Lungo il sentiero della memoria materna presso la Torre dell’Orologio

                                                                                      

A Divina e a sua madre Elia Dora Desiderata

 

Orsomarso, 1 Novembre 2015

Il sentiero si apre… Fra ciottoli, speroni rocciosi, gradini ammantati di foglie, fiori gialli, piantine, rampicanti, il cammino erto conduce verso la Torre dell’Orologio.

Elia, invisibile, ma presente ci accompagna. Intenso il profumo di arbusti e cespugli. Tutto intorno è verde: il manto di Madre Terra è cosparso di bulbi, che fanno pensare allo struggente Giacinto e ammirare le loro foglie custodi dei fiori protetti dalle intemperie.

Le fronde oscillano al soffio del vento novembrino. Lungo la scalinata ripida, la pietra parla e racconta di passaggi e di tempi. Salendo, un albero tende il suo ramo spuntato da una parte più bassa rispetto alla chioma fronzuta. Ad un tratto si palesa un ulivo che con i suoi rami argentei si inclina a mo’ di cupola, per avvolgere in manto di mistero i gradini prossimi all’incontro con la Torre. Il vento soffia e invita a volgere lo sguardo verso la vallata avvolta come scialle roccioso da montagne ricoperte di alberi secolari. Si odono i passi di Elia bambina, i suoi riccioli biondi sono scompigliati dal vento, ma ella sorride e vaga fra angoli remoti dell’altura da dove partono i rintocchi dell’Orologio. Qui la dolce bimba di un tempo riabbraccia col cuore Divina, la figlia che ritorna, per ritrovarsi nel giorno del suo compleanno. Il primo Novembre cuce i ricami di radici e di affetti, di memorie e di eterni ritorni. La roccia vibra, freme di energia e rimanda a rimembranze di un tempo in cui il luogo ospitava una roccaforte della quale restano tracce nascoste dal verde di piante, che lasciano intravedere pietra di mura o di accessi ad antichi baluardi.

Le radici di alberi, lignee e robuste, si insinuano fra i gradini e segnano il passaggio del tempo.

Nel silenzio lo scroscio di acque di cascate o del fiume Argentino rimanda al contatto con la Natura, lo sguardo vaga e contempla i pini abbarbicati lungo i fianchi montani e la Grotta della Madonna di Lourdes, che evoca senso di rifugio e protezione; poi i rintocchi del campanile della Chiesa di S. Giovanni Battista richiamano l’attenzione e rallegra il cuore il colore di case tinte di rosa e tetti rosseggianti. È Domenica: la Santa Messa è finita, i fedeli si congedano dal luogo sacro dove le statue lignee custodiscono le preghiere di quanti si sono affidati con accoramento e fiducia.

Dalla Sua nicchia la Santa Vergine, con in braccio il Bambinello, mostra il volto che ispira dolcezza materna e placa le tensioni del cuore. Nel silenzio, che ora avvolge la Chiesa, Ella invita alla speranza e infonde pace negli animi, prima che la gente faccia ritorno a casa, per riprendere la propria quotidianità fatta di abitudini, tradizioni, tempi scanditi dai ritmi domenicali.

Divina con i suoi cari, parenti e amici, percorre le strade di Orsomarso e, quando giunge a via Giuseppe Ziccarelli, commossa si concede una sosta: il pensiero vola al fratello della madre caduto in guerra, al quale è stata dedicata. C’è ancora rispetto per chi ha difeso il suolo patrio. Divina è grata alla comunità, che non ha dimenticato il sacrificio dei propri concittadini. A lei sembra di scorgere il volto sorridente e compiaciuto di Elia, la sua amata mamma, che annuisce e rende i suoi occhi lucidi carezza amorevole. Il cammino lungo i sentieri della memoria e dei ricongiungimenti prosegue per i vicoli suggestivi, adorni di piante fra cui spiccano gerani ancora in fiore. Divina, dopo trent’anni, rivede il palazzo dei suoi avi materni, dove la piccola Elia ha trascorso la sua infanzia, è cresciuta fino a divenire una fanciulla di raffinata bellezza e raro pudore, capace di renderla simile a delicata violetta o rosa protetta dal suo roseto rassicurante. E proprio in un angolo protetto di un’aiuola si palesa la visione di una pianta di rose, fra cui spicca il lungo stelo di una dai petali vellutati di uno sgargiante rosso vivo. Divina sorride: è come cogliere un segno della presenza materna. L’aria è intrisa del profumo intenso di resina, di pioggia, di legna che arde nel focolare, di arance. Si sente l’arrivo di Novembre e si volge lo sguardo verso il tempo dell’Avvento, che ci prepara al Natale. Intanto, però, i passi ci ricordano che ancora questo giorno desidera regalarci emozioni grazie allo scrigno naturale rappresentato da Orsomarso e dalla sua madrina invisibile, che ora angelo, ora farfalla è continuo frullo d’ali, che ci guida lungo quel sentiero animato da amore e memoria…

Grazie, Elia, Custode dei rintocchi dell’Orologio… Grazie, Divina, Signora del filo che lega il passato al presente…

Flavio Nimpo

ORSOMARSO  – Torre dell’orologio

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