L’eparchia di Lungro, fedele al tradizionale rito greco- bizantino, compie 100 anni

L’eparchia di Lungro degli Italo-Albanesi (in latino: Eparchia Lungrensis) è una sede della chiesa bizantina cattolica in Italia di rito orientale, immediatamente soggetta alla Santa Sede e appartenente alla regione ecclesiastica Calabria. Nel 2016 contava 32.800 battezzati su 32.900 abitanti. È retta dall’eparca Donato Oliverio.

Territorio

L’eparchia di Lungro degli Albanesi dell’Italia continentale comprende le comunità italo-albanesi rimaste fedeli al tradizionale rito religioso bizantino-greco, sparse in 4 regioni dell’Italia continentale e 5 province (Cosenza, Potenza, Bari, Lecce, Pescara), per un totale di 26 comunità con 30 parrocchie:

venticinque in comuni della provincia di Cosenza (Acquaformosa, Castroregio, Castrovillari, Civita, Corigliano Calabro, Cosenza, Falconara Albanese, Firmo, Frascineto, Lungro, Plataci, San Basile, San Benedetto Ullano, San Cosmo Albanese, San Demetrio Corone, San Giorgio Albanese, Santa Sofia d’Epiro, Vaccarizzo Albanese);

due in comuni della provincia di Potenza (San Costantino Albanese, San Paolo Albanese);

una in un comune della provincia di Pescara (Villa Badessa, frazione di Rosciano);

una nel comune di Lecce (parrocchia di San Nicolò di Mira);

una nel comune di Bari (parrocchia di San Giovanni Crisostomo).

Sede eparchiale è la città di Lungro, dove si trova la cattedrale di San Nicola di Mira.

Il territorio dell’eparchia più lontano da Lungro è Villa Badessa (PE)[1]. I comuni albanesi che praticano il rito bizantino sono perfettamente integrate in un rapporto interculturale con i vari contesti territoriali delle diocesi di rito latino.

Eparca_Donato_Oliverio

A Cosenza funziona il seminario eparchiale Italo-Albanese, già seminario minore a San Basile. Rilevanti gli storici contatti culturali e religiosi con l’altro seminario eparchiale di Piana degli Albanesi. Per il liceo-ginnasio gli alunni sono accolti al seminario Benedetto XV di Grottaferrata e, per completare gli studi universitari, nel Pontificio collegio greco-bizantino di Roma.

Nel territorio eparchiale sono presenti ordini religiosi di rito orientale: la congregazione delle suore basiliane figlie di Santa Macrina e i monaci basiliani.

La celebrazione liturgica avviene in lingua albanese (gia utilizzata, ma ufficialmente adottata dal 1968) e in greco antico (secondo la pratica tradizionale delle chiese orientali).

Storia

«I fedeli albanesi di rito bizantino-greco, che abitavano l’Epiro e l’Albania, fuggiti a più riprese dalla dominazione dei turchi, […] accolti con generosa liberalità […] nelle terre della Calabria e della Sicilia, conservando, come del resto era giusto, i costumi e le tradizioni del popolo avio, in modo particolare i riti della loro Chiesa, insieme a tutte le leggi e consuetudini che essi avevano ricevute dai loro padri ed avevano con somma cura ed amore conservate per lungo corso di secoli. Questo modo di vivere dei profughi albanesi fu ben volentieri approvato e permesso dall’autorità pontificia, di modo che essi, al di là del proprio ciel, quasi ritrovarono la loro patria in suolo italiano […].»

Chiesa di rito greco-bizantino – San Giovanni Battista – ad Acquaformosa (Cs

(Costituzione Apostolica “Catholici fideles”, con la quale il 13 febbraio 1919 Papa Benedetto XV istituiva l’Eparchia di Lungro per gli albanesi dell’Italia continentale[2].)

Con la prima diaspora albanese nel XV secolo, gli albanesi in Italia preservarono il proprio patrimonio etnico, linguistico, culturale e spirituale orientale. Le comunità albanesi, a causa della loro professione di fede, ebbero progressivamente conflitti e rapporti ostici con i latini, che diffidavano delle comunità albanofone. Nel primo periodo gli albanesi d’Italia, inoltre, dipendevano ancora dal Patriarcato di Ocrida e dal metropolita ortodosso. Successivamente al Concilio di Trento (1563), che determinò l’entrata delle comunità arbëreshe nelle giurisdizioni latine, i rapporti andarono inasprendosi, e non pochi furono i contrasti e le incomprensioni con i vescovi latini dell’epoca che cercarono di “latinizzare” in ogni modo la fede degli albanesi d’Italia. Di lì a poco avrebbero perso definitivamente il rito greco a favore di quello latino molte comunità albanesi.

Nel XVIII secolo si poneva prepotentemente il problema della preparazione culturale, teologica e pastorale dei sacerdoti italo-albanesi. Dal 10 giugno 1732, con la bolla Superna Dispositione di papa Clemente XII, era possibile avere propri vescovi per la funzione di ordinare i sacerdoti di rito greco-bizantino per le comunità albanesi di Calabria e Sicilia.

Solo agli inizi del XIX secolo la Santa Sede rivolse una maggiore attenzione alla situazione dei fedeli albanesi di rito bizantino in Italia, da più di quattro secoli strettamente legati al rito degli orientali ortodossi, per le continue richieste da essi avanzate nella nomina di un vescovo proprio di rito greco in Calabria e in Sicilia con pieni poteri territoriali.

L’eparchia di Lungro degli Albanesi dell’Italia continentale è stata eretta il 13 febbraio 1919 con la bolla Catholici fideles di papa Benedetto XV. Il riconoscimento costituì il primo passo per una analoga soluzione per gli albanesi di Sicilia, che ebbero poco dopo, per varie cause realizzata più tardi, l’eparchia per i fedeli insulari. Esse segnarono per gli albanesi d’Italia una tappa importante per una ripresa oltre che rituale anche delle tradizioni albanesi. In precedenza gli italo-albanesi di rito bizantino erano soggetti all’ordinario di rito latino e dal 10 giugno 1732 le ordinazioni sacerdotali erano celebrate da un vescovo titolare appositamente nominato secondo la bolla Superna dispositione di papa Clemente XII.

Fonte: https://it.wikipedia.org/wiki/Eparchia_di_Lungro

Foto RETE

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