Quando pioggia e freddo non consentivano il lavoro nei campi, le donne pettinavano, “cardavano” e filavano…

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La montagna, ogni primavera, si addobba e si profuma di ginestra. E il suo popolo, un tempo, sceglieva gli esemplari più forti per iniziarne la lunga lavorazione. Coperte, corde, vertule e abiti di vario genere: uomo e natura vivevano in simbiosi perfetta

 

Nella foto la gnura Ntonia al suo telaio. Foto di Leo Criaco

Tra aprile e giugno i fiori della ginestra colorano di un giallo dorato le pendici delle nostre montagne e impregnano l’aria circostante di un profumo intenso e piacevole. La ginestra (nome locale: jinestrara) è una pianta tessile, diffusa principalmente nelle regioni meridionali della nostra penisola. Mentre tutte le altre piante tessili (lino, canapa, juta, cotone), da tempi lontani, vengono coltivate, la ginestra cresce spontanea dalla fascia collinare a quella montana (dai 200 ai 1500 metri s.l.m.).

IN NATURA ESISTONO numerose specie di ginestra, le più diffuse in Aspromonte sono: la g. ghiandolosa calabrese, la g. dei carbonai, e la g. di spagna. Quest’ultima specie, fino a pochi decenni, fa veniva utilizzata dalle popolazioni aspromontane per estrarre una fibra che una volta filata e tessuta diventava: coperte, biancheria, e abiti e gli antichi romani confezionavano le vele delle navi con tessuti di lino e di ginestra. La ginestra di spagna o ginestra odorosa (Spartium junceum) è un arbusto alto 1-2 metri (in alcune località del nostro massiccio montano, si trovano esemplari alti fino a 5-6 metri), provvisto di foglie piccolissime (1-3cm) che durante la fioritura sono soggette alla cascola. I fiori, disposti a grappolo, all’estremità dei ramoscelli, sono di colore giallo-oro e molto profumati, i frutti (baccelli) assomigliano a dei piccoli piselli. È una pianta molto rustica, cresce bene nei terreni profondi ed aridi fino a 900 metri di altitudine, sulle pendici ghiaiose, negli ambienti scoscesi e sui pianori.

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 Citiso Trifloro. Foto di Leo Criaco

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 Ginestra dei Carbonai. Foto di Leo Criaco

 

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 Ginestra di Spagna (un particolare). Foto di Leo Criaco

IL PROCEDIMENTO PER ESTRARRE la fibra tessile da questa preziosa pianta era lungo e faticoso, e iniziava nel mese di luglio (quando i baccelli erano già formati) con il taglio e la cimatura dei teneri rami e con la formazione di piccoli fasci lunghi circa un metro con diametro di 15-30 cm: la ginestra era così pronta per una breve ebollizione (come recipiente si utilizzava la cardara) al termine della quale i fasci venivano immersi, per 7-8 giorni, nelle acque correnti delle fiumare per la macerazione. Questo procedimento aveva lo scopo di separare le fibre dalla corteccia e dai tessuti interni con il disfacimento delle sostanze cementanti (pectine). A macerazione conclusa si slegavano i fasci, e i rami uno ad uno venivano strofinati con la sabbia per togliere la corteccia. Si proseguiva con una energica e ripetuta sciacquatura e “pestatura” dei rami. Questa ultima operazione veniva effettuata con un bastone simile ad una mazza da baseball, ed aveva lo scopo di separare le fibre dai tessuti interni. La fibra così ottenuta veniva lavata, asciugata e trasportata nelle abitazioni.

 

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Nelle foto in alto i filati e gli strumenti utilizzati per la lavorazione della ginestra. Foto di Leo Criaco

NEI MESI AUTUNNALI ed invernali, quando pioggia e freddo non consentivano il lavoro nei campi, le donne pettinavano, “cardavano” e filavano le fibre con l’ausilio di appositi “pettini”, del fuso e della rocca, alla fine si otteneva un filato di diversa grossezza. Con il filo più sottile venivano realizzati tessuti per lenzuola, camice e biancheria intima. I filati grossi, al telaio, diventavano tessuti per coperte, corde e bertule (la bisaccia aspromontana). Per colorare i tessuti, i filati venivano trattati con prodotti naturali; il colore ruggine si otteneva dalla radice dell’erica, il giallo dal mallo delle noci, il blu dalle foglie del clasto (pianta erbacea), il colore scuro dalla parte interna della corteccia della quercia, ecc. Dai rami oltre alla fibra tessile, si ricavavano degli ottimi legacci e scope. Dalla ginestra dei carbonai si estrae la sparteina (alcaloide), usata in medicina nella terapia delle aritmie cardiache e come induttore del parto. In questi ultimi anni a causa degli incendi, il numero delle ginestre è diminuito drasticamente con gravi danni alla stabilità del suolo.

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Nelle foto in alto i filati di ginestra della gnura ‘Ntona. Foto di Leo Criaco

 

 

Fonte: http://www.inaspromonte.it/montagna-vestita-ginestra/

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