LETTERA DI UN LUPO AL PROFESSOR BOITANI.

lupo cola
Gentile professor Boitani, ho udito nel vento le tue parole di guerra: “occorre uccidere i lupi: sono diventati troppi”. Il mio nome è Lupo Cola. Vivo in Aspromonte. Gli umani che abitano da queste parti mi chiamano, familiarmente, ‘zu Cola (zio Nicola).

Sai, loro hanno imparato a convivere con me, da secoli. Nelle sere d’inverno, nei paesi alti, sul limitare delle selve, raccontano ancora, su di me, fiabe al focolare. Forse non lo sai, ma un narratore originario di Careri, Francesco Perri, nel 1960 scrisse addirittura un romanzo su di noi: “Storia del Lupo Kola”. Fu mio nonno, Cola il Grande, a raccontare la sua vita a quello scrittore. Si, è vero, contadini e pastori, di tanto in tanto, uccidono i miei fratelli, con fucili, trappole, esche avvelenate.

Ma conosco anche altri contadini e pastori che pensano, invece, che la pecora, il vitello o la gallina che capitano tra le nostre fauci, siano un piccolo prezzo da pagare per i favori della natura. Ti ho sentito dire che noi lupi stiamo invadendo i territori degli uomini. E che se si vuol salvare il Lupo occorre ucciderne un po’ alla volta, con “abbattimenti selettivi”. Per organizzare i quali, tu ed i tuoi collaboratori sarete lautamente pagati.

Mi scuserai, ma mi sembra davvero strano che mille lupi siano considerati tanti in confronto a cinquanta milioni di italiani! E che dire dei tre milioni di cani vaganti incustoditi per l’Italia? Ogni anno centinaia di persone vengono aggredite e morse (qualcuna anche uccisa) da cani incustoditi. Tra questi, come risulta proprio da una tua ricerca del 1982, i cani rinselvatichiti (cioè tornati, come noi, selvatici, dopo essere stati persi o abbandonati dagli uomini) sono circa centomila. Vale a dire cento volte in più di noi. E ben più di noi sono colpevoli dei danni agli animali domestici.

Ma poi, dico, non fosti tu a scrivere un libro, nel 1986, che si intitolava “Dalla parte del lupo”? E non sei stato tu che dal 1972 in avanti hai riempito me ed i miei fratelli di radiocollari per studiare le nostre abitudini? E non hai fatto, forse, tanta carriera accademica proprio grazie a noi lupi? Io e i miei fratelli siamo preoccupati. Facendosi forti della tua parola di scienziato, molti uomini, soprattutto al Nord Italia, parlano nuovamente di “lotta ai nocivi” e lubrificano i loro fucili. In attesa di poterci sparare perfino in quei parchi che anche grazie a noi hanno fama in tutt’Europa.

Gentile professore, come sappiamo sin troppo bene entrambi, la cattiveria deliberata è una prerogativa esclusiva dell’umanità. Certo, anche noi lupi uccidiamo animali. Ma, come dicono i vostri biologi, gli animali predatori sono “assassini innocenti”: uccidono cioè, non per scelta, ma perché così pretende da loro la natura. Se a questo aggiungi che continuate a sterminare impunemente le nostre prede naturali e a distruggere i nostri habitat, allora la verità vien fuori da sola: non sono i lupi ad aver invaso i territori degli uomini, ma gli uomini ad essersi appropriati di quelli dei lupi. Ciò non di meno, a noi lupi non è mai venuto in mente di organizzare abbattimenti selettivi di uomini.
Con deferenza.
Di Francesco Bevilacqua.

Lupo Cola, Foresta di Ferraghena, Aspromonte.
Nelle foto: il capostipite dei lupi calabresi in cattività, dapprima all’Università della Calabria e poi al recinto faunistico del Cupone in Sila. Foto Francesco Bevilacqua.

Fonte: dalla pagina Facebook dell’autore

Ti potrebbero interessare:

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

Close