LIBERISMO: oscena ineguaglianza e privatizzazione dello Stato. Attorno il vuoto

 

Ormai se ne stanno accorgendo in parecchi che liberismo significa impoverimento della classe media, precarizzazione del lavoro, privatizzazione degli Stati, perdita di tutti i diritti collettivi a vantaggio dei diritti individuali dei più forti, ricchi e furbi.

La cosa è così evidente che persino l’estrema destra si è resa conto dell’enorme serbatoio di risentimento causato dall’oscena ineguaglianza e dalla privatizzazione dello Stato, e sta cercando di approfittarne. Anzi, ci sta riuscendo.
Non credo sia più una questione di coscienza: la gente è frustrata e sfiduciata; e fra poco non sarà più neppure una questione di evidenza: la crisi ambientale e sociale colpirà tanti. Il problema non è dunque la forza di persuasione del neocapitalismo e dei suoi media; il problema è la totale assenza di un’avanguardia di sinistra capace di organizzare il popolo e incanalarne la rabbia (e prima ancora, di riconoscersi nel popolo, di diventare organica a esso).

Al contrario, la sinistra si è specializzata nella funzione di pompiere, indistinguibile dal pacifismo cristianeggiante: condanna l’uso della forza, in ogni circostanza; rinuncia unilateralmente a qualsiasi aggressività, anche simbolica o verbale; offre l’altra guancia e esorta alla rassegnazione; cerca compromessi non importa se svantaggiosi; offre rese senza condizioni sperando nella magnanimità del nemico. Senza neppure avere da offrire, in cambio, la vita eterna.
Come mai? Perché è paralizzata dalla sua ideologia internazionalista e universalista (cattolica, nel suo significato etimologico), che da decenni l’ha allontanata dal popolo e che fa oggettivamente gli interessi della globalizzazione, ma da cui non sa uscire. Serve una profonda autocritica, serve una rinascita teorica e strategica, una riconnessione con la grande tradizione marxista, socialista e nazionale popolare che frettolosamente è stata rinnegata da una generazione di dirigenti inetti e codardi — e liberisti.

Si celebra in questi giorni l’anniversario della rivoluzione d’ottobre; a prescindere dal vostro giudizio storico sul socialismo reale, informatevi sui giorni che scossero il mondo (per citare il titolo del libro di un testimone americano) o guardate i grandi film di Eisenstein: per capire come si lotta, come si prepara la lotta, come si trasforma l’insoddisfazione del popolo in energia politica. Altrimenti di quella energia si approprierà la destra sociale.

Francesco Erspamer

Dalla pagina Fb dell’autore

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