In Calabria, LA TERRA DI ALVARO (video)

Ma a inoltrarsi appena fra gli speroni dei monti, sulla striscia del torrente, si vede la montagna che nasce tra la valle animarsi della sua vita segreta, e sembra di udir le voci di tutte le, sorgenti che scaturiscono da essa. Si rivelano i paesi coi loro fiocchi di fumo, le voci disperse, i suoni intermessi, la voce soprana delle campane. È una vita alla quale occorre essere iniziati per capirla, esserci nati per amarla, tanto è piena, come la contrada, di pietre e di spine.

Ora la strada cui lavorano da vent’anni sta per bruciare all’arrivo con l’ultima mina. Già arriva qualche forestiero dove arrivava soltanto qualche carabiniere in occasione di qualche delitto, o il merciaio ambulante che raccatta gli stracci e compera i capelli che le donne nascondono nei buchi dei muri. Ancora i puledri col monello a bisdosso cavalcano pel sentiero secolare, e i buoi portano dall’alta montagna i tronchi d’albero legati a una fune trascinandoli in terra senza carro. È un fatto che qui manca la nozione geometrica della ruota. Ma per poco ancora.

Come al contatto dell’aria le antiche mummie si polverizzano, si polverizzò così questa vita. E una civiltà che scompare, e su di essa non c’è da piangere, ma bisogna trarre, chi ci è nato, il maggior numero di memorie. La liberazione del reame delle Due Sicilie trovò qui un ordine stabilito da secoli. Il parapiglia che avvenne col riordinamento dei beni demaniali, ingrossò alcune fortune già pingui. Il paese rimase quello che era: un agglomerato di case rustiche composte di una stanza a terreno, con la terra naturale per impiantito, la roccia per sedile e per focolare, intorno a una sola casa nobile con portici, stalle, cucine, giardini, servi. Il popolo si agitava e si affannava intorno a questa casa che era attigua alla chiesa, e dove era tutta la ricchezza, tutto il bene e il male del paese.

Alvaro, GENTE IN ASPROMONTE, Garzanti

Foto RETE

 

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