Un libro per amico – LE CHIESE BASILIANE DELLA CALABRIA

Paolo Orsi e Umberto Zanotti Bianco

 

Ad investigare, se anche nella Calabria attuale fosse fiorita un’arte bizantina ed in quali forme si fosse esplicata, fino ad un ventennio addietro nessuno aveva mai volta l’opera. Della regione calabro-lucana noi conosciamo in qualche guisa la storia politica e religiosa durante la lunga signoria bizantina, che va dagli inizi del VI secolo al 1060 circa, ma pressoché nulla conoscevamo dell’arte e delle industrie artistiche di questo mezzo millennio. La grandezza veramente fulgida di cedeste regioni nei secoli gloriosi della storia e della civiltà greca aveva oscurato, non solo il periodo protostorico che li precede, ma anche quello romano e più che mai il bizantino; del quale, se mai e soprattutto, si studiarono le pie leggende dei santi anacoreti ed il fenomeno religioso, culturale e politico del basilianismo.

La regione calabro-lucana per cinque secoli intensamente greca lungo la costa, fu conquistata alla lingua ed alla civiltà greca anche nelle parti interne tenute da quei Lucani e Brettii, che determinarono la caduta delle potenti città elleniche della costa. I Romani lasciarono in molti luoghi tracce sontuose, ma il processo di latinizzazione del paese da essi iniziato ebbe più che mai impulso dal cristianesimo e dalla chiesa di Roma, processo che improvvisamente si tronca colla conquista bizantina e col dissidio religioso tra Oriente e Occidente in quanto Bisanzio tende ad imporre, qui come in Sicilia, una chiesa nazionale greca.

Il non ancora spento ellenismo, continuato soprattutto nella lingua di molte zone campestri e montane, viene rinfocolato sebbene in forme e concezioni profondamente diverse dalle classiche, ad esempio dei funzionari, del clero, e soprattutto del monachesimo basiliano, che dal VI secolo dilaga dall’Oriente e più tardi dalla Sicilia su tutto il Mezzogiorno d’Italia, esercitando una profonda azione religiosa ed anche culturale durata per secoli.

La Calabria tornò greca per una seconda volta ma fu una pallida ombra di quello che fu il Brutium classico; al fasto greco, alle sue grandiose manifestazioni artistiche subentra la miseria bizantina, che il governo di Bisanzio non fece che sfruttare e dissanguare il già impoverito paese. E scarse  quanto mai sono le manifestazioni archeologiche ed artistiche di una signoria durata ben cinque secoli. Altrimenti in Sicilia dove dello sfarzo orientale sono testimoni le numerose oreficerie, affermanti forse anche un’arte regionale e le migliaia e migliaia di soldi d’oro bizantini, per lo più finiti nei crogiuoli, e derivati da tesoretti così copiosi che è vano il numerarli; infine le necropoli, i cimiteri, le chiesette rupestri od in fabbrica, a cupole ed a trifoglio, di cui la regione è cosparsa, sebbene anche là solo in piccola parte studiate. Infine il rifulgere di un’arte così impregnata di bizantinismo, qual è quella che rinasce sotto i Normanni ed attesta di una non interrotta tradizione.

Nulla, o quasi, di tutto ciò in Calabria. Terra povera e dissanguata, di importanza secondaria in confronto alla Sicilia, e pur necessario ponte di passaggio ad essa, ambita da Arabi e Longobardi, debolmente tenuta e protetta dai Bizantini, esposta quindi alle aggressioni di tutti, questa povera regione, torturata per giunta dai terremoti, ben poco ci ha tramandato dell’arte genuinamente bizantina, che non trovò modo di svolgersi, come in Oriente, in forme sontuose ed imponenti. Il basilianismo fu forse runico faro che per secoli tenne accesa la fede e la fiaccola dell’arte non che della cultura.

Paolo Orsi

Eppure la Calabria, terra vergine ed ancora sotto tanti aspetti inesplorata, io penso racchiuda ignorati documenti storici, monumentali ed artistici della bizantinità, ai quali nessuno mai rivolse il pensiero e le cure. Se a me archeologo classico soprattutto, è venuto fatto, in meno di un ventennio, non dico di scoprire (che tutti le avevano vedute, ma nessuno aveva posto mente al loro significato) ma di mettere m/valore la mezza dozzina di chiese basiliano-normanne che qui si pubblica, e le poche genuinamente bizantine, come il battistero di S. Severina e quel gioiello della Cattolica di Stilo, incastonato sulle brulle pendici del monte Consolino, se a me fu dato, pur dedicandovi la parte minore della mia attività scientifica, di far rifulgere tanti piccoli spenti fari, mi domando quant’altro ancora potrà darci questa nobile terra, se al periodo dell’alto medioevo si daranno nuove ed intensificate ricerche. Attorno alla fulgida gemma della Cattolica io ho intrecciato un degno serto di altri cospicui monumenti chiesastici diruti e abbandonati, che il Governo ha il preciso dovere di redimere e tutelare.

Ho la speranza anzi la fede sicura che altri monumenti del basilianismo si ascondano nelle forre dei bei monti calabresi, dove il basilianismo aveva messo radici così vaste, tenaci e profonde.

Converrà soprattutto volger l’occhio alle laure trogloditiche, che forse ci riveleranno documenti della genuina pittura bizantina. E la scoperta della cosiddetta Chiesa sotterranea presso Paola, avvenuta dopo che io ho lasciato ad altre provvide mani il governo della Calabria, è già una buona prova del mio asserto. Converrà ricercare le necropoli delle tre grandi fortezze della regione, Rossano, Croton e Gerace; converrà intensificare la ricerca topografica di quelle zone dove le agiografie e le pie leggende segnano più intensi focolari di vita basiliana.

Gli è per questo che si è voluto da Umberto Zanotti-Bianco, non mai abbastanza encomiato amico e benefattore della Calabria terra, che si ristampassero con altre pagine inedite queste mie vecchie monografie apparse nel «Bollettino d’arte del Ministero della Pubblica Istruzione», e divenute irreperibili rarità bibliografiche.

Penso che la loro diffusione, sovrattutto in Calabria, gioverà ad aumentare la passione e la fiaccola della storia e dell’arte. Che io appartengo ormai alla generazione che tramonta. Ho la coscienza di aver compiuto in un ventennio il dover mio con passione ed amore ad una regione che mi ha dato soddisfazioni spirituali e scientifiche indimenticabili fin ch’io viva. Possa la nuova generazione degli archeologi e studiosi dell’arte, coi più abbondanti mezzi di cui dispone, continuare la modesta opera mia e cogliere nuovi allori, che non le possono mancare.

 

Dalla Prefazione di Paolo Orsi

  • Copertina rigida: 252 pagine
  • Editore: Meridiana Libri (15 gennaio 1997)
  • Collana: Meridiana Libri. Scenari
  • Prezzo: 19 euro
  • ISBN-10: 8886175361
  • ISBN-13: 978-8886175364

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