A Sijia, ovvero L’ACERO

Ad Orsomarso l’Acero viene chiamato Sijìa, da un antico vocabolo greco: ζυγία . Scrive Rohlfs: “Una lingua che ha conservato elementi così arcaici come […]’, ζυγία ‘acero’, μάxτρα ‘madia’, […], vocaboli che non si trovano in nessun altro dialetto neogreco, tale lingua certamente non può derivare dal greco bizantino.”

Acer pseudoplatanus L. – Acero di monte

Acero di monte, Acero bianco, Acerofico, Agare, Loppone, Sicomoro, Platano falso, A. montano, A. bianco, Acero fico, Falso platano

 

Forma Biologica: P scap – Fanerofite arboree. Piante legnose con portamento arbreo.

Descrizione: è una delle latifoglie nobili dei nostri boschi di notevole importanza economica.

E’ un albero di grandi dimensioni il più grande acero europeo, è molto longevo e raggiunge facilmente i 30-35 m di altezza con fusto cilindrico e chioma, da giovane, piramidale; diviene poi con l’età più allargata a ventaglio o arrotondata ed è strutturata su pochi grossi rami ascendenti.

La corteccia da giovane liscia, grigiastra con sfumature rossastre, con l’età forma un ritidoma non molto spesso di colore grigiastro che si distacca in placche sottili di forma arrotondata o allungata che lasciano vedere la parte sottostante di colore rosato.

I giovani rametti sono eretti, lisci, glabri, di colore verde prima, poi bruno rossiccio, portano gemme opposte, grossette, globose-allungate, glabre, di colore verde con margine rossastro e cigliato; nei rametti dell’anno le cicatrici delle foglie non si toccano tra loro.

 

Ha foglie caduche semplici, palmate a base cordata, lunghe 10-15(20)cm e altrettanto larghe, con 5(7) lobi poco acuti più o meno dentati con seni acuti; la lamina superiore è glabra di colore verde scuro opaca, la lamina inferiore è generalmente glaucescente verde grigio, con minuti peli all’ascella delle nervature; il picciolo è lungo come la lamina e allargato alla base, glabro di colore rossastro e al distacco non emette lattice.

Le foglie contengono molte proteine e oltre ad essere un ottimo foraggio, migliorano notevolmente il terreno.

I fiori compaiono dopo l’inizio della fogliazione in maggio, sono riuniti in pannocchie terminali pendule, sono peduncolati con 5 petali giallo-verdi, lunghi 4-5 mm con 8 stami inseriti nel margine interno del disco.

Sono ermafroditi, ma spesso unisessuali e si possono trovare sulla stessa infiorescenza tutti e due i tipi, ma generalmente i femminili sono in posizione basale, i maschili apicali; eccezionale è il dioicismo l’impollinazione è entomofila.

La specie è precocemente fertile, fruttifica già a 10-15 anni di età ma la maturità sessuale nella pianta isolata la raggiunge sui 20-30 anni, in bosco verso i 40 anni.

Il frutto matura a settembre-ottobre, è una disamara lunga 3-5 cm con ali che formano un angolo di circa 90°, i carpelli sono convessi a parete sottile e all’interno con peli sottili argentei, la disseminazione è anemocora.

Il tegumento dei semi inibisce la germinazione ma è anche l’embrione ad avere una dormienza ormonale che viene rimossa da un periodo di chilling di 6-14 settimane, semi ortodossi, buona la facoltà germinativa 70-80%.

L’apparato radicale dapprima fascicolato diviene espanso con radici robuste che penetrano a candelabro verticalmente in profondità nei terreni profondi, anche più del Faggio.

Tipo corologico: Europ.-Caucas. – Europa e Caucaso.

Antesi: aprile÷maggio

Distribuzione in Italia: è specie Europeo-Caucasica, mesofila.

in Europa occupa principalmente la parte centrale, arriva a ovest alla Spagna settentrionale, a nord dalla Francia alla catena dello Harz fino alla Polonia meridionale, manca naturalmente nelle isole inglesi e nella Finnoscandia; in Gran Bretagna è stato introdotto e si è perfettamente naturalizzato, a ovest raggiunge la zona pontica, Caucaso e Anatolia settentrionale, a sud raggiunge la Grecia e l’Italia. Isolato o a piccoli gruppi, si trova nei boschi misti mesofili caducifogli di tutte le regioni tranne la Sardegna.

 

Habitat: al nord dalla pianura nel Castanetum, fino al Fagetum e Picetum sottozona calda; nel Castanetum preferisce le zone fresche o anche umide, nel Fagetum le zone più assolate fino a 1900 m s.l.m,.

