Tra il Pollino e l’Aspromonte – “Orsomarso” di Salvatore Marino Mazzara

 

ORSOMARSO – Panorama

La mia gita fino al paesello montano d’Orsomarso — nome rude e bello — fu davvero emozionante e poetica; essa formerà, uno dei più deliziosi ricordi della mia vita d’artista.

Mancando una strada carrozzabile (è in costruzione) mi toccò di viaggiare, per tre lunghe ore, sotto il sole meridiano d’agosto, sul dorso del bruno somarello del procaccia, francescanamente. Traversammo con fatica il letto ampio di un fiume; ci arrampicammo su declivi diruposi, tra botri e anfratti; valicammo infine il doppio versante di tre montagne, senza incontrare mai anima viva.

Fiume Agentino

Pace infinita, religioso silenzio nell’immobilità di quel paesaggio calabrese. L’unica cosa viva, nella grande solitudine, era il lento tremolare dei pioppi esili lungo la prora dell’argine, sopra canaletti oscuri, ed era il suono delle acque limpide e fresche tra verde e l’ombra degli alceti fitti. Un vero sogno di penitenti e asceti mistici del medioevo.

Camminando e meditando con silenziosa dolcezza, io comprendevo finalmente S. Nilo di Rossano e Gioacchino di Flora, e sorridevo alla loro immagine con due occhi fraterni.

Ugualmente in Norcia, io compresi lo spirito monastico e romano di S. Benedetto tra quel paesaggio o scenario di rocce rustiche e taglienti.

La mia prima e immediata impressione vedendo comparire il panorama prospettico d’Orsomarso, tra un girone di montagne felici fu di trovarmi in un paesello ticinese della Svizzera, oppure in un villaggio alpino di Val d’Astico. Immaginatevi una folla di case grigie, rosee, bianche, freddamente quadrate e rettangolari anche nelle finestre e nelle logge, ma che vi sorridono tutte linde e gaie, come una comitiva di fanciulle montanare, agghindate per qualche festarella silvana, in onore d’una S. Genoveffa irsuta e fulva(1).

(1) Si crede che l’etimologia del nome Orsomarso derivi dall’apparizione, in quel luogo, di un orso bruno nel mese di marzo; e di ciò ursus martiì, o Orsomarso. (P. Elia D’Amato, Pantopologia Calabra). Se la spiegazione non è esatta, è almeno ingegnosa, o bene inventata.

All’ingresso del paese c’è una placida fonte dove l’acqua scorre mormorando. Avevo una sete indiavolata, e volli bere con ingordigia; perciò mi posi nello stesso atteggiamento di quell’uomo assetato tra le roccie, che Giotto dipinse in un episodio francescano, della basilica d’Assisi. La freschezza di quell’acqua mi penetrò quasi nelle più recondite fibre del corpo, sicché mi parve di avere nelle vene quell’umida soavità, che si sente di mattina toccando marmi e fiori, bagnati di rugiada dopo una notte di plenilunio.

Appena fu smorzata la sete che mi bruciava la gola, volsi lo sguardo in alto per vedere in che modo Dio ha illuminato la nostra terra d’esilio, in Orsomarso.

Questo comune cosentino (due mila ab.) è chiuso in una cerchia di montagne austere, coperte intieramente d’una foresta spessa e viva di alceti e di querce, che si estendono fino ai culmini. Sorella Acqua, o Madonna Acqua «umile pretiosa et casta» come la definisce poeticamente S. Francesco, è la melodiosa regina d’Orsomarso e riempie di musica e di canto i paesaggi del suo territorio felice. I boschi lontani si riflettono sulle onde del fiume Argentino, e le rupi frastagliate si specchiano, nel corso dei ruscelli.

L’atmosfera è piena d’aromi vegetali, e ha una chiarità di terso diamante. Orsomarso potrebbe divenire una stazione climatica, un soggiorno di “touristes”, un centro d’industrie regionali; ma anzitutto occorre che abbia la luce elettrica e la strada comunale.

Enumeriamo tutte le curiosità e le bellezze naturali della terra d’Orsomarso.

1)    Una rupe isolata e gigantesca. È chiamata La Colonna, e ne ha davvero la forma.

Armilungo

2.) Grotta dell’Eremita. Vi abitava un penitente austero.

3.) Caverna misteriosa e profonda, non ancora esplorata, di cui le stalattiti sono    meravigliose e fantastiche.

4.) Rupe dell’Orologio. Dietro di essa c’è una torre antica, con ruderi di mura, e sulla cima ci hanno messo l’Orologio Comunale.

Rupe dell’orologio

5.) Sul greto del fiume Argentino si trovano talvolta pezzi di candido marmo, di grana fine, che l’acqua porta giù dalle montagne. È marmo lucido e delicato, come quello che si estrae dalle cave dei monti nella Lunigiana(2).

Prima di visitare le due chiese parrocchiali del paesello, io volsi con attenzione lo sguardo attonito ed estatico verso la formidabile e ciclopica Rupe dell’Orologio, che sorge fuori dell’abitato, e si profila rigidamente sul cielo di perla azzurra. La contemplai a lungo con la meraviglia e la letizia d’un bambino innocente, che sogna le visioni delle fiabe germaniche. E allora Orsomarso mi sembrò uno scenario da Nibelungi. Il fiume Argentino divenne il favoloso Reno dove Sigfrido cerca l’oro magico e sepolto. Vedevo passare nell’aria, sul dorso di ippogrifì mostruosi, le bionde guerriere Walkirie, dall’elmo d’argento con la doppia ala. Che capolavoro quella Rupe! E’ tutta scoscesa, frastagliata, verdeggiante, ed in alto ha guglie di rocce e alberi pensili, tra cui sorge il quadrante dell’orologio comunale, che potrebbe segnare anche l’ora di sosta o di convegno ad una brigata d’aquile.

Oh, con quale pace io guardavo in silenzio le rocce e i cieli d’Orsomarso, e il campanile lontano del Salvatore!

Che luminoso e dolce cielo illuminava quel giorno il mio sogno e il mio incanto di quaggiù!

Salvatore Marino Mazzara

(2)C’erano una volta cave di questo marmo prezioso nelle montagne d’Orsomarso; infatti lo vediamo usato nei paliotti settecenteschi in San Giovanni Battista.

Fonte: “TRA IL POLLINO E L’ASPROMONTE” di Salvatore Marino Mazzara, in BRUTIUM

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Ho cercato di documentarmi sull’autore dell’articolo. Ho trovato solo queste quattro righe, che vi do col beneficio d’inventario

Salvatore Marino Mazzara, di origini siciliane, approdò a Trevi come insegnante di “Disegno”, materia equipollente all’attuale “Educazione artistica”, alla scuola media del Collegio Lucarini. Sicuramente fu una personalità affascinante poiché ancora negli anni ’80 alcune anziane signore lo ricordavano con simpatia.

Fonte: web

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