Venerdì Santo

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Nella civiltà contadina il tempo liturgico della Settimana Santa era quello più sentito.

Il Giovedì santo era una giornata piena. Il pomeriggio c’era la lavanda dei piedi. I Fratelli impersonavano gli apostoli: erano molto presi da questa funzione.

Verso le 22 si tornava in chiesa.

La liturgia prevedeva la grande predica. Don Cosma andava dal pulpito, a metà della navata centrale, e con la sua straordinaria capacità oratoria pronunciava le sette parti dell’orazione.
Ad un segnale convenuto, si apriva la porta principale ed entravano i Fratelli con tunica bianca  e volto incappucciato. Portavano, con grande frastuono di sonagli e di trombe, la statua dell’Addolorata. L’ avvicinavano al pulpito ed il prete, in un crescendo emotivo ed oratorio, poneva nelle sue braccia il crocefisso.

Il coinvolgimento delle persone era altissimo. I ragazzi si aggrappavano alle mamme, che a stento trattenevano le lacrime.

Finita la predica si tornava a casa. La chiesa però rimaneva aperta, perché un gruppo di donne vegliava con canti e preghiere la statua del Cristo.

Il venerdì c’era la processione. Uno dei Fratelli, vestito con una tunica di canapa, il capo incappucciato ed una corona di spine, ad imitazione di Cristo, veniva caricato d’una pesante croce. In genere questo compito se l’addossava Francesco Bloise (meglio noto come Francisco ra Petra). Gli altri Fratelli si disponevano su due file davanti al prete, ciascuno con un oggetto diverso. Si andava da Sanzufia al Convento. Ogni tanto ci si fermava per ricordare le varie stazioni della Via Crucis.

La sera del sabato, quando si sentiva il borbottare dalla carrozza, perché le campane erano “legate” da giovedì notte, si tornava in chiesa per la liturgia della Resurrezione.

A Pasqua fusilli, polpette e vino a volontà. Nel cielo contadino non volavano colombe Melegatti. I dolci si facevano in casa. Abitualmente si provvedeva il sabato e questo per i ragazzi era un problema: l’uovo era nella lista dei cibi proibiti, non si poteva “cammarare”. Ma ogni tanto, di straforo, qualcosa si racimolava…

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