Si associa dal basso con Querce caducifoglie , Cerro, Farnia, Rovere, Castagno, Carpino bianco, Frassino maggiore; nelle zone collinari e montane, negli ultimi anni partecipa a delle estese formazioni con Frassino maggiore chiamate Aceri-Frassineti che saranno in un futuro non molto lontano dei boschi di pregio per le nostre industrie, da usare oculatamente, per continuare a produrre fustaie di prima qualità.

Più in alto partecipa alle faggete anche con Abete bianco e Abete rosso.

Schmid, lo indica nel cingolo (fascia di vegetazione) dell’emisfero settentrionale, del Fagus-Abies e in effetti nell’Appennino lo si trova consociato con Faggio che con individui contorti raggiunge i crinali più alti.

Note, possibili confusioni: l’Acero di monte viene impiegato come pianta ornamentale in grandi giardini e parchi nella forma selvatica, che oltre al bellissimo portamento e l’ombra fresca che produce, anche per la colorazione delle foglie autunnali, che con stagione fredda prende una sfumatura, giallo intenso a volte con sfumature arancio. Sono state selezionate varietà che hanno forma e colore delle foglie e dei frutti nelle tonalità del rosso legata agli antociani, var. purpurascens, purpureum, atropurpurea.

In alcune zone del nord Italia si possono incontrare anche in formazioni naturali aceri montani, che presentano la pagina inferiore delle foglie e a volte anche i frutti, color porpora scuro che tende a diminuire nel corso della stagione, ma anche con l’età.

Si può confondere con:

  1. platanoides L. che ha fioritura precedente o assieme alla fogliazione, fiori in corimbi eretti, foglie con lobi acuti e poco profondi con picciolo che emette lattice, le cicatrici fogliari dei rametti si toccano, il frutto con ali divaricate fino 180°, corteccia che non si distacca in placche sub rotonde.
  2. lobelii Tenore, che ha fioritura pre-fogliazione, con fiori eretti, disamare con ali aperte come in A. riccio, foglie con lobi allungati e picciolo con lattice.
  3. opalus Mill. con fioritura pre-fogliazione, foglie col lobi ottusi, poco profondi, lamina un po’ coriacea e nella pagina inferiore pubescente, picciolo corto rametti pruinosi con gemme appressate e allungate, le disamare hanno ali divaricate in angolo acuto < di 90°.

 

 

Etimologia: Il nome generico deriva dal latino “acer”, col significato di “appuntito”, “aguzzo”; si allude probabilmente alle foglie dell’acero riccio a lobi dotati di vistosi denti acuminati; l’epiteto specifico deriva dal dal greco “pseúdos” falso, confondibile con “plátanos”, e questo da “platýs” = ampio, largo, è dovuto, sia per la forma delle foglie sia per la corteccia delle piante adulte che si desquama in placche, confondibile e somigliante al Platano.

Proprietà ed utilizzi:

pianta molto mellifera, come in tutti gli aceri, la linfa contiene una certa quantità di zuccheri, una volta veniva incisa la corteccia e con la linfa fermentata si produceva una bevanda leggermente alcolica.

La linfa presa direttamente, contiene buone quantità di vit. C e veniva usata per combattere lo scorbuto.

Il legno è a porosità diffusa concolore, (omoxilo) senza distinzione tra alburno e duramen di colore giallastro o anche bianco-rosato, compatto a lucentezza sericea, molto richiesto per mobili, pavimenti ed ebanisteria fine.

Nelle forme marezzate (ondulature delle fibre) che si riscontrano molto più spesso in Slovenia diventa un legno di risonanza molto ricercato per strumenti musicali.

E’ un discreto combustibile.

Impiegato come ornamentale.

Curiosità: L’Acero montano, ha elevata facoltà pollonifera se ceduato, un rapido accrescimento giovanile che gli permette di colonizzare alte erbe, cespugli e rovi; preferisce terreni fertili e profondi anche di matrice calcarea, anche argillosi purché non compatti; è mediamente sciafilo da giovane ha crescita monopodiale tutta la vita tranne nei rami che portano fiori apicali che formano dei dicasio.

Per i semenzali l’entrata in dormienza è accelerata dal giorno corto ma non può essere inibita per lungo tempo dal giorno lungo; per uscire dalla dormienza ha bisogno di un ciclo di basse temperature e poi di essere tenuto a giorno lungo.

 

Attenzione: Le applicazioni farmaceutiche e gli usi alimurgici sono indicati a mero scopo informativo, decliniamo pertanto ogni responsabilità sul loro utilizzo a scopo curativo, estetico o alimentare.

 

Di Graziano Propetto

Fonte: http://www.floraitaliae.actaplantarum.org/viewtopic.php?t=452

 

Foto RETE

 

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