Quando non c’era la festa della donna

 

Ma erano comunque loro a comandare. Dai diritti economici delle mogli babilonesi alle proteste “femministe” dell’antica Roma: diritti femminili che hanno precorso i tempi.

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Le Fanciulle in bikini dei mosaici della Villa del Casale, a Piazza Armerina (Sicilia).|CONTRASTO

Il cammino delle donne verso la conquista di pari diritti è stato lungo (e in alcuni casi non si è ancora concluso) e ricco di storiche conquiste. Eppure, in alcune società del mondo antico, la condizione femminile era più evoluta di quanto si creda.

 

Per esempio la donna babilonese, pur sottoposta a figure maschili, aveva in alcune situazioni più diritti delle sue odierne discendenti. E poteva divorziare: «Il marito aveva l’obbligo di rifondere alla moglie abbandonata la sua dote, e altri beni; e, nel caso di figli, spesso a carico della madre, anche di lasciare alla moglie la totalità del suo patrimonio» spiega Maria Vittoria Tonietti, storica orientalista dell’Università degli Studi di Firenze. «Se invece la moglie si ammalava gravemente, il marito poteva prendere una seconda moglie, ma non divorziare».


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COMPAGNA DI FESTE. La donna etrusca poteva partecipare ai banchetti sdraiandosi sui letti con gli uomini, occuparsi di affari pubblici, pur non potendo votare, né essere eletta, e godeva di libertà talmente ampie da scandalizzare i Greci (nell’VIII-V secolo la donna greca ellenica veniva invece rinchiusa nei ginecei a tessere, filare e sovraintendere gli schiavi).

 

ROMA MATRONA. In epoca romana, agli inizi dell’impero di Augusto, la donna (tradizionalmente soggetta alla patria potestas del padre, del tutore o del marito) aveva però parità morale, sociale e giuridica (ma non politica) con l’uomo: le donne maggiorenni potevano amministrare i propri beni, assumere obblighi, possedere patrimoni e, come accadde a Ortensia, figlia dell’oratore Ortensio, esercitare la professione di avvocato.


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UNITE. Nel 195 a.C. si formarono perfino le prime associazioni di donne ed ebbero luogo le manifestazioni in piazza ad opera di “femministe”, per l’abrogazione della Lex Oppia, che vietava alle donne di indossare gioielli, vestirsi con colori sgargianti e girare in carrozza. Le proteste ottennero il loro scopo e Catone il Censore sentenziò: «Quando le donne arrivano a essere uguali a noi, ci sono già superiori».

Fonte: http://www.focus.it/cultura/storia/quando-la-festa-della-donna-non-cera-ma-erano-loro-a-comandare

Foto RETE

 

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