CENTRALE DEL MERCURE – Realacci vota lo “Sblocca italia” delle trivelle , ma fa sapere anche che la centrale non gli sta bene

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Il presidente onorario di Legambiente, nonchè presidente della commissione Ambiente e Territorio della Camera, Ermete Realacci, si è pronuciato sulla questione della centrale Enel del Mercure. Prendiamo atto della sua lucida posizione in merito ma parrebbe che alcuni personaggi politici siano affetti da schizofrenia acuta, considerando che il “nostro” ambientalista poche settimane fa ha votato a favore dello “Sblocca Italia”. Di seguito proponiamo la nota di Realacci

Il progetto di conversione della vecchia centrale termoelettrica del Mercure a biomasse continua a presentare non poche criticità, prima tra tutte la effettiva capacità di alimentare con le biomasse locali un impianto ritenuto da più parti sovradimensionato. Certamente alla centrale non basta, infatti, la quantità di legno che può arrivare dal taglio legale legato alla manutenzione del Parco Nazionale del Pollino, quantità limitata per ovvi motivi di tutela ambientale. Problematico anche l’approvvigionamento dai territori limitrofi, sui quali sono già presenti altre centrali a biomasse. Proprio per fare luce su preoccupazioni e criticità segnalate da associazioni ed enti locali e per promuovere una puntuale valutazione della compatibilità finanziaria e della sostenibilità ambientale del progetto, anche tenuto conto dell’extra capacità del mercato elettrico nazionale, ho presentato una interrogazione ai ministri dello Sviluppo Economico e dell’Ambiente.

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Come si apprende da diverse agenzie di stampa in ottobre è stato firmato l’accordo di compensazione ambientale per la Centrale del Mercure tra l’Enel, le Regioni Calabria e Basilicata, l’Ente Parco del Pollino, Cgil, Cisl e Uil di Basilicata e Calabria ed i Comuni coinvolti dal progetto. Tuttavia, come segnalato da Legambiente Calabria, le ipotesi di prelievo di biomassa vergine dai boschi calabresi per alimentare la centrale del Mercure sono in contraddizione con le Prescrizioni di Massima di Polizia Forestale (PMPF) approvate nel 2013, secondo le quali in mancanza di un Piano forestale regionale i boschi pubblici possono essere sottoposti al taglio una sola volta in un anno solare. Dunque la quantità di biomassa che si può ricavare dalla manutenzione del Parco del Pollino è stata stimata in maniera errata, mentre la previsione di nuove aree accessibili al taglio deve considerare una viabilità di accesso al bosco con conseguenti e devastanti opere di sbancamento. Inoltre l’area di approvvigionamento della centrale del Mercure si andrebbe sovrapporre con quelle delle già esistenti centrali a biomassa a di Cutro e di Strongoli. Circostanze queste che fanno supporre un significativo aumento della domanda di biomassa locale e preoccupano considerando che già oggi il Parco Nazionale del Pollino, la più grande area protetta d’Europa, ha visto l’acuirsi di criminali episodi di taglio illegale di alberi secolari. Come se non bastasse numerosi articoli stampa e alcuni sindaci locali segnalano il pericolo concreto di infiltrazioni mafiose che potrebbero inserirsi proprio sulla filiera del legno. Alla luce di tutti questi elementi ho chiesto ai ministri interrogati se siano a conoscenza del progetto e se intendano valutare la compatibilità finanziaria e la sostenibilità ambientale del sopraddetto progetto.

 

Fonte:http://pollinonocentrale.wordpress.com/

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