GENNAIO – I proverbi del mese

Campulungo

«Di gennaio e febbraio metti il tabarro; di marzo ogni matto vada scalzo; d’aprile non ti scoprire; di maggio vai adagio; di giugno levati il cuticugno e se non ti pare tornalo a infilare; di luglio vai ignudo» ammonisce un proverbio al quale fa eco un altro: «Nei mesi errati non seder sui prati». Anche troppo prudente poiché il primo mese con la erre è addirittura settembre e l’ultimo è aprile! Gennaio tuttavia erre non ne ha, obietterà qualche lettore. È vero per quanto riguarda la nostra lingua, ma il proverbio è la traduzione letterale di uno latino dove lanuarius ha la erre.

Un mese freddo dunque; con un periodo addirittura gelido. Quale? Le opinioni divergono, così come il freddo colpisce in giorni diversi secondo gli anni. «Sant’Antonio, la gran freddura; San Lorenzo, la gran calura; l’una e l’altra poco dura» sentenzia un proverbio presupponendo che si sappia che il primo santo è festeggiato il 17 gennaio e il secondo il 10 agosto. Dopo l’eremita egiziano il freddo dovrebbe lentamente scemare perché si dice: «II barbato, il frecciato, il mitrato, il freddo se n’è andato». Il barbato è sant’Antonio; il frecciato san Sebastiano, festeggiato il 20, che nell’iconografia è trafitto dalle frecce sebbene così non sia morto; mentre il mitrato è san Biagio che, ricordato il 3 febbraio, ha sul capo la mitra vescovile.

Ma un altro proverbio sostiene che «A San Vincenzo» che cade il 28 gennaio «l’inverno mette i denti».

Per i contadini gennaio è caratterizzato dalla stasi vegetale sicché offre poco o niente, nemmeno il sole che è freddo e spesso velato; «gennaio avaro» dicono a questo proposito. Non resta che riposarsi. I romagnoli ricordano infatti: «D’ znèr la né fa de’ sfèrz, mò int la stala u s’zóga a ‘l chért», in gennaio la neve ostenta sfarzo, ma nella stalla si “gioca a carte.

In ogni modo il maltempo è manna per il futuro raccolto perché «Se nevica in gennaio si riempie il granaio», cui fa eco: «Guardati da un buon gennaio che ti farà piangere febbraio». Per il grano invece conviene un tempo buono, pur rigido, perché «Gennaio all’asciutto, grano dappertutto».

Nonostante la stagione qualche lavoro nei campi si deve pur fare perché «Chi vuole un bell’agliaio, sia piantato nel mese di gennaio». E guai a ritardare perché per ogni mese che passa, peggiora l’aglio: «Gennaio agliaio, febbraiolo agliolo, maggio agliaccio».

È anche il mese più adatto per potare le viti soprattutto a luna calante; ed è consigliabile non rinviare la potatura perché «Luna dei grappoli a gennaio, luna dei racimoli a febbraio».

Ora le galline, dopo la sosta dovuta al cambio del piumaggio, ricominciano a fare uova. «Per l’anno nuovo tutte le galline fanno l’uovo» si dice, oppure più sinteticamente: «Gennaio ovaio».

Gennaio è anche il mese che porta via tutte le feste, come ricorda il proverbio: «Epifania tutte le feste porta via; le mette in una cassa, le libera solo per Pasqua; ne libera qualcuna, San Giuseppe e la Madonna». La Madonna è la festa dell’Annunciazione, al 25 marzo, che una volta in certe città era di precetto.

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Da  “LUNARIO”, di Alfredo Cattabiani – Oscar Mondadori

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Ad Orsomarso, nel tempo contadino, si era soliti ripetere questi proverbi in gennaio:

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–  Jinnaru chiusu

cu nun tena nenti spia du pirtusu.

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Jinnaro siccu 

u massaro ricco,

ma nun tanto siccagno

ca si no si ‘ncagna.

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Si boi jinji u vuttaru

zappa e puta ‘nta jinnaru.

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Jinnaru arrustir’i vicchi allu fucularu

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Cu lassa pane e cappa mali guai ‘ncappa

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Pi santo Vastiano statti cu i ciciri mmano.

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Jennaru gelatu: addiu siminatu

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Jennaru: minzu ruciu e minzu amaru

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Cu chianta l’agghju ‘nta jinnaru

ni cogghja ‘na cista e nu panaru

 

COSECUSEDDE

Fora malizia

Vagu a l’urtu

ci trovu n’ummunu murtu

ni sbracu i cavizuni

e nu jessiri u pistigghiunu

(A spica ru migghiu)

Fora malizia

Quattro cosse ‘nta nu litto

‘na manu ‘nculo e ‘nata ‘mpitto

e nu pizzu ri carna crura

trasa e jessa ra ‘ntu pirtusu.

(‘Na mamma c’allattiri u piccininno)

Filastrocca

Pasta, ciciri e cucuzziddu

j’è murtu Francischiddu.

Purtamulu u campusantu

jamuninni tutti quanti.

U campusantu j’è chjinu

u purtamu alla Mulina.

Alla Mulina ci su i cinghiali

e purtamulu a Gaccali.

A Gaccali nun ci sta u Re

e purtamulu a mast’Andrè.

Mast’Andrè tena ‘nu puzzu

ciu jittamu comi ‘na cucuzza.

‘Nfunnu u puzzu si fa male

u purtamu allu spitale.

U spitale ni pigghini a risa

quannu j’è notti moriri accisu.

 

CREDENZE POPOLARI

Sedersi a tavola in tredici porta male, perché uno tra questi potrebbe morire.

Fare gli auguri prima del compleanno porta male.

Porta male posare il cappello sul letto.

Se le forbici cadono a terra, prima di raccoglierle, bisogna posarvi il piede sopra, per annullare il cattivo presagio

 

 

Foto: ORSOMARSOCampulungu

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