Il 90% del territorio di Orsomarso è montuoso. Il bosco, appena fuori del paese, si trasforma in un intrico di ornielli, carpini, ontani, lecci; e poi, salendo, faggi, pini…
Un’esplosione di vita e di bellezza.
Ai primi del Novecento questa risorsa venne stravolta. Persino una ditta tedesca, la Rueping, arrivò nei comuni calabro lucani, e fece scempio di boschi secolari. Vennero impiantate teleferiche, rotaie per trenini, segherie. Le valli pullulavano di operai e di baracche, che spesso diventavano dimora di un’intera la famiglia.
Michele Befezzi, che ha modi pacati e cortesi e che conserva memoria di scampoli del nostro passato, mi racconta che una delle prime teleferiche impiantate nel nostro territorio partiva dal Casolare, attraversava la Vadda, si appoggiava alla Simara, a Mircuro e, sostenuta da cavalletti, arrivava nei pressi di Marcellina. Venne impiantata nei primi anni del Novecento e rimase in attività fino agli anni Venti
Pare che la ditta che la gestiva si chiamasse Tarsitano.
Un risvolto tragico: nel 1919 Rosina Console, mentre pascolava le pecore nei pressi del cavo della teleferica, venne colpita da un fulmine e vi morì.
Nella foto, fatta al Ponte del Mulino, vedete Benito Nepita, Nino Corrado e Peppe Forestieri su sacchi di carbone.
Un tempo al Ponte del Mulino c’erano diverse baracche che servivano come deposito per il carbone prodotto in montagna. Trahini e camion si davano cura poi di portarlo alla stazione ferroviaria o nei paesi costieri.