Trump, il ritorno del fascismo e noi

 

Immensi i danni che potrà fare un dittatore megalomane e paranoico che controlli i miliardi di Wall Street, parte dei media e un assurdo arsenale atomico. E il modello Trump potrebbe infettare il resto del pianeta: con alle spalle un’America fascista, la Lega di Salvini in Italia o il Fronte nazionale di Le Pen in Francia saranno più vicini al potere

Infine è successo. Dopo trent’anni di assoluta egemonia durante i quali ha intenzionalmente creato un’ineguaglianza economica senza precedenti nella storia (otto individui che possiedono gli stessi beni di tre miliardi e mezzo di persone e un 1% della popolazione che controlla il 99% delle risorse) nonché le premesse di una prossima catastrofe ambientale, demografica e sociale, incapace di uscire dalla crisi (di cui peraltro beneficia) e minacciato da sempre più ampi movimenti antiglobalisti e antiliberisti e da un ritorno degli ideali socialisti, il neocapitalismo ha infine deciso di ricorrere al suo solito, collaudato piano di riserva: il fascismo. Non il fascismo in senso metaforico, usato come insulto dalla sinistra dopo la Seconda guerra mondiale, quando ancora era in fase offensiva, per denunciare i rigurgiti autoritari o repressivi dei settori più retrivi della società. No, il fascismo vero, fondato su cinque principi fondamentali: la superiorità etnica (dunque non semplice populismo bensì miti völkisch); l’individualismo e l’egoismo come antidoti alla solidarietà, sintomo di corruzione e decadenza; la certezza di una cospirazione internazionale su cui scaricare tutte le proprie responsabilità; la fede nella propria verità, anche quando smentita dai fatti e dalla logica; e l’imperialismo, ossia il diritto sancito da Dio e dalla Storia (o da entrambi) a dominare altri popoli più deboli.

Se avete ascoltato i discorsi di Trump, incluso quello, cupo e violento con cui ha accettato la presidenza (per un’analisi ravvicinata rimando all’articolo di Stefano Vaccara), avrete capito che sto parlando di lui. Se non verrà fermato trasformerà l’America in un paese fascista e questo riguarda anche voi e tutto il mondo. Sia perché l’America resta il paese militarmente ed economicamente più potente e se fu sconfitta in Vietnam fu solo perché all’epoca era democratica anche se guerrafondaia e espansionista, e perché c’era un’altra superpotenza pronta ad approfittare dei suoi errori.

Non avete idea di cosa possa fare un dittatore megalomane e paranoico che controlli i miliardi di Wall Street, buona parte dei media e un assurdo arsenale atomico. Ma la forza bellica e finanziaria non è l’unica ragione per cui dovreste temere un’America fascista; c’è anche il rischio che il modello Trump infetti il resto del pianeta, come fece il fascismo; come allora attraendo chi invece di organizzarsi e di lottare contro i ricchi (molto faticoso) preferisce appoggiarsi a loro per condividere qualche frammento del loro potere (un’illusione, ma gratificante). E questa volta senza la resistenza opposta dal comunismo e dai sindacati. Con alle spalle un’America fascista, la Lega di Salvini o il Fronte nazionale di Le Pen o Alba Dorata acquisteranno un peso molto maggiore.

Non è ancora un destino: è una scelta. La sinistra deve con estrema chiarezza opporsi alla globalizzazione e al liberismo selvaggio, togliendo alla destra il monopolio della retorica populista e nazionalista. Ma al tempo stesso deve combattere con ogni mezzo e senza ambiguità il revanscismo immaginario (ossia basato su traumi immaginari) dei nuovi fascisti e le loro ideologie di superiorità biologica, sociale o culturale. La resistenza comincia ora e chi sceglie il campo sbagliato non avrà modo di pentirsene.

 

Di Francesco Erspamer

Fonte: http://www.lavocedinewyork.com/news/politica/2017/01/22/trump-alla-casa-bianca-il-ritorno-del-fascismo/

 

Foto RETE

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