Chiuso il viadotto Italia. Calabria tagliata fuori dal mondo

 

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“Viaggio nella terra irraggiungibile”.
Calabria. Attenti al triangolo delle Bermuda: potrebbero non ritrovarvi più.. ops, è solo  colpa della segnaletica posta a bordo strada per indicare la trentacinquesima deviazione incontrata da Salerno a Sala Consilina fino a Lagonegro. Uscita Fondo Valle del Noce. Semaforo uno, due, tre. Rotale: frazione di Rivello (Potenza). Uscita obbligatoria per la “vecchia strada”, una volta unico collegamento tra Sapri e Maratea. Seguendo questo percorso, anche se impiegherete due ore (al posto dei consueti 35/ 40 minuti Lagonergo- Tortora) a varcare il confine lucano per giungere in terra calabra, il divertimento è assicurato: curve su curve, fossi. Le montagne russe di Gardaland, a confronto, sembreranno le giostre montate sulla spiaggia nella settimana di Ferragosto. Ah, il paesaggio è bellissimo e ci sono molti riferimenti storici: lo sbarco di Garibaldi sulla costa del basso salernitano a cui è ispirata la poesia “La spigolatrice di Sapri”, l’isola di Santo Janni nei cui fondali sono state rinvenute le navi romane, il Cristo di Maratea che in realtà raffigura il fu Conte Rivetti e padrone della zona dalla metà degli anni ’50. In lontananza, poi, vedrete pure l’Isola Dino e la costa di San Nicola Arcella. Vi sembrerà di non giungere mai a destinazione, ma almeno non vi annoierete. Beh, come diceva qualcuno “La parte migliore è il viaggio, non la destinazione”.

Ironia a parte, il collegamento Calabria Vs Resto del Mondo è un dilemma di sempre, vivo più che mai dagli anni ’60. Il Secondo Dopoguerra , il boom economico sono stati periodi in cui lo sviluppo del Paese è stato fortemente incentivato: ponti, strade, autostrade, palazzi, industrie, uffici, ecc.. Solo al Sud, il nostro carissimo abbandonato e sfruttato Meridione, invece, si è stati capaci di erigere il vuoto. La cementificazione selvaggia ha deturpato le coste tanto quanto la colate di cemento per costruire palazzi, villaggi, interi paesi tirati su senza alcun piano regolatore; specie nell’entroterra, luoghi che oggi pagano il caro prezzo del rischio idrogeologico. su senza alcun piano regolatore. Fabbriche aperte grazie ai fondi della Democrazia Cristiana, qui investiti dal padrone del Nord Italia. I grandi benefattori, visti come dei salvatori, hanno marciato prepotentemente sul senso di sottomissione e di riverenza incontrato nei nostri territori dove, fino agli anni ’50, esisteva la mezzadria e lavorare in un’industria rappresentava il benessere, un futuro più certo. Stabilimenti chiusi dopo aver sfruttato fino al midollo gli operi e le operaie, seminando rifiuti tossici e tumori.
Per non parlare del ruolo dominante esercitato dalla ‘Ndrangheta e da una classe politica inetta.

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Il trasporto ferroviario è una croce per questa Regione. Con lo Sblocca Italia, lo Stato italiano ha finanziato la costruzione di nodi autostradali e tratti ferroviari per l’alta velocità, destinando alla Calabria solo qualche milione di euro. Intanto, come se non bastasse, si annunciano ancora altri tagli oltre alla soppressione di numerose tratte, come il treno del Sole (famoso fin dagli anni ’50, quando trasportava gli emigranti calabresi dalla propria terra verso le fabbriche del Nord Italia o verso la Germania, il Belgio, ecc..) o i treni della fascia jonica, contro cui tra il 2012 e il 2013 ci fu un movimento di protesta “La presa del treno perduto”, con cui movimenti politici associazioni e cittadini segnalavano l’isolamento della zona con il “resto del mondo” (La presa del treno perduto- Terra e Popolo).
Per quanto riguarda la costa tirrenica, invece, non stiamo messi meglio. Basta ricordare come lo scorso dicembre Trenitalia tagliò i treni transitanti sulla tratta Sapri- Cosenza; oggi ripristinati a fatica. Non era possibile lasciare a piedi circa duemila persone che devono raggiungere l’università o il proprio posto di lavoro.

