Paese di mio padre

Vecchia foto di ORSOMARSO

Vecchia foto di ORSOMARSO

 

 

Torno a sera ed il vento

freddo mi porta il rude tuo saluto

paese di mio padre e queste strade

di ciottoli ineguali le facciate

corrose delle case strette al monte

parole mi ripetono dagli anni

sognati di una breve adolescenza.

Arcobaleni infranti nel torrente

frasi di spuma nella grande ruota

del mulino acqua e cielo pietre e stelle

che la nebbia confuse, ecco i miei giorni

venirmi incontro e tutti vi rivedo

volti che il tempo appanna e scolorisce

liquide forme emerse da uno stagno.

Nelle cime degli alberi s’impiglia

l’estremo grido rosso del tramonto.

Uomini avvolti nei mantelli neri

sostano nella piazza mentre spande

la carovana misera dei muli

bruschi odori di resine e di foglie.

Già la notte s’addensa nel silenzio

delle botteghe negli antichi gesti

delle donne dai rigidi corpetti.

Potresti dare a quest’attesa un nome

usato familiare di sconforto

se tu tornassi, padre, e troveresti

prigionieri tra i ferri del balcone

gli steli dei garofani la menta

e dietro i vetri l’ombra di un sorriso

la luce di uno sguardo presto spento.

Domani me ne andrò per il cammino

solitario che amavi all’Acqua Bianca.

Ora rinnovo nel mio cuore stanco

il tuo ricordo di malinconia.

 

Di Giulio Stolfi, poeta lucano

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