Quanto è condizionata la nostra alimentazione dalle scelte dell’industria del cibo?

L’industria del cibo condiziona la nostra alimentazione

Quanto è condizionata la nostra alimentazione dalle scelte dell’industria del cibo? Quali sono gli alimenti di cui il nostro organismo ha veramente bisogno e quali invece è bene eliminare? Quali accorgimenti possiamo avere ai fini di un consumo critico e consapevole? In questa puntata di Terranave affrontiamo questi argomenti con Giuseppe Aiello, autore del libro “Il mistero (solubile) dello zucchero assassino”.

Non è la maggiore o minore abbondanza di un certo genere di cibo a determinarne la presenza nella dieta, quanto il contributo che è in grado di fornire alla redditività generale della produzione di cibo”. Marvin Harris, Buono da mangiare

Dalla ricerca di Giuseppe Aiello emerge come lo zucchero sia uno degli alimenti che abbiano maggiormente modificato la storia dell’alimentazione, un esempio lampante di come l’industrializzazione del cibo abbia inciso pesantemente sulle nostre abitudini e sulla nostra salute. La premessa dell’autore è che il nostri organismo non ha bisogno di saccarosio, ricavando lo zucchero da altri alimenti quali il pane o la pasta. Lo studio di Aiello è un invito a un consumo critico e consapevole, un incentivo a non soffermarsi solo ad ascoltare gli slogan pubblicitari ma ad indagare su come e cosa mangiamo.

Nel libro di Aiello non mancano nozioni di storia dell’alimentazione, una storia fatta di colonizzazione e imposizione del cibo a popoli che si alimentavano con tutt’altro. Farina bianca e zucchero sono due degli alimenti alla base dell’alimentazione importata dai coloni, così come il latte di mucca. Secondo molti antropologi e scienziati, il motivo per il quale il latte non è assimilabile da molte persone risiede nel fatto che non tutti deriviamo da popolazioni di pastori e allevatori.  I nativi americani non hanno mai avuto animali da latte, dunque non hanno avuto motivo di conservare la capacità di assimilarlo in età adulta, non c’è da sorprendersi perciò se, quando negli anni ’60 gli Stati Uniti iniziarono a inviare migliaia di tonnellate di latte in Brasile per combattere la fame nel mondo, si verificarono moltissimi casi di crampi, dolori allo stomaco e malesseri.

Nel documentario Super size me, il protagonista va in visita alle mense di alcune scuole americane, quello che scopre è inquietante: merendine, barrette di cioccolato, patatine, ketchup, costituiscono il pranzo di milioni di bambini e adolescenti. In Italia fortunatamente la dieta è più sana, ma negli ultimi anni la situazione sembra peggiorarsi, in alcune scuole la mela a merenda è stata sostituita da una gelatina di frutta confezionata e in alcune città i bandi sulla ristorazione scolastica stanno mettendo a rischio la qualità del servizio, riducendo drasticamente il biologico dai menù. Come sostiene l’antropologo Marvin Harris nel suo libro Buono da mangiare, i costi e i benefici in termini nutritivi e ambientali non sempre coincidono con i costi e i benefici in termini monetari, così in un’economia di mercato “buono da mangiare” può in realtà significare “buon da vendere”, ossia “buono” indipendentemente da ciò che vale sul piano strettamente nutritivo.

 

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Da amisnet.org/agenzia/2013/05/30/terranave-32-buono-da-vendere/

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