A descrivere la situazione dei trasporti calabresi si fa presto, specie se prendiamo a modello l’autostrada A3 Salerno- Reggio Calabria, emblema dello spreco dei fondi pubblici e dei cantieri sempre aperti di un Paese incapace ad andare avanti.
La Salerno Reggio Calabria nasce nel 1966, tra un Nord Italia economicamente avviato da tempo e un Meridione massacrato dalla miseria e dall’emigrazione, mentre la Democrazia Cristiana benedice un “nuovo inizio”. Si presentano i progetti, chi vuole l’autostrada vicina alla fascia costiera jonica o tirrena e chi desidera nasca tra le montagne. Vince l’ultima opzione: la peggiore.
Si aprono i primi cantieri utili a realizzare ben 442, 9 km di asfalto tra Salerno e Reggio Calabria, senza pedaggio e gestiti dall’Anas. In un primo momento i lavori sembra procedano per il verso giusto ma dopo un po’ cominciano ad esserci i primi intoppi, fra rallentamenti e cantieri interminabili. Giunti al 2015 sono stati compiuti solo 348 km mentre altri tratti dell’autostrada sono in fase di ammodernamento, e circa 96 km restano ancora un’utopia.
La Salerno- Reggio Calabria non può essere di certo definito il fiore all’occhiello delle infrastrutture italiane; anzi, più volte è stata al centro di accesi teatrini tra le istituzioni locali e il Governo.
Un serpentone di catrame in perenne stato di manutenzione: deviazioni, semafori, corsie uniche causa delle interminabili file vissute dai turisti durante il mese di agosto, oltre ai disagi avvertiti da chi percorre quotidianamente l’autostrada. Lavori in perenne ritardo, poco sicuri per gli operai impiegati in una “grande opera interminabile”. Tra appalti, sub- appalti, ‘Ndragheta  e corruzione la Salerno- Reggio Calabria si muove tra piroette e tarantelle.  Con esiti tragici, purtroppo.
Lo scorso 2 marzo, mentre si predisponevano i lavori di manutenzione del Viadotto Italia (255 metri di altezza per quasi due km tra Laino Borgo e Laino Castello),  per demolire parzialmente un impalcato del vecchio viadotto, un operaio di soli 25 anni, Adrian Miholca, precipita per 80 metri con la ruspa su cui stava lavorando. La carreggiata sud ha infatti ceduto trascinando via con sè la vita di quel giovane, che si aggiunge all’ennesima morte bianca dovuta alla negligenza di coloro che, invece, dovrebbero tutelare i lavoratori e chi usufruisce del servizio autostradale; poichè i controlli si stavano svolgendo mentre le auto transitavano e, visto il pericolo di instabilità probabilmente causato dal crollo, si è deciso di chiudere anche in direzione Nord. La Procura di Castrovillari ha aperto un’inchiesta e le prime indagini accertano la notizia del reato sul pericolo di crollo, allargata anche al nuovo ponte di fianco, oltre ad omicidio colposo.
Negli scorsi giorni sono stati presentati dei progetti per la messa in sicurezza del ponte, però rigettati.
In questo modo il Viadotto Italia, già chiuso al traffico da oltre due mesi, vedrà una lunga proroga.

Dunque, in direzione Nord si procede lungo la Statale 106 Jonica, già problematica anche essa per imbrogli voluti dalla ‘Ndrangheta, fino Tarsia Nord (per i mezzi pesanti) o Lauria/ Lagonegro Nord.  In direzione Sud, invece, l’uscita obbligatoria è a Lagonegro Nord o Lauria Sud, lungo la SS585 e poi sulla SS18 fino a Falerna, dove è possibile tornare sulla tratta autostradale.

Insomma, mezzi pesanti e macchine sono costrette a viaggiare lungo le statali.
C’è da chiedersi, dunque, quanto disagio arrecherà il blocco dell’autostrada. Tanto, inutile illudersi, non riaprirà mai prima della stagione turistica.
Quanto aumenterà il transito di veicoli lungo le superstrade, che si snodano tra i centri abitati capaci di raddoppiare le presenze durante il periodo estivo?
E se parliamo di stagione turistica alle porte, turisti, come non possiamo immaginare il possibile calo dovuto allo scoramento del percorrere un’autostrada già di per sè impossibile?
Quanto graverà sulle tasche dei calabresi, ormai capaci di sopravvivere soltanto grazie al turismo?
Quale sarà il prezzo pagato anche dalla sanità, visto che tanti paesi sono privi di una copertura sanitaria e l’autostrada, oltre all’elisoccorso, resta il percorso più veloce per le ambulanze? E dove la A3 manca, come potranno mai essere velocemente raggiunti i nosocomi collocati agli svincoli delle strade statali, costruite male e parecchio trafficate già in condizioni “normali”?
Perchè, ancora una volta, la Calabria viene abbandonata per tutelare altri interessi tranne quelli dei calabresi; tristemente protagonisti di un duplice tragico evento?
Per quanto tempo, di nuovo, questo povero e massacrato Sud dovrà subire le bastonate di chi prende solo decisioni peggiori quando riguardano il Meridione?

Mentre i soliti noti della politica si rimbalzano la palla delle responsabilità da un pinco pallino ad un altro ,e lo Sblocca Italia preferisce colare cemento devastando altre zone del Paese senza badare a completare “grandi opere” avviate da decenni,  abbiamo solo una certezza: a pagare sarà di nuovo una popolazione vessata in ogni ambito, che vive di commissariamenti e di promesse fumanti.

Di Alessia Manzi

Fonte: http://tirrenoeveleno.altervista.org/chiuso-il-viadotto-italia-calabria-tagliata-fuori-dal-mondo/

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