andare in serata ad un festeggiamento di tipo laico, noto come fest-noz .

Un tipo particolare di pardon ha luogo nelle località costiere, dove si assiste al cosiddetto “pardon del mare” (pardon de la mer): in occasione di questo tipo di pardon, ha luogo, oltre alla processione, la benedizione delle barche ormeggiate sul porto.[1][5]

In alcune località, può inoltre aver luogo in occasione di un pardon anche un “festival del raccolto” (in bretone: gouel an eost ), con la rievocazione delle antiche attività agricole.

Posadas

Le posadas (sing.: posada) sono delle processioni e rappresentazioni religiose del periodo dell’Avvento tipiche soprattutto del Messico (ma diffuse in altri Paesi dell’America Latina e nelle comunità latino-americane della California[1]), che hanno luogo nei nove giorni che precedono il Natale (16-24 dicembre).

Posada – Rottura della pignata ( Messico)

L’usanza, introdotta alla fine del XVI secolo[1][8], rievoca il celebre episodio, narrato nel Vangelo di Luca (2:1-9), della ricerca di un alloggio (in spagnolo, appunto: posada) da parte di Maria e Giuseppe durante il loro viaggio verso Betlemme. I nove giorni di durata fanno invece probabilmente riferimento ai nove mesi di gestazione di Maria.[3][6]

Storia

Le origini dell’usanza risalgono al 1580, quando il mistico spagnolo San Juan de La Cruz, rifacendosi ad un suggerimento di Sant’Ignazio di Loyola, istituì una novena che doveva ricordare il viaggio di Maria e Giuseppe a Betlemme.[1]

L’idea di San Giovanni della Croce fu sviluppata in seguito, a partire dal 1587, da Fra’ Diego de Soría, il quale – allo scopo di soppiantare i riti pagani legati alle feste di mezzinverno[1][2] (in particolare una festa dedicata alla nascita del dio della guerra Huitzilopochtli o Panquetzaliztli, che aveva luogo tra il 17 dicembre e il 26 dicembre[3]) – decise di organizzare tali processioni a margine delle messe natalizie.[1]

Inizialmente le posadas si svolgevano all’interno della chiesa.[1] In seguito, divennero una grande festa all’aperto.[1]

L’usanza

Le posadas hanno luogo dopo il crepuscolo[1]: la folla dei fedeli in processione è in genere preceduta da un bambino vestito da angelo, seguito a sua volta da altri bambini che indossano abiti color oro e argento, portando candele ed effigi di Maria e Giuseppe in sella ad un asino[1][5][9]. Talvolta viene anche scelta una coppia che interpreti la parte di Maria e Giuseppe.[4][6]),

Le processioni sono solitamente accompagnate dal suono di sonagli, maracas e zufoli[8] e dall’esecuzione di canti natalizi.[2][3][8]

Al centro della processione vi è la rappresentazione della scena del rifiuto dei locandieri di ospitare Maria e Giuseppe, che si svolge di fronte alla casa (diversa da sera a sera[1][2][3][4]) del parrocchiano che ha scelto di “interpretare” la parte del locandiere (posadero)[2].

Di fronte alla casa del “posadero”, coloro che partecipano la processione “interpretano” la parte di San Giuseppe, intonando un canto particolare, che consiste nell’invocare un riparo.[4][7] Così come nella scena descritta dal Vangelo di Luca, il locandiere – nella finzione – “rifiuta” inizialmente di far entrare i pellegrini (in particolare la coppia scelta talvolta per interpretare Maria e Giuseppe[4][6]), ma alla fine li fa entrare nella propria casa (preparata per l’occasione con l’aiuto anche dei vicini[10]), dove i fedeli accendono delle candele davanti ad un altare.

Terminata la parte strettamente religiosa, le posadas si trasformano in una vera e propria festa popolare, che vedono la partecipazione delle famiglie che hanno partecipato ai cortei .

Tra le usanze tipiche di questa parte dei festeggiamenti, vi è quella che consiste nella rottura – da parte di un bambino bendato e per mezzo di un bastone – di una piñata), una brocca in terracotta, argilla o cartapesta (in genere a forma di stella di Betlemme[5] e a sette punte, per rappresentare i sette peccati capitali[3], e decorata con disegni di uccelli, stelle, pagliacci, ecc.[11]), all’interno della quale i bambini trovano caramelle, giocattoli o monete

Si mangiano poi dei dolciumi, i buñuelos, e si servono dei ponches (bevande a base di frutta e rum) e altre pietanze, come i tamales.

Al termine delle posadas, si celebra la messa.[5]

Le posadas si ripetono allo stesso modo ogni sera, ma quella della Vigilia di Natale si distingue dalle altre per il fatto che, in quest’occasione, viene portata in processione da due persone scelte come “padrini” anche l’effigie di Gesù bambino.[1]

Tradizioni similari

Una tradizione simile è la Herbergsuche (letteralmente: “ricerca di un alloggio”), che si ritrova nei Paesi di lingua tedesca.

Derivata direttamente dalle posadas pare invece essere la panuluyan, tradizione natalizia delle Filippine che sarebbe stata importata dal Messico.

Da wikipedia.org

Foto: web

 

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