La catastrofe annunciata

La deregulation dell’informazione (in mano al capitale finanziario, o direttamente o attraverso il ricatto della pubblicità) ha reso difficile distinguere le fake news dalle notizie attendibili, a maggior ragione quando riguardino il futuro. Capisco dunque che i piddini o liberi e uguali, per non parlare dei berlusconiani, possano essere sinceramente convinti che le riforme volute dal governo portino il paese alla rovina, come annunciato e programmato da Juncker, Moscovici e L’Espresso. E capisco che i pentastellati possano credere il contrario per fede nelle capacità di De Maio o per disperazione. Ma come stabilire, in attesa del responso della Storia, chi abbia ragione? 


Alla fine, non credo che abbia importanza: i destini manifesti sono sempre illazioni o propaganda e sempre sono esistiti profeti al servizio del potere, a far accettare concrete prepotenze e soprusi con promesse o minacce di eventi mai realizzatisi. Non resta dunque che basarsi sulle dichiarazioni programmatiche dei diversi partiti, sulle loro visioni della società e della vita. Nell’Italia di oggi due campi mi sembrano identificabili. Da un lato ci sono coloro che apertamente sostengono che la politica e la morale debbano inginocchiarsi davanti alla finanza e che ai popoli non resti che piegarsi, per necessità o convenienza, ai ricatti dei miliardari e delle loro multinazionali. Sono quelli che hanno voluto l’euro perché avrebbe portato prosperità a tutti e se poi non lo ha fatto, bè non si può tornare indietro; sono quelli che hanno voluto i megacentri commerciali e le grandi catene e l’apertura dei negozi di domenica per risparmiare qualche lira, e adesso si ritrovano con prodotti scadenti, impieghi precari e sottopagati, un ambiente degradato e una classe media impoverita, ma si sa, è la legge del Mercato; sono quelli che si apprestano ad accogliere l’intelligenza artificiale, che priverà tanti del lavoro e tutti della democrazia, ma che volete, il progresso tecnologico non si può fermare. 


Sul fronte opposto ci sono coloro che ritengono che ai ricatti non si ceda mai, neppure se fatti in nome di Dio, figuriamoci del mercato o della tecnologia o della finanza. Pur sapendo bene che non si tratta di bluff e che nel breve termine subiremmo rappresaglie economiche: perché i ricchi pur di non diminuire i loro profitti sono disposti a distruggere interi paesi, a ridurre alla miseria interi popoli, come hanno fatto con la Grecia, con il Brasile, finché non pieghino la testa.

Appartengo a questo campo e pur di non piegare la testa sono disposto a lottare, a fare rinunce e sacrifici, a combattere, a vendere a caro prezzo la mia eventuale sconfitta. Non per fanatismo o puntiglio: semplicemente perché chi si fa servo lo rimarrà per sempre e il poco che credeva di salvare con la sottomissione o l’indifferenza gli verrà tolto. Come diceva Machiavelli, “non si debbe mai lasciare seguire uno disordine per fuggire una guerra, perché la non si fugge ma si differisce a tuo disvantaggio”.

Di Francesco Erspamer

Dalla pagina Fb dell’autore

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