SAUDADE

Fermatevi a guardarla, con calma. E  immaginate di far girare all’indietro la ruota del tempo. Scoprirete che ogni pietra, ogni finestra  è volto, storia, racconto che si dilata e abbraccia un passato che non è passato.

È  campo dove sono piantate radici.

È memoria …

Solitudine, indolenza,  orologio che scandisce tempi morti,   piatto vuoto,  opportunità che mancano,  il lontano  come lacerazione o rifugio, i monti attorno come filo spinato …

Ma anche il brontolio affettuoso del Canale, l’organetto e le canzoni di Marco nel cuore della notte, mazza e pivizu, la bottega di Francesco ineffabile centro di cultura popolare, i suni di Francesco u spazzino, la tromba di Learco e la sua voce cantilenante, il mantice di Vincenzo e  il martello che batte il ferro caldo,  Garmaria,  la sorella e le comari sulla loggia a chiacchierare, le carrozze del venerdì santo, cupucupe e serenate a Capodanno, una fetta di pane arrusciato con olio, sale e pepe rosso, un quindici e na mariangela da Ciccillo, donne che lavano al Canale …

Sì, Orsomarso è tante cose.  Tante.

Buco nero che risucchia energie, progetti,  speranze. Lamento per una terra dal ventre sterile. Ma anche carezza dolcissima, focolare che riscalda, acqua fresca, mosto che fermenta, ebbrezza condivisa, profumo di pane appena sfornato, amico che ti aspetta, parola che non tradisce…

Alcune amiche brasiliane che visitano I LUOGHI DELL’ANIMA dicono tutto con una sola parola:  SAUDADE

Anche per me questa foto di Rosanna Maradei  è  SAUDADE

 

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SAUDADE

Come spiegare, o anche più semplicemente tradurre con un solo termine, il concetto di “saudade”?

In Italiano suonerebbe forse: malinconia, assenza, tristezza, lontananza, tormento, perdita … Molto difficile.

Ma non si può prescindere da questo tema chiave, quando si cerca di comprendere l’animo e la sensibilità dell’universo culturale brasiliano.

La cultura brasiliana è saudade.

Scrive Gilberto Gil nella sua canzone “Toda Saudade”:

Ogni saudade è la presenza dell`assenza / Di qualcuno, un luogo o un qualcosa, infine / Un improvviso no che si trasforma in sì / Come se il buio potesse illuminarsi. / Della stessa assenza di luce / Il chiarore si produce, / Il sole nella solitudine. / Ogni saudade è un capsula trasparente, / Che sigilla e nel contempo porta la visione / Di ciò che non si può vedere / Che si è lasciato dietro di sé / Ma che si conserva nel proprio cuore.

Ed è proprio da qui che forse è giusto cominciare. La saudade non è un pensiero, ma un sentimento:

è la memoria del cuore che soffre nel ricordo nostalgico, di ciò che non c’è più;

è presenza struggente di un’assenza, di un momento di vita finito, di un amico perso, di  un sogno che diventa illusione;

è il dolore per la lontananza dalla propria terra, dal proprio amore; è un senso di vuoto; “è rimettere ordine nella stanza del figlio appena morto” (Chico Buarque).

La saudade non guarda il futuro, ma non è neanche il passato.

È  il presente.

È  come una malattia che ci si porta dentro, insieme alla speranza che il tempo la guarisca;

è la tormentata volontà di avere di nuovo quello che si è perso;

è la forza di non lasciarsi sopraffare da questo struggimento e di tradurre il passato dando un senso al presente;

è un dolore, ma anche un piacere che mantiene in vita ciò che non esiste più  o è lontano e non può più tornare.

Ed è proprio questo che rende questa “malinconia brasiliana” così speciale.

La Saudade e la tristezza,  possono diventare fonte di vita e di piacere, forza di volontà, fonte di ispirazione artistica ed espressiva nella musica, nella danza; un modo di sentire e di essere,  che è difficile tradurre  da un’altra cultura.

Fonte: http://www.raffaellafuso.it/brasile/puzzle_br/saudade.

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