Da dove nasce la leggenda della “O” di Giotto? Il grande pittore trecentesco ha sempre e solo dipinto nella vita? Che carattere aveva? …

ERA BRUTTO – Giorgio Vasari, sulla base di una descrizione del Boccaccio, che era un amico di Giotto, dice di lui che “non c’era nessun uomo più brutto nella città di Firenze”. Giotto era un maschio assai virile, alto un metro e cinquantotto centimetri, appena zoppicante per una caduta da giovane, dalla testa grossa e rozzamente squadrata per la fronte sfuggente, con l’occhio sinistro più piccolo del destro e il collo taurino. Ma la capacità cranica di Giotto era superiore alla media di circa 200 centimetri cubi. Del resto della bruttezza fisica di questo genio parlavano anche contemporanei.

L’INGANNO DELLA MOSCA – Si racconta che il giovane Giotto quando era ancora a bottega presso Cimabue, dipinse una mosca sul naso ad una figura creata dal maestro e che Cimabue si accorse dello scherzo, solo dopo aver fatto più volte il gesto con la mano per mandarla via.

DI UMILI ORIGINI – Giorgio Vasari racconta che Giotto aveva umili origini. Era un pastorello, amato da tutti coloro che lo conoscevano e con un grande talento che Cimabue scoprì per caso, osservando i disegni realizzati da Giotto su una roccia. Le pecore disegnate erano così realistiche che Cimabue chiese al padre di prendere il ragazzo come apprendista.

GIOTTO E IL POPOLO – Si narra che il re Roberto d’Angiò chiese a Giotto di dipingergli il suo reame ed egli lo raffigurò come un asino che pur avendo già un basto sul dorso, ne fiutava un altro desiderandolo; allora il re gli chiese cosa significasse quel dipinto e Giotto rispose: “L’asino è il popolo, porta il vostro governo sulla schiena e ne desidera un altro non capendo che sarebbe uguale al vostro.”

LA LEGGENDA DELLA “O” DI GIOTTO – Si dice che papa Bonifacio VIII, nell’atto di bandire il Giubileo del 1300, fosse alla ricerca di un artista a cui commissionare il proprio ritratto, e che gli fosse stato suggerito il nome di Giotto di Bondone, il quale si era già distinto per l’affresco Storie del vecchio e nuovo testamento, realizzato nella basilica di S. Francesco di Assisi, e per il Crocifisso di S. Maria Novella a Firenze. Durante l’incontro con il fiduciario del papa, Giotto, per dar prova delle proprie abilità, disegnò un cerchio su una tela. La semplice, ma perfetta, opera bastò a Bonifacio VIII per comprendere le qualità dell’artista.

ATTACCATO AL DENARO – Alcuni documenti rivelano che l’attività di pittore non era l’ unica fonte di guadagno di Giotto. Apprendiamo che arrotondava i suoi introiti noleggiando telai a tessitori poveri che non erano in grado di acquