FIUMI

 

A Napoli non ci sono fiumi. Studiati a scuola erano un filamento azzurro su una carta geografica.
Mi affascinavano quelli scritti da Ungaretti, incisi come rughe sulla faccia.
Il mio primo l’ho incontrato a Roma, imparando la città intorno ai suoi ponti, per bisogno di un’acqua di riferimento.
L’ultimo l’ho incontrato a Budapest, da poco. L’avevo visto a Belgrado nel ‘99, il Danubio. Avvelenato da scarichi di impianti squarciati dai bombardamenti, sulla sua sponda un ostinato pescatore in pensione appoggiava la canna sulla superficie, ma pure i pesci stavano rintanati nei loro ricoveri.
Sulla sua riva ho ascoltato i rumori più assordanti, interrotti da intervalli di silenzio che scorrevano al ritmo di corrente, rissa sonora tra la guerra e il suo contrario.
Il poeta ungherese Attila Jozsef, seduto su una sua sponda, scrisse delle sue onde che abbracciano il passato, il presente, il futuro.
Il corso del fiume, che non torna indietro, ha offerto una immagine alla forma del tempo, che non  è circolare come pretendono gli orologi. Il tempo ha una pendenza, un decorso, una foce.
Sul bordo del Danubio ho visto il Memoriale delle Scarpe, ricordo di quelle lasciate dai due che venivano legati insieme e poi gettati al fiume, uno dei due sparato. Era il novembre del ‘44, la strage toccava agli ultimi Ebrei d’Europa, gli Ungheresi. Su una targa di ferro è scritto in lettere
ebraiche:” Sia il loro ricordo di benedizione”.

A Buenos Aires ho visto il Rio de la Plata nel quale hanno buttato dagli aerei i corpi a migliaia di una gioventù dichiarata scomparsa. Una lunga muraglia di marmo riporta solo una piccola parte dei loro nomi. L’America Latina ha fiumi immensi e tragici.
Nei quarant’anni ho frequentato la Neretva a Mostar. La città non aveva più ponti e la corrente del fiume, brusca e scontrosa urtava i blocchi e le pietre crollate nel suo letto. Giuliano Fachiri faceva per tutti noi autisti
il caffè con l’acqua della Neretva.
I libri mi hanno portato lungo la Senna e mi hanno offerto una cittadinanza. Sulla riva di sinistra, cinquant’anni fa, i miei coetanei toglievano le pietre dalle strade e appariva la terra riscoperta.
Vengo da Napoli, città che non ha fiumi. Quelli che ho attraversato si sono mescolati alla mia vita e ora scorrono lungo queste righe.

 

Erri De Luca

Fonte: http://fondazionerrideluca.com/web/fiumi/

ORSOMARSO – Fiume Argentino

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