Con le riforme di Renzi e Berlusconi scordatevi la democrazia. A governare saranno le lobby

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Due giorni dopo l’anatema “allucinatorio” del ministro Maria Elena Boschi, Gaetano Azzariti, professore di Diritto costituzionale alla Sapienza, non dà alcun segno di alterazione: “M’infastidisce molto che le obiezioni dei ‘professoroni’ non vengano mai prese in considerazione nel merito. C’è una strategia di delegittimazione di tutte le riflessioni critiche. Chi prova ad alzare la mano e obiettare, è liquidato come gufo, professorone, conservatore, o addirittura come allucinato. Ma come si fa a discutere di riforme costituzionali in questi termini? L’opinione pubblica dovrebbe essere messa nelle condizioni di capire e decidere. Non ha alcun senso porre i termini della questione come una contrapposizione tra bene e male. Questa logica è contraria ai principi liberali. Hans Kelsen – il più grande giurista del Novecento, il maggiore studioso del sistema parlamentare – ha detto che il Parlamento è il luogo del compromesso. Dove per compromesso s’intende un accordo che nasce dal confronto e dalla mediazione. Qui il punto è che non si cerca alcun compromesso, si vuol semplicemente fare una prova di forza, contrapporre una parte a un’altra.
Metodo sbagliato: le riforme costituzionali sono il compromesso più alto.
Renzi dice: abbiamo allargato la maggioranza. È certamente vero, visto che i pilastri di questa riforma sono il Pd e Forza Italia. Ma ciò non toglie che questa, per come stanno procedendo i lavori, è la riforma dei vincitori contro i vinti. Un altro grande, maledetto, giurista del Novecento, Carl Schmitt, diceva: la Costituzione è l’atto dei vincitori sui vinti. Ecco, qui si sta facendo una guerra cercando di imporre una Costituzione di alcuni contro altri. Non è accettabile.
Parliamo del merito.
Non piace il termine “svolta autoritaria”? Bene usiamo allora questa formula: lunga regressione. Continuano a sottolineare l’innovazione, la svolta, il presunto cambio di passo. In realtà questa riforma è fortemente conservatrice: tende a dare una forma stabile – a livello costituzionale – alla lunga regressione che ha qualificato l’ultimo ventennio politico, contrassegnato da una forte verticalizzazione del potere. Non è questo un punto di vista, la lunga regressione è rilevabile nei fatti. Basta pensare all’abuso della decretazione d’urgenza e quindi alla concentrazione del potere nelle mani del governo a scapito del Parlamento. Il Parlamento è stato svuotato, ridotto ai minimi termini, posto al servizio del governo. Gran parte del lavoro delle Camere si realizza nella conversione dei decreti governativi e nella ratifica dei trattati internazionali. In Parlamento il governo, grazie anche ai regolamenti d’aula, ha assunto un potere esorbitante.
Ora però questa tendenza invade il campo costituzionale.
È questo che ci preoccupa! Il passaggio alla democrazia d’investitura è difficilmente contestabile.
Che cosa pensa del Senato così com’è delineato?
I veri innovatori, cioè coloro che si oppongono alla riforma, dicono che ci vogliono dei contrappesi all’eccessivo potere del governo. Se c’è uno squilibrio, allora c’è bisogno di un Senato delle garanzie. Si fa spesso riferimento al sistema tedesco: è vero che lì i membri del senato non sono eletti e sono rappresentanti dei Lander. Ma almeno in Germania c’è un sistema elettorale sostanzialmente proporzionale con uno sbarramento al 5 per cento. E dunque è garantita una più equilibrata rappresentanza politica. In Italia lo squilibrio a favore del Governo sarà ancora più aggravato dall’Italicum, un sistema iper maggioritario. Dicono che l’Italicum serve alla governabilità; ma si pagherà un costo troppo alto, cioè la sostanziale scomparsa degli spazi delle opposizioni. E le minoranze, invece, da qualche parte devono essere rappresentate, se vogliamo conservare una democrazia pluralista. Il meccanismo che innesca il premio di maggioranza, poi, consente alla minoranza che vince le elezioni di nominare tutte le istituzioni di garanzia: Csm, Corte costituzionale, Presidenza della Repubblica.
Il Capo dello Stato invita a non agitare “spettri di insidie e macchinazioni autoritarie”.
Da troppo tempo per l’Europa non si aggirano più spettri. Ed è un peccato perché gli “spettri” che venivano evocati proponevano cambiamenti sociali radicali attraverso la lotta per i diritti fondamentali. Mentre oggi, spariti gli spettri, restano le politiche costituzionali di conservazione dell’esistente.

Fonte: Il Fatto Quotidiano

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