I RITI DELLA SETTIMANA SANTA IN CALABRIA

venerdì santo

La Calabria vanta un ricco apparato di riti tradizionali, ad alta valenza antropologica, che si svolgono durante la Settimana Santa. Per capire questi antichi e sentiti accadimenti consiglio il libro curato da Francesco Faeta e Antonello Ricci, che ha per titolo “Le forme della festa. La Settimana Santa in Calabria: studi e materiali”, edito da Squilibri nel 2007, con testi, foto e un CD che contiene suoni e canti delle feste. La prima parte del libro offre i risultati delle ricerche effettuate su dieci principali eventi che si svolgono durante la Settimana Santa in Calabria. I flagellanti di Verbicaro, la Giudaica di Laino Borgo, la processione delle catene a Cassano Ionio, la processione delle fronde a Savelli, la festa del Signore morto a Mesoraca, i Vattienti di Nocera Terinese, il dono dei dolci e delle palme e la “Pigghiata” a Settingiano l'”Affruntata” di Dasà, la Processione dei Pani di Stilo, il “Caracolo” di Caulonia. Nella seconda parte, il libro contiene anche un vero e proprio catalogo di 36 feste tradizionali della Settimana Santa in Calabria. Ecco in sintesi i fenomeni essenziali dei riti. Innanzitutto, la pratica del corpo mortificato dal dolore diviene, ad imitazione della Passione di Cristo, “merce di scambio” per ottenere protezione dalla divinità. I riti che avvicinano alla morte o che ne teatralizzano le sofferenze, lungi dal volerla evocare, sono forme di rappresentazione in chiave simbolica, che hanno la funzione di esorcizzarla, invece, proponendola in un ambiente protetto – che è quello del paese – dal quale tutta la gente uscirà rigenerata e confortata. Ma l’esaltazione della passione di Cristo è anche un tentativo di suggestionare e commuovere le folle, inculcando sentimenti oltre che di pietà anche di rassegnazione, favorendo il rispetto dell’ordine costituito rappresentato dal potere politico e da quello ecclesiastico. Anche se ciò poteva produrre, talvolta, effetti contrari, che si concretizzavano in vere e proprie feste campestri, nelle quali ci si sfogava contro ricchi e potenti. Lo spargimento del sangue è un antichissimo retaggio delle società contadine e pastorali. Esse, attraverso il rapporto con gli animali, usati anche come cibo, intrattenevano una relazione positiva con il sangue, la “linfa della vita”. Spargere sangue in modo controllato e rituale significa anche in questo caso esorcizzare la morte e propiziare la vita. L’utilizzo dei vegetali come addobbi per quadri processionali oppure affissi sulle porte delle case ed in altri luoghi, ha funzione apotropaica ossia di allontanamento degli influssi malefici. Non bisogna nemmeno dimenticare che la pratica dei germogli di grano fatti crescere al buio era tipica di pratiche rituali nell’antica Grecia in segno propiziatorio per la rinascita della vegetazione nel mito di Astarte ed Adone. Lo scambio di doni va inteso, invece, come rafforzamento dei vincoli della comunità, attenuazione di potenziali conflitti, realizzazione di potenziali solidarietà. Il pane è un alimento altamente simbolico: avere pane significava, in Calabria, avere potere, essere sciolti dalla povertà. Inoltre i pani scaturiscono dalla carne di Cristo e ne sono traccia simbolica. Dopo i digiuni penitenziali della quaresima (carestia artificialmente procurata), il pane rappresenta il ritorno alla normalità. Gli incanti per aggiudicarsi la gestione di alcuni momenti dei riti, ad esempio il trasporto delle statue durante le processione, va inteso come tentativo di affermazione sociale, prestigio, potere. Lo spargimento di suoni e rumori durante riti e processioni con l’uso degli strumenti musicali tradizionali durante le feste della Settimana Santa ha anch’esso un preciso significato antropologico. L’armamentario sonoro fatto di raganelle, nacchere, tamburi, traccole, tabelle, denominati “strumenti delle tenebre” da Claude Lévi Strauss, per i loro suoni bassi, legnosi, disorganici, iterativi, inquietanti, è finalizzato a creare una interdizione al suono squillante, argentino, ordinatorio delle campane fin tanto che ad essere annunciato è l’evento oscuro e sotterraneo della morte. Tutto questo ci riporta all’attualità di due concetti fondamentali: il rito come conservazione di identità in declino; l’idea della morte, ancora presente tra gli epigoni di quella che fu la civiltà contadina e pastorale della Calabria.

Di Francesco Bevilacqua

Dalla pagina Facebook dell’aurore

 

 

Nella foto la processione del Venerdì Santo in via Porta la Terra ad ORSOMARSO

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