VAVULECE, VOMMACO, ZIMMARO, ZINNE, ZINZULU
Vocaboli del nostro dialetto che derivano dal greco
Turzare
Sbattere, urtare
Potrebbe derivare dal verbo truzo emettere un suono cupo.
Vammácia
Ovatta di cotone.
Da bombix – vommix, filugello, baco da seta, seta, o, più probabilmente, da una forma bizantina bambáchion.
Nei secoli passati, e fino a qualche decennio fa, Sant’Arcangelo era noto per una pregiata qualità di cotone. Ecco cosa scriveva, in proposito, alla fine del sec. XVIII, G. Antonini: S. Arcangelo; paese numeroso di gente, e ricco, non solamente perché i suoi terreni feracissimi danno motivo a’ paesani, gente industriosa, di farvi copiose semine, ma più per la gran quantità di Bombagia, che vi si raccoglie, la quale è fra le migliori della Regione…
Vasilicóije
Basilico.
Da basilicòn quasi “erba da re”. La parola è anche della lingua italiana.
Vavulece
Chiocciola.
Da búbalos, bufalo, più un suffisso diminutivo, quasi per dire “piccolo bufalo”.
Il nome è certamente di origine scherzosa in riferimento alle corna della chiocciola.
Vómmaco
Il calabrone.
Da bómbix, baco da seta, perché forma, intorno al buco in cui si infila, una specie di rivestitura morbida come di seta.
Zimmaro
Il caprone, il becco.
Da chimaros. Da notare che, a volte, la consonante X dinanzi a vocale si muta in z.
Zinne
Piccolo.
Dalla parola tinnòs.
Il vocabolo è usato sia come aggettivo (es. ‘na cosa zinna = una cosa piccola) sia come nome sostantivo (es. ‘u zinnariello = il piccolino).
Questa è una canzonetta che, nei tempi passati, si cantava a Sant’Arcangelo durante il carnevale:
I’ aggi venuto pi’ ti parlà chiare,
si tu mi daj ‘a figghite pi’ sposa…
La manma dice ca non tene panne,
l’attane dice ca jè troppe zinna;
risponne iella pi’ l’uocchi tiranne:
garofele d’ammore, siaminninne.
Zínzulu
Straccio.
Dal termine greco, non usato nell’antichità classica, zánzalon. Da zínzulu è derivato l’aggettivo “zinzulúsu zínzulósa, zinzularo”. Le persone di una certa età ricordano certamente, a Sant’Arcangelo, la strofetta scherzosa che, una volta, tutti i bambini del paese cantavano all’inizio della quaresima:
Quaremma zinzulosa
non ci scì pi’ ‘nanz’a porte,
ca vene Pascarella
e ti rupp’a capicella.
Il vocabolo è usato anche nel proverbio:
“i zínzuli si lavano ‘nda casa”,
cioè “gli stracci, i panni sporchi, si lavano in casa”.
E questa è una strofe della più volte citata poesia di V. Padula: La notte di Natale (109):
Niuru comu ‘na mappina
‘u ciel’era e spernuzzati
cumu zinzuli ‘e cucina,
jianu’i nuvi spaventati
e lu scuru a fella a fella
si facia cu’ li curtella.
Tutto il materiale che trovate in questa “categoria” è frutto del lavoro e dell’intelligenza di don Luigi Branco, un prete di Sant’Arcangelo di Lucania.
Io mi sono limitato a prendere ed integrare quanto serve a spiegare l’origine greca di alcuni vocaboli del dialetto orsomarsese.
A don Luigi ed ai giovani che l’aiutano nel suo lavoro tutta la mia gratitudine.
Nota: le parole greche sono scritte in caratteri latini.