IN ITALIA LA CORRUZIONE E’ DI CASA – La “lezione” di Crispi

Francesco Crispi

Francesco Crispi

 

Re Umberto e Crispi erano concordi anche sulla necessità di soffocare le voci che continuavano a circolare su vari scandali finanziari nei quali si sospettava che essi fossero personalmente coinvolti. Usarono a tal fine tutta la loro influenza ed ebbero adeguata soddisfazione quando, nel luglio del 1894, la Corte d’assise di Roma assolse Tanlongo e il gruppo dirigente della Banca Romana, il cui collegio di difesa era formato da due ex ministri della Giustizia e un vicepresidente del Senato.

Lo scandalo provocato da questa sentenza assolutoria fu enorme, perché le colpe erano state ammesse: mancavano ancora dalla contabilità della banca svariati milioni, erano in circolazione milioni di banconote false e molti uomini politici erano stati pubblicamente e reiteratamente accusati di peculato senza che avessero avuto il «raggio di difendersi sporgendo querela per calunnia.


In un momento nel quale molti poveri siciliani andavano in galera sotto l’improbabile accusa di sedizione, Tanlongo fu acclamato in aula quando fu pronunciata la sentenza che lo assolveva; e si pensò — com’era naturale— che non solo avesse ricattato un certo numero di potenti uomini  politici, ma che anche i magistrati e i membri della giuria fossero stati comprati.

Di conseguenza il credito finanziario dell’Italia all’estero e la reputazione della giustizia italiana caddero molto in basso.

I giornali chiesero al re di intervenire con prontezza prima che la corruzione dilagante nelle alte sfere mettesse in gioco le sorti stesse del trono.

Un’altra causa di malcontento fu dovuta al fatto che la Camera dei deputati, dopo la seduta dell’11 luglio 1894, non fu riconvocata fino al 3 dicembre: poi la sessione durò dieci giorni soltanto e fu nuovamente aggiornata fino al 10 giugno 1895. In quegli undici mesi, tutti i provvedimenti furono presi per decreto legge. Non è che Crispi temesse un voto di sfiducia perché, quando aveva fatto appello al patriottismo, aveva sempre ottenuto una maggioranza alla Camera. Temeva le critiche della minoranza e l’effetto che avrebbero potuto avere  sul pubblico. Ma, governando senza le Camere, egli scaricò sulla persona del re una parte della responsabilità e delle critiche che altrimenti si sarebbero riversate sul Parlamento e sui ministri. Furono imposte incostituzionalmente nuove tasse; il socialismo, anche quello moderato,  venne messo fuori legge;  furono sciolte numerose associazioni cattoliche e diversi consigli comunali eletti dai cittadini; i giornali furono spesso sequestrati; e molte personalità altamente rispettabili, che dissentivano dal governo, vennero inviate — in catene — a far compagnia ai criminali comuni nelle isole di Ponza e di Ischia, dove i Borboni avevano un tempo incarcerato i martiri del Risorgimento.

Re Umberto I

Quando, nel dicembre del 1894, Crispi chiuse improvvisamente la sessione parlamentare, il motivo immediato fu il timore di un pubblico dibattito sulla corruzione che allignava nelle principali banche nazionali. Questo timore sorse quando Giolitti produsse in Parlamento altri documenti che provavano in modo incontrovertibile gli illeciti commessi dal presidente del consiglio.

Crispi aveva in passato dichiarato che ogni uomo politico aveva l’imprescindibile dovere di denunciare la corruzione e le malefatte del governo;  ma, ora che si doveva difendere, accusò l’opposizione di sciacallaggio antipatriottico.

Colto di sorpresa, dichiarò che i documenti presentati da Giolitti avrebbero potuto essere discussi dalla Camera il giorno dopo: in questo modo, ebbe il tempo di convincere, durante la notte, il re ad aggiornare i lavori parlamentari e a «salvare» così «la dignità del Parlamento».

In privato, Crispi spiegò che in un paese come l’Italia l’esistenza del Parlamento poteva essere incompatibile con la governabilità. Voleva nelle sue mani un potere assoluto, e spiegò che non  avrebbe lasciato il portafoglio finché avesse avuto vita.

Denis Mack Smith  “I SAVOIA RE D’ITALIA” – Bur storia –  Pp. 149-150
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