Un libro per amico – “IL PENSIERO MERIDIANO”

 

 

La lettura di questo libro fa bene al cuore ed alla mente.

Ogni meridionale dovrebbe tenerlo a portata di mano, e gustarlo a piccoli sorsi. Alla fine si scorgeranno orizzonti nuovi e l’essere meridionali non si percepirà più come una maledizione, ma una risorsa che aiuta a ridare senso, valore e prospettive alla nostra vita individuale e sociale.

 

“Il primo passaggio essenziale del libro sta nella netta e radicale rivendicazione dell’autonomia del sud. Il cuore del progetto è quello di «restituire al sud l’antica dignità di soggetto del pensiero, interrompere una lunga sequenza in cui esso è stato pensato solo da altri». Il  sud non è un non-ancora, non esiste solo nella prospettiva di diventare altro, di fuggire inorridito da sé per imitare il nord venti o cento anni dopo, e quindi probabilmente mai. Il primo passo dell’autonomia sta proprio qui, nella comprensione che il futuro può non essere un inseguimento eternamente incompiuto ed eternamente fallimentare.

La mossa teorica principale è quindi la rottura della gerarchia implicita in questo scarto temporale, un radicale rovesciamento di prospettiva: il sud come un punto di vista autonomo, non come non-ancora nord. […]

Un sud che riprende a pensarsi autonomamente, che rifiuta l’imitazione passiva, tardiva e impossibile del nord, capovolge del tutto la rappresentazione dominante. La prima mossa, quindi, è quella che mira a scardinare la concezione del tempo sottesa a quella rappresentazione, che, riducendo ogni differenza alla categoria semplice dell’arretratezza, recide ogni pensiero che voglia fondare un campo teorico diverso.

Contemporanea a questa mutata concezione del tempo è la trasformazione del rapporto con i luoghi, la messa a fuoco di un orizzonte contemporaneamente più lontano e più vicino rispetto a quello abituale. Nel pensiero meridiano si rivendica esplicitamente la connessione tra un sud, quello italiano, e i sud del mondo. Non per costruire equivoche identificazioni ed assimilazioni, ma soprattutto per contrastare la tendenza a pensare che l’emancipazione del sud italiano possa essere letta come una questione separata, chiusa nell’orizzonte dello stato nazionale o in quello continentale, insensibile alle connessioni con l’esterno e in primo luogo con la sponda sud del Mediterraneo.

Ogni idea del futuro del sud, del suo sviluppo, va coniugata con la specificità della sua posizione geografica e della sua cultura.

«La chiave – si diceva – sta nel riguardare i luoghi, nel duplice senso di aver riguardo per loro e di tornare a guardarli». Riguardare i luoghi significava in primo luogo riguardare la carta geografica, dilatare lo sguardo al di là dei confini nazionali, scorgere connessioni nuove, nuovi vicini e nuovi lontani. Si trattava in altri termini di provare a dare più respiro al modo in cui si discute del sud europeo e di quello italiano, tentando di collocarlo nell’ambito del dibattito teorico internazionale. Ma riguardare i luoghi significava anche trasformare il rapporto cognitivo ed affettivo con essi. Nessuno sviluppo può avvenire sulla base del disprezzo dei luoghi, della loro vendita all’incanto, dagli stupri industriali della modernità a quelli turistici della postmodernità.

Guardare i luoghi significa averne cura, riguardo, ricostruire, attraverso la pietas, i beni pubblici, quei beni che appartengono a tutti e che sono insieme veicolo di identità, solidarietà e sviluppo.

Insomma l’idea-forza era quella di un riscatto del sud, di un suo uscire di minorità e procedere in autonomia, un’idea che incontrava il bisogno diffuso dei meridionali di cambiare l’immagine negativa di se stessi e della propria terra, e di provare a definirne un’altra, nuova e positiva, capace di dare speranza e fiducia, di sapersi misurare con le sfide del tempo che viene.”

Dalla Prefazione

 

Copertina flessibile: 177 pagine

Autore: Franco Cassano

Editore: Laterza; 5 edizione (19 maggio 2005)

Collana: Economica Laterza

Prezzo: 10 euro

 

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