ORSOMARSO ed il suo dialetto: ARRASSARE, RUMMULARE…

ORSOMARSO – Vicolo

Vocaboli del nostro dialetto che derivano dal greco

AIMO

(Azzimo; non fermentato, non lievitato)

Da άζιμος (azimos).

Detto del pane piatto, schiacciato, quello che non si è sollevato nella cottura, appunto perché non fermentato a dovere.

A Sant’Arcangelo questa parola (come, del resto, molte altre che cominciano per vocale) si pronuncia con una forte aspirazione iniziale, quasi fosse preceduto da una gutturale “g” appena pronunciata.

Con la forma diminutiva è indicato un tipo di biscotto rustico caratterizzato, oltre che dalla mancanza di lievito, da un condimento fatto di polvere di peperoni rossi (la paprica, abbondantemente usata in queste zone, soprattutto a Senise) e di sale preferibilmente non in polvere mai in acini grossi. Una volta questo tipo di biscotto era il cibo dei poveri nei celebri “ventunora” santarcangiolesi (9).

9 Sul “Ventunora” si può leggere il cap. I del libro di N. SANSANELLI “Ventunora a Santarcangelo”, Napoli, 1966.

ARRAPPATO

( Rugoso)

Il Racioppi fa derivare questa parola dal verbo greco rapto che vuol dire “cucire, rattoppare”. Forse “perché ogni rattoppatura fa rughe?”.

Questa parola è usata, a Sant’Arcangelo (ma anche ad Orsomarso), soprattutto in due casi: per indicare la pelle rugosa dei vecchi (facci ‘arrappata) e per indicare le fave lesse (fave arrappate).

Questo cibo, ancora abbastanza diffuso, era comune, nei tempi passati, in tutte le case del paese. Durante l’inverno bolliva sempre, al fuoco del camino, una grossa pignatta piena di fave che venivano mangiate, per lo più di sera, con il solo condimento di un po’ di sale, in mano, senza il lusso della tavola e del piatto.

ARRASSARE, ARRASSATI

(Mettere da parte; allontanare)

Da arasso che, di per sé, vuol dire “battere, colpire” e, quindi, disprezzare, mettere da parte. Il Racioppi e il Mele citano un verbo arasso che, tuttavia, non si trova registrato né nei dizionari di greco antico né in quelli di greco moderno.

Si potrebbe pensare anche a una derivazione dal verbo ἀλλάσσω (allásso) che, fra gli altri significati, ha pure quello di “abbandonare”. In questo caso si avrebbe, nella pronuncia, il mutamento, abbastanza comune non solo nel greco ma in tutte le lingue indoeuropee, della liquida l con la liquida r; da “allasso”, dunque, si avrebbe “arrasso”.

Il Mele ricorda una bella strofe cantata, nell’Ottocento, a Pizzo Calabro:

Quandu acqua santa jati mu pigghiati,

luci la fonti comu bella siti

A chiju cantu chi vi ndinocchiati,

di oru vi la jettu ‘na catina;

di poi si arza la missa e vi ndijati

lu populu si arrassa e vui nesciti (8).

8 S. MELE, Op. cit., pg. 7. (Quando andate per prendere l’acqua santa s’illumina la fonte tanto siete bella. – A quell’angolo ove vi inginocchiate, – vi getto una catena d’oro; – poi finisce la messa e ve ne andate – la gente si discosta e voi uscite).

ARRUMMULARE, RUMMULU, RUMMULARE

(Rotoloni, o, anche, fare una cosa in fretta e senza impegno.)

Da (rumbos) trottola; movimento rapido e circolare.

Si noti l’assimilazione del suono “b” al suono “m”.

Tutto il materiale che trovate in questa “categoria” è frutto del lavoro e dell’intelligenza di don Luigi Branco, un prete di Sant’Arcangelo di Lucania.

Io mi sono limitato a prendere quanto serve a spiegare l’origine greca di alcuni vocaboli del dialetto orsomarsese.

 A don Luigi ed ai giovani che l’aiutano nel suo lavoro tutta la mia gratitudine.

 Nota: le parole greche sono scritte in caratteri latini.

(Continua)

Foto di Lissy Schmidt – ORSOMARSO – Vicolo

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