Calabria, forniture di acqua ridotte ai Comuni morosi

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La partecipata Sorical reclama 200 milioni. Le amministrazioni non pagano. Così a rimetterci sono i cittadini in regola. «La Regione ora faccia qualcosa».

C’era una volta in Calabria una società partecipata dalla Regione e da una multinazionale francese, che un bel giorno decise di ridurre le forniture d’acqua ai Comuni che avevano accumulato un debito nei suoi confronti e che di pagare non volevano proprio saperne, nemmeno le spese correnti di semplice gestione del servizio.
La storia purtroppo è vera e la società in questione si chiama Sorical (Società Risorse Idriche Calabresi), partecipata al 53,5% dalla Regione e al 46,5% da Acque di Calabria, interamente di proprietà della multinazionale francese Veolia.

FORNITURE IDRICHE RIDOTTE.

Sorical, a partire dalla fine del 2012, ha deciso di tagliare i rifornimenti d’acqua a decine e decine di Comuni calabresi, per quote comprese tra il 6 e il 15%.
Attualmente nella black list figurano Crotone, Strongoli, Gioia Tauro, Riace, Pizzo Calabro, Cotronei e molti altri centri. Città e paesi lasciati a secco anche per intere giornate, con migliaia di cittadini, anche quelli che la bolletta dell’acqua l’hanno sempre pagata, costretti a dotarsi di scorte come nel Dopoguerra.

PROBLEMA DESTINATO A DURARE A LUNGO. Con l’arrivo dell’estate le temperature aumentano, di pari passo con il bisogno d’acqua e l’insofferenza dei residenti, per non parlare dei disagi degli eventuali turisti.
All’orizzonte, tuttavia, non si vedono soluzioni rapide. La vicenda appare particolarmente ingarbugliata, per certi versi emblematica dei guasti e dell’inefficienza del settore pubblico italiano alle prese con la gestione di un bene essenziale come l’acqua, che a determinate (e cattive) condizioni si trasforma in un ‘male comune’.

Comuni morosi ed «errori di arrotondamento»

Sorical è partecipata al 53,5% dalla Regione Calabria.

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Se da un lato Sorical sostiene che i Comuni colpiti siano morosi, e che ridurre le forniture d’acqua sia «un atto di responsabile tutela del prezioso e fondamentale servizio idropotabile», dall’altro nel 2011 la partecipata è finita sotto la lente della Corte dei Conti, perché a quanto pare avrebbe aumentato le proprie tariffe in maniera arbitraria.
Dalla relazione dei magistrati contabili risulta testualmente che «i valori di tariffa stabiliti» nel 2002 dalla Giunta regionale sono «nettamente inferiori» rispetto a quelli applicati da Sorical nel corso degli anni.

LE TARIFFE SI ALZANO.

La Regione stessa, e di conseguenza la sua partecipata, da allora in poi avrebbero alzato le tariffe in due modi. Innanzitutto adeguandole al tasso d’inflazione reale e non, come previsto dalle legge, al tasso d’inflazione programmato, per un aumento complessivo del 3% tra il 2002 e il 2005. In secondo luogo, commettendo «un errore di arrotondamento» nella conversione degli importi da lire in euro, che ha provocato aumenti immediati «per l’acqua fornita ‘a gravità’ dell’1,5386%, e per quella fornita ‘per sollevamento’ del 3,2678%».
Differenze trascurabili solo in apparenza, perché «se rapportate ai volumi di metri cubi erogati annualmente dalla società Sorical, determinano diversi milioni di euro di maggiore fatturato», scrive sempre la Corte dei Conti, citata anche dal Coordinamento Calabrese Acqua Pubblica ‘Bruno Arcuri’, che sull’argomento ha pubblicato un libro bianco.

Sono ventisei le persone coinvolte nell'inchiesta che ha portato stamane al sequestro dell'acquedotto Alaco, tra Vibo Valentia e Catanzaro.

Sono ventisei le persone coinvolte nell’inchiesta che ha portato stamane al sequestro dell’acquedotto Alaco, tra Vibo Valentia e Catanzaro.

GLI INVESTIMENTI-FANTASMA.

Di mezzo c’è poi la questione degli investimenti-fantasma. Nel 2003, quando Sorical venne costituita, si aggiudicò il mandato trentennale per gestire gli acquedotti calabresi e il relativo servizio d’erogazione d’acqua potabile ai Comuni promettendo interventi per circa 300 milioni di euro. Socio iniziale della Regione era il colosso energetico Enel, attraverso la controllata Enel Hydro. Pochi mesi dopo l’inizio effettivo dell’attività di Sorical (novembre 2004), tuttavia, Enel Hydro venne ceduta ai francesi di Veolia, attuali soci della Regione Calabria.
Nel giro di otto anni, a causa dei crediti non riscossi e dei debiti contratti con banche e fornitori, Sorical è stata messa in liquidazione. Degli investimenti promessi per migliorare la rete idrica, nemmeno la Corte dei Conti è riuscita a sapere più nulla, dal momento che «la Regione Calabria sembrerebbe non avere provveduto alla verifica puntuale del completamento e del collaudo» delle opere progettate e che «in tal senso non è stato prodotto alla Corte alcun documento».

I liquidatori di Sorical: «L’acqua pubblica è una bufala»

 

Sorical ha ridotto le forniture d’acqua a decine di Comuni calabresi.

Sorical però non ci sta a passare per l’orco cattivo, e ha le sue buone ragioni per sostenerlo.
Lettera43.it ha raggiunto al telefono Baldassarre Quartararo e Sergio Giordano, dal 2012 liquidatori della partecipata per conto di Veolia e della Regione Calabria, per chiedere loro spiegazioni e qualche numero aggiornato e ufficiale.

200 MILIONI DI EURO DA RISCUOTERE.

Secondo Quartararo, quando la Sorical è stata messa in liquidazione, «aveva circa 300 milioni di euro di crediti non riscossi». Cifra confermata da Giordano. E aveva debiti che, non incassando questi crediti, non riusciva a pagare.
Oggi la situazione è «molto migliorata, il debito è stato ristrutturato e i crediti da riscuotere si sono ridotti a circa 200 milioni. Ma abbiamo ancora 90 milioni di euro di debiti da pagare», precisa Quartararo. Con molti Comuni Sorical ha siglato piani decennali di rateizzazione degli arretrati. Ma ce ne sono alcuni che «non vogliono pagare nemmeno un euro, nemmeno le spese correnti. Pretendono che l’acqua sia gratis. Per questo dico che l’acqua pubblica è una bufala. Il servizio ha un costo, senza investimenti, di 55 milioni di euro all’anno. Chi li deve pagare?».

IL BUCO NERO SOAKRO.

Il caso più eclatante, secondo i due commissari liquidatori, è quello che riguarda la Soakro (Società Acque Krotonesi), società a capitale interamente pubblico che abbraccia 19 Comuni su 27 della provincia di Crotone.
Dal 2009 al 2015 Soakro ha accumulato 30 milioni di euro di debiti nei confronti di Sorical. Un ‘modello’ che, a giudizio di Giordano e Quartararo, «deve essere abbandonato, noi abbiamo proposto di congelare il pregresso. Vogliamo che ci vengano pagate solo le spese correnti, circa 450 mila euro al mese. Non c’è stato niente da fare».
Quartararo ha una sua teoria, su come sia stato possibile arrivare fino a questo punto. «Prima della messa in liquidazione della società, tutti hanno scaricato i problemi su Sorical. I Comuni non pagavano, perché richiedere ai propri cittadini il pagamento delle imposte, per come funziona il nostro sistema politico, è impopolare. Molto meglio dire: ‘Non ti faccio pagare’». Da quando la società è stata messa in liquidazione, però, la musica è cambiata.

Allacci abusivi e reti comunali fatiscenti: il 40% dell’acqua viene sprecato

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Tra i Comuni che non pagano c’è anche Crotone.

Le giustificazioni di Soakro sono note. Secondo i dati comunicati a Sorical, fatta 100 la fornitura d’acqua erogata dalla partecipata regionale, il 40% circa si disperderebbe nelle fatiscenti reti comunali, per non parlare dei numerosi allacci abusivi.
Su quello che rimane, a causa della diffusa morosità, Soakro riuscirebbe a incassare solo una percentuale minima. «Sorical fornisce 100, e Soakro afferma di incassare solo il 20-25%», spiegano i liquidatori. Ma c’è un altro dato che fa riflettere. Il Comune di Crotone, che da solo vale il 65% di Soakro, la quale a sua volta vale il 20% del fatturato di Sorical, prima dell’avvento di Soakro era un buon pagatore. «Non era eccellente, ma pagava», raccontano i due liquidatori. «Prima dell’avvento di Soakro, Sorical da Crotone incassava almeno il 70-80%» dell’importo totale dovuto.

UNA SCHIERA DI CONSULENTI E PIÙ DI 100 DIPENDENTI.

Soakro ha più di 100 dipendenti, che da mesi non ricevono lo stipendio. «Sono molti più del necessario», afferma Quartararo, «e mi risulta che Soakro avesse anche tantissimi consulenti, che adesso dicono di aver eliminato».
Insomma, il buco nero di Soakro si sarebbe creato per tanti motivi, ma la morosità dei cittadini non sarebbe quello più rilevante. Giordano sul punto è netto: «Soakro dev’essere chiusa e messa in liquidazione». Di sicuro c’è che adesso la società, oberata dai debiti, non può pagare. Per questo, secondo Quartararo, «dovrebbero farlo direttamente i Comuni. Abbiamo chiesto ai sindaci di fare uno sforzo, di cominciare a pagare direttamente almeno i costi correnti della fornitura. Ma nessuno dei Comuni attualmente colpiti dalle riduzioni ha voluto accettare».

INTANTO IN REGIONE CALABRIA MANCA LA GIUNTA.

Se i tagli venissero sospesi per il periodo estivo, Sorical perderebbe «altri 4 milioni euro. Non ce lo possiamo più permettere», spiega ancora Quartararo.
A prendere in mano la situazione «dovrebbe essere la Regione Calabria», socio di maggioranza di Sorical. Ma a distanza di sette mesi dalle elezioni, la Giunta non è stata ancora completata.
Al momento sono stati nominati solo tre assessori. Nel frattempo l’estate è alle porte e mentre i cittadini, anche quelli che la bolletta dell’acqua l’hanno sempre pagata, restano a secco, le istituzioni locali si sono date appuntamento al 15 giugno, per l’ennesimo «tavolo tecnico». La probabilità che l’iniziativa si risolva, ed è davvero il caso di dirlo, in un proverbiale buco nell’acqua, sembra purtroppo elevata.

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Fonte: http://www.lettera43.it/cronaca/calabria-forniture-di-acqua-ridotte-ai-comuni-morosi…

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