Un libro per amico: “Guai ai Poveri. La faccia triste dell’America”

 

Un libro accorto e dettagliato svela uno dei più scoraggianti lati oscuri del Paese delle grandi opportunità per tutti: “Guai ai Poveri. La faccia triste dell’America” (GruppoAbele, 2017, 14 euro), di Elisabetta Grande, affronta la storia di 40 anni di crescita inesorabile della povertà più crudele

 Il diritto americano, dagli anni ’70 fino a oggi, ha sistematicamente e scientemente ostacolato, e poi nascosto, i suoi poveri. Nessuno sconto a chi dorme, mangia, vive per strada. I senzatetto negli Stati Uniti sono 1/3 dell’intera popolazione americana, ma nessuno li deve vedere.

Nessun diritto per gli homeless. Si chiama “Reato contro la qualità della vita”, in Usa, la colpa di chi non ha nulla e vive per strada. E gli homeless d’America, ostacolati da leggi e società, vivono la loro condizione in uno stato psicologico spesso autolesionista, per il quale alcuni credono di meritare l’ostracismo perché “colpevoli” di aver perso lavoro, casa, famiglia, vita. Elisabetta Grande insegna Sistemi giuridici Comparati all’Università del Piemonte Orientale e pubblica un libro dalla forma maneggevole. Il contenuto, però, affronta dati, cifre, una serie infinita di emendamenti giuridici e storie personali che testimoniano la povertà crescente, inarrestabile, preoccupante degli Usa. Nel Paese dove vive il 41% delle persone più ricche dell’intero pianeta, 1/3 della popolazione (105.303.000 di persone) fa fatica a far fronte ai bisogni più elementari. Un sistema sociale drammatico e farraginoso, quello americano.

Gli anni ’70, il punto di non ritorno per i poveri in Usa. Ma quando inizia, più o meno, il tracollo dei poveri d’America? L’autrice parte dagli anni ’70, con la trasformazione e la crisi dell’industria manifatturiera statunitense, che in alcuni Stati porta a un vero sfacelo per i lavoratori, cui il sistema sindacale non ha fatto fronte. Da qui, la Grande individua altri campanelli d’allarme della crescita della povertà Usa nella selvaggia liberalizzazione del mercato, (con la trasformazione da economia industriale a economia di servizi, a scapito dei lavoratori meno qualificati) e nell’abbassamento delle barriere tariffarie del commercio. E’ così che il Paese più ricco del pianeta ha cresciuto un numero altissimo di poveri e poverissimi, in un sistema sociale che teme, rifiuta, nasconde ai suoi stessi occhi chi non ha nulla, perché la legge glielo consente.

Un diritto che agevola i ricchi. Il sistema legislativo americano, dunque, invece di tutelare l’intera società che dirige, ha sistematicamente penalizzato i suoi homeless (termine nato nel 1981, racconta il libro, o visible poors, poveri di strada), fino a renderli i primi “nemici” dell’America. “Il diritto americano – spiega Elisabetta Grande – offre aiuti e sconti ai più ricchi, sotto forma di impressionanti riduzioni fiscali o di agevolazioni per l’acquisto della prima casa, che sono tanto più consistenti quanto più alto è il valore dell’abitazione. Un sistema giuridico al servizio del più forte, al funzionamento del quale (per via della sostanziale regressività del sistema fiscale) egli contribuisce poco, ma di cui fa ampio uso ai danni del più debole. Chi più ha, infatti, più si rivolge al diritto e alle sue istituzioni per ottenere tutela dei suoi averi, a differenza di chi non ha nulla”.

Il diritto alla casa escluso ai poveri. “Volendo rimanere sulla cruciale questione della possibilità di mantenere un tetto sulla propria testa – continua l’autrice – la recente storia degli sfratti negli Stati Uniti (che oggi, a differenza di un tempo, vengono eseguiti non in ragione di centinaia o di migliaia, ma addirittura di milioni all’anno), lo testimonia. Sono i proprietari di casa (nel 90 % dei casi possono far conto su di un avvocato) a far ampio uso delle corti di giustizia per mandare via gli inquilini più deboli (che invece per il 90 %non possono permettersi una difesa). E sono sempre i proprietari, vieppiù coincidenti con potenti attori globali, a girare a proprio favore le mille pieghe delle norme, nel cui spazio si annidano le vie più subdole per liberare gli alloggi che saranno così pronti per essere riaffittati a cifre più alte ad attori del mercato più abbienti. E che cos’è d’altronde la teoria statunitense della blighted property, che consente di espropriare, magari a vantaggio di una grande corporation,  chi non ha la possibilità di ristrutturare la propria casa, che quindi si degrada, se non una dottrina che consente al forte di usare il diritto e le sue istituzioni contro il debole?”.

Le persone, le famiglie, i bambini senzatetto aumentano. Il libro è denso d’informazioni sul crescente degrado sociale che l’America occulta a se stessa e al mondo, dal momento che pochi Media si occupano della questione povertà negli Stati Uniti, mentre trascorrono settimane a domandarsi perché non siano stati in grado di prevedere la vittoria di Trump. Il libro di Elisabetta Grande, al contrario, affronta in modo sistematico una questione che non riguarda solo principii e concetti, ma persone reali, come Jennifer, Scott, Rae, homeless per necessità: “A differenza del clochard ubriacone, maschio, bianco e vecchio che rispecchiava lo stereotipo non solo letterario dell’ homeless, la popolazione dei senzatetto è oggi formata in grande misura da famiglie e la categoria di homeless in maggior crescita è quella dei bambini”. Il libro dice che sono 2 milioni e mezzo i bambini senzatetto minori: 1 ogni 30 bambini americani, in aumento, dal 2007 del 64%

di MARTA RIZZO

Fonte: http://www.repubblica.it/solidarieta/volontariato/2017/03/13/news/l_america_non_e_un_paese_per_poveri-160488653/?refresh_ce

Foto RETE

Ti potrebbero interessare:

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

Close