Per non dimenticare: “NON SI AFFITTA AI MERIDIONALI” –

 

Era il 30 Aprile del 2013 quando varcai per la prima volta lo studio di registrazione dei Sud Sound System a San Donato. Casualmente c’erano tutti e tre, ma la mia attenzione era rivolta verso uno di loro in particolare: Nandu Popu.

Leggevo da mesi quello che scriveva, invidiavo la sua passione dura e genuina per il Salento e mi riempivo la testa di domande finchè un giorno non mi decisi a comprare “Salento, Fuoco & Fumo” in libreria.

Mi ricordo di quel pomeriggio a Vicenza: c’era una forte nevicata e, con quel panorama tutto imbiancato, iniziai a leggere quel libro che fin dalla prima parola ti metteva addosso la voglia di pedalare con lo scirocco in faccia per le strade di casa tua. Dopo due ore e un centinaio di sottolineature avevo finito di leggerlo.

Qualche mese più tardi chiesi a Nandu di poterlo conoscere, fargli delle domande su quello che avevo letto. Disse subito di sì e in quell’ora passata insieme parlò di un sacco di cose: la vergogna di Cerano, le strade scavate di campagna un tempo attraversate dalle carrozze, gli alberi di ulivo, la sua scelta di non mangiare carne, la rivolta dei contadini di Arneo, un suo concerto in Svizzera, la bicicletta e tanto altro. Poi disse un’altra cosa ancora: “leggiti un libro di Pino Aprile”.

Ormai mi aveva fregato, la curiosità era troppa e dopo poche settimane mi ritrovavo a comprare Terroni.

prima di aprire quel libro mi piaceva l’inno nazionale, ammiravo la figura di Garibaldi e mi sentivo orgoglioso di essere italiano. “Terroni” mi ha investito peggio di un treno. Tutte quelle certezze basate su studi scolastici superficiali e un approccio acritico verso le istituzioni furono abbattute da una nuova visione fatta di carte, documenti, fatti e numeri in cui il Regno delle Due Sicilie figurava come il fiore all’occhiello dell’Europa e il regno dei Savoia uno stato inguaiato dai debiti e con scarse risorse a disposizione. La storia dell’Unità d’italia che viene raccontata in quelle pagine è agghiacciante, soprattutto per la bravura con cui Pino Aprile salta continuamente dal XIX secolo ai giorni nostri dimostrando il continuo saccheggio subìto dal Sud in tutti questi anni. La domanda finale era semplice: perché questa storia è conosciuta da pochissime persone? Perché non ne parla nessuno al sud?

L’interrogativo è in parte sbagliato perché proprio questo nuovo punto di vista ha iniziato a cambiare la percezione che io avevo del mio paese. Ad un’informazione tendenzialmente apparecchiata si è contrapposta una contro-informazione che trova casa nella seguitissima pagina Facebook di “Briganti” (con oltre 180.000 fan), il tema dell’Unità d’Italia inizia a prendere spazio anche nei teatri dove non c’è più alcun timore nel dire all’interno di uno spettacolo che la Storia dell’Unità d’Italia studiata sui banchi di scuola è falsa. Una percezione che avverti anche in università mentre un tuo professore (originario di Venezia) parla delle innovazioni borboniche già presenti al Sud Italia prima dello sbarco dei Mille.

Capisci che la visione inizia a cambiare e non solo la tua, ma a questo si contrappongono delle zavorre che ci portiamo avanti da anni e faticano ad essere tagliate.

“NON SI AFFITTA AI MERIDIONALI” è un classico cartello che veniva appeso, soprattutto a Torino, negli anni ’50 e ’60, periodo in cui le fabbriche del nord chiedevano manodopera e la gente del sud abbandonava la campagna e partiva ammassata sul “Treno della speranza” in cerca di un salario. Quel cartello, però, era il manifesto dell’accoglienza che ricevevano ed è il simbolo di come in questi anni ci sia stato un pregiudizio (che a volte sfocia in odio) per chi viene dal Sud.

La collezione degli insulti ricevuti in tutti questi anni trova spazio in un contenitore chiamato Lega Nord, una forma caricaturale di partito nata sbandierando Padanie e federalismi e finita in un comitato d’affari in cui si trova un po’ di tutto: aggressori verso pubblici ufficiali, assessori che comprano voti dalla ‘Ndrangheta, figli e parenti che comprano lauree all’estero con i soldi pubblici, tesorieri che investono rimborsi elettorali in diamanti da portare in paradisi fiscali, deputati che si fanno continuamente espellere dal Parlamento Europeo o registrano assenze alle sedute intorno al 97% e altre figure di rara ignoranza.

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La nostra storia al nord parte dall’affitto negato e passa dalla morte di Achille Catalani, maresciallo dell’Aeronautica, morto a Verona nel 1989 in seguito ad un pestaggio. Le ultime parole che riuscì a sentire furono quelle dei suoi aggressori: “Sei un terrone, stai zitto. Via di qua!”. Un altro capitolo lo merita sicuramente una storia del 1992 in cui ci fu una vera e propria “caccia al terrone” in treno da parte di due bergamaschi che malmenarono una ragazza siciliana di 20 anni. Ma ad arricchire questa bolla di odio senza alcun senso contribuiva puntualmente la Lega Nord con i suoi messaggi: è del 1996 la proposta di mandare via gli insegnanti meridionali dal Nord Italia, ignorando (ma si sa, sono leghisti) che i docenti settentrionali erano assai insufficienti in numero per coprire tutte le cattedre delle scuole del nord. Mentre nel 2009 a Pisa uno studente fuori sede riportò un trauma cranico e una frattura alla mascella in seguito ad un’aggressione, la sua colpa? L’accento meridionale. Fino ad arrivare a Donatella Galli (esponente della Lega Nord) e al suo invito al Vesuvio di esplodere ed ammazzare tutti i napoletani, “lavarli col fuoco”.

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Il rischio, però, è quello di spostarsi in una disputa tra nord e sud come se fosse un match di pugilato, ma più che alzare muri e perdersi nella giungla della generalizzazione è meglio partire da un presupposto: la Lega Nord non è il Nord. Il nord è altro, questo lo impari quando venendo dal sud vivi per cinque anni in una regione come il Veneto e scopri della gente splendida che continua a mancarti ogni giorno. Mettersi contro non ha alcun senso, magari un esercizio più stimolante potrebbe essere quello di puntare l’attenzione su chi rappresenta il catalizzatore di tutto quest’odio e provocazione.

E’ notizia freschissima quella che ha riguardato l’incidente subito da Matteo Salvini in seguito ad una sua visita in un campo Rom di Bologna. La parola “solidarietà” è stata la più utilizzata e la questione era se provarla o meno verso un provocatore come lo è l’attuale leader della Lega, che in quel campo voleva andarci per un solo motivo: finire in tv e sui giornali l’indomani mattina

Ora, premesso che il significato della parola “solidarietà” ai giorni nostri è stato completamente svuotato dalla retorica, mi chiedo se ad essa si possa accompagnare l’invito “Matteo, vai avanti!” che molti meridionali hanno rivolto verso Salvini. Dimenticano, forse, tutto quello che la Lega ha detto e rappresentato in questi anni? Andare avanti per fare cosa? Oggi sono i rom, domani ritorneranno ad essere i meridionali, dopo domani toccherà all’Emilia-Romagna e tra qualche anno Veneto e Lombardia si fronteggeranno in battaglia?

L’odio della Lega è necessario per coprire il vuoto di oggi, l’assenza della visione futura con cui era nata, l’incapacità di accettare che in oltre 10 anni di Governo non si è stati in grado di portare a casa un solo obiettivo, limitandosi alle ampolle con l’acqua del Po, i riti celti e le grigliatone nel prato di Pontida con i caschi da vichinghi. Passeranno alla storia solo per questo.

Ma in alcuni punti del sud si urla ancora “Matteo, vai avanti!” con una genuflessione simile a quella che alcuni meridionali rivolsero ai Savoia, salvo poi pentirsi il giorno dopo in seguito agli orrori compiuti dall’esercito piemontese nel sud Italia, specialmente verso le donne e i bambini.

Ma è anche vero che la storia quando si ripete due volte diventa una farsa.

Di ANDREAMARTINA

Fonte: http://andreamartinablog.wordpress.com/2014/11/12/non-si-affitta-ai-meridionali/

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