La legge del più forte

forte

È tipico del liberismo e della sua ossessione individualista far credere che conti solo ciò che può essere ottenuto subito e che vada ottenuto a qualsiasi prezzo: così per un iPhone nuovo o delle fragole in gennaio distruggiamo un altro pezzetto di ambiente e affrettiamo la nostra fine come specie.

La stessa miopia opera a livello politico ed economico: ormai si lotta solo per raggiungere vantaggi immediati e personali e per essere convincente qualsiasi proposta deve far finta di potersi realizzare entro pochi mesi, un anno al massimo, prima di diventare anch’essa antiquata, da rottamare.

Così non si ottiene niente se non di personale (i pochissimi vincenti; i tanti perdenti si devono rassegnare alla loro inferiorità come a una colpa) e di contingente (vantaggi che si possono perdere con altrettanta rapidità e che comunque vanno consumati al più presto, come tutto).

E nel processo si distrugge il sistema morale e culturale con cui la civiltà per secoli è riuscita a limitare l’avidità e l’arroganza degli stronzi: è ciò che con fierezza i liberisti chiamano deregulation. Che vogliano un ritorno alla legge del più forte è ovvio, visto che sono o si sentono i più forti; ciò che non dovrebbe essere ovvio è che anche chi sa di non essere il più forte preferisca una sinistra del libero mercato e della competizione globale (non parlo solo del Pd, che non è sinistra) a una sinistra delle regole e delle comunità.

Francesco Erspamer

Fonte: dalla pagina Facebook dell’autore

Foto RETE

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