Nel mese di maggio



Dal mio giardino si vedono così e non si possono spiegare
l’accordo dell’azzurro rarefatto e quello del verde 
che sale e si fa spazio in certe mattine di maggio
quando il calore viene sulle braccia scoperte
e tocca il tendine d’azzurro e il tendine di verde
che credevamo spenti, nella nostra testa di oggi,
tanti anni fa. In mattine così, la terra si piega
e si anima in cose inanimate come i sassi
nel brulichìo nascosto dalle foglie, nel nostro
essere muti e felici di non avere un nome.

Forse daremo un nome a questa luce sugli occhi,
alla rondine scolpita dall’aria mentre passa,
all’ombra durata un battito sulle nostre mani;
forse saremo infanzia e chiuderemo il pericolo
nel nome del pericolo e allontaneremo le nostre spalle
dalla città abbagliata e splenderanno amate dal caso 
e dal vento le nostre impronte quando qualcuno
chiuderà il cancello dietro a noi, e ci guarderà partire.

Pierluigi Cappello

ORSOMARSO – Castello

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