Caro figlio mio, …

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Ti scrivo questa lettera che sicuramente leggerai prima di andare a dormire. Ti chiedo scusa per non aver saputo rispondere prontamente ieri alla tua domanda. “Che lavoro fai papà?”.

Non potevo spiegartelo in due parole, dovevi andare a scuola e io non sono bravo a dire le cose con velocità.
Adesso posso dirtelo, ma deve restare un segreto tra me e te, mi devi promettere che non lo dirai a nessuno. Papà ha poteri magici e lavora in un circo. Per questo non lo vedi tutti i giorni.

In questo circo faccio tutto quello che mi ordinano di fare. So fare il prestigiatore ad esempio. Come niente, dal nulla e senza avere nemmeno un euro in tasca, faccio apparire qualcosa di buono da mangiare per te. Così ogni giorno puoi avere tutto quello che ti fa crescere sano. So tenere la luce accesa pagando le bollette, il gas, l’acqua. Questa non è abilità, è quasi santità, un miracolo.

Poi papà sa fare anche l’acrobata sai? So salire su impalcature altissime, senza rete e senza protezione, non ne ho bisogno, perchè chi mi fa lavorare dice che non sono necessarie, altro che l’uomo ragno, sono meglio io, sono infrangibile. Faccio anche l’uomo forzuto. So sollevare mattoni e casse piene di roba, che pesa anche tre volte più di me, senza quasi avere dolore alle braccia e alle mani. Con quello che mi danno al circo posso comprarti i giocattoli e farti fare judo, nuoto, calcio o qualsiasi cosa ti piaccia. E non dovrai guardare i tuoi amici da lontano.
Sono anche superveloce, corro ovunque mi dicano di andare per guadagnare qualcosa.

Tu a volte mi vedi stanco, ma come niente, come colombe dal cilindro, tu mi fai fare la magia di regalarti un sorriso, sei tanto bello.
Sono anche resistente, posso digiunare per più giorni, senza quasi svenire e facendo quello che mi viene chiesto di fare.
Sono un inventore, creo lavoro anche dove non esiste, un marciapiede può benissimo essere un posto dove poter vendere fazzolettini e tirare su qualcosa.

Non fare caso a come mi chiamano le persone, anche davanti a te, “precario”, “cassintegrato”, “disoccupato”, non sono cattiverie, amore mio. Lo sembrano, ma non lo sono.

Gli acrobati, i superuomini, i forzuti, i maghi, in questo circo di mondo che viviamo, li chiamano così.

Però ti prego, non dire più che vuoi fare quello che fa papà. Io spero che tu non debba essere bravo a camminare sospeso. Ti voglio sereno e speciale. Ti voglio bene.

Buonanotte.

Ettore Zanca

http://beneficiodinventario.blogspot.it/2013/09/lidentita-segreta-di-

un-padre-precario_23.html

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