C’è stato un tempo in cui…

Una coppia di qualche decennio fa

C’è stato un tempo in cui i cambiamenti erano quasi impercettibili. La vita scorreva sempre uguale a se stessa. Passavano le generazioni, crollavano gli imperi, scomparivano dinastie, ma il modo di lavorare, di vestire, di mangiare, di viaggiare rimaneva, più o meno, sempre lo stesso.

Poi un primo terremoto: nel 1492 Colombo scopre l’America. E l’Europa, che pensava di essere l’ombelico del mondo, si accorge che la Terra è molto più grande e che ci sono più popoli e più culture di quanto si potesse immaginare.

Seconda frattura: Copernico, Galileo, Keplero, Giordano Bruno danno alla coscienza diffusa una botta ancora più grande: la Terra non è al centro dell’universo. E lo stesso universo non è una palla delimitata dal cielo delle stelle fisse, come voleva Tolomeo. L’universo è infinito e infiniti sono le stelle ed i pianeti.

Alla Chiesa i conti non tornano e trova i mezzi per zittire Galileo.

Ma i cambiamenti più profondi avvengono con la Rivoluzione industriale, cominciata nel ‘700.
Con essa, a ritmi sempre più frenetici, compaiono le prime macchine nelle prime fabbriche, i primi battelli a vapore, i primi treni. E via  di corsa, con scoperte sempre nuove, con prodotti sempre più raffinati, tra una guerra e l’altra. Fino ad arrivare a noi. Al computer, che crea una frattura profonda tra il prima e il dopo.

Ora osservate questa foto: sono passati solo 60 anni da quando è stata scattata.

Eppure, guardandola, avvertiamo, tra noi e questi signori, una distanza molto  più grande. Sentiamo che sensibilità, costumi, stile di vita sono altri. Sembra che non abbiamo niente in comune. Dopo solo 60 anni.

Perché?

Perché le scoperte si susseguono ad una velocità straordinaria ed esse influiscono pesantemente nella nostra vita.

Problema: riuscirà la nostra mente a gestire questi cambiamenti, a questi ritmi forsennati, senza subirne danni?

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