Mentre la scuola affondava qualcuno si arricchiva

Mentre Gelmini e Tremonti annunciavano e portavano avanti “la cura da cavallo”, che è costata alla scuola statale 120.000 posti di lavoro tra docenti e Ata; mentre l’immeritevole Gelmini conduceva la sua guerra santa per il merito e la valutazione, sfiancando la scuola con progetti da claque di Maria De Filippi quale “Valorizza”; mentre si aumentava di un punto percentuale il parametro alunni/docente, con relative classi pollaio, totale spregio della sicurezza e del diritto all’apprendimento; mentre il Ministero portava la propria insolvenza nei confronti degli istituti scolastici ad 1.5 mld, residui attivi che non verranno mai rifusi; mentre tutto ciò accadeva, Ilaria Sbressa (moglie di Ambrogetti, Direttore delle relazioni istituzionali di Mediaset e Presidente dell’Associazione per il Digitale Terrestre), riceveva dal Miur 730mila euro per realizzare le “Pillole del Sapere” (19 imbarazzanti minifilmati “educativi ” di 3 minuti – costo di realizzazione 1000 euro cadauno – prodotti con materiale scaricato da Internet); e 5 milioni tra agevolazioni e contributi di fondi misti europei ed italiani per formare nuovi manager in Italia. Complice anche Massimo Zennaro, l’indimenticabile teorico del neutrino Gran Sasso-Ginevra. In epoca di spending review, ci volevano Report e un corvo al ministero (autore di un dossier inviato al «Fatto Quotidiano», ora in possesso della magistratura, che getta nuove ombre su “crimini e misfatti ” del Miur) per fare luce su caste, sistemi di protezione, privilegi, manovre, e soprattutto sullo spreco intollerabile e colpevole di fondi sottratti alla scuola e alla ricerca? Chi ha avuto, dal dicembre 2011, la responsabilità di valutare capitoli di spesa ed appalti concessi, di verificare che tutto fosse coerente con criteri di efficacia ed economicità? Gli stessi che hanno continuato ad imporre straordinari sacrifici alla scuola pubblica? Incalzato dal giornalista di Report, domenica sera, Giovanni Biondi – uomo per tutte le stagioni – ha definito le Pillole «supporti alla didattica multimediale». L’attuale capo dipartimento per la Programmazione e gestione delle risorse umane, finanziarie e strumentali del Miur, investito formalmente nel marzo 2009 da Gelmini, era stato fino a quel momento Direttore dell’Ansas (Ente strumentale del ministero, che aveva inglobato l’Indire e gli Irre). Nel primo anno del mandato dell’exministro, aveva per altro retto il dipartimento in via transitoria, mantenendo l’incarico in quell ‘Ansas, alla quale oggi attribuisce la completa responsabilità della scelta della Sbressa e dei costi dell ‘operazione, dopo essere stato anche Commissario Straordinario del ripristinato Indire, stante la soppressione dell’Ansas stessa dall ‘1 settembre 2012. La circostanza del cumulo di ruoli, evidentemente ignorata dal bravo giornalista di Report, e il rifiuto di ogni addebito da parte dell’imbarazzatissimo capo dipartimento richiedono evidentemente qualche ulteriore approfondimento: appare quantomeno curioso che poco più di anno dopo aver lasciato l’incarico – possedendo una così approfondita conoscenza dell ‘Ansas – Biondi non si sia almeno insospettito per quelle cifre, né abbia ritenuto di dover valutare a chi andavano gli appalti. Registriamo con interesse la richiesta del Presidente della Commissione cultura della Camera di “audire urgentemente” Profumo. Suggeriamo al deputato Ghizzoni di chiedere anche chi abbia fruito – se ciò è avvenuto – delle “Pillole di sapere”. Per quanti fino ad ora hanno pensato che il tema digitale fosse -con i suoi slogan e la sua politica delle promesse e degli annunci – solo espressione della demagogia 2.0 e della lettura ingenua di una scuola e di una didattica cambiate (e migliorate) esclusivamente per/con l’immissione del totem tecnologico, si apre un nuovo spazio di riflessione: una visione taumaturgica ed estremamente superficiale della didattica “multimediale ” ha coinciso con una munifica gallina dalle uova d’oro per gli amici del Palazzo. Aspettiamo che qualcuno rendiconti, ad esempio, sulle lavagne interattive multimediali o sulla pioggia di digitalizzazione – registri elettronici, pagelle online – che incombe su scuole con l’amianto sul tetto e senza carta igienica nei bagni.

– Marina Boscaino

Da  Pubblico

Foto lastampa.it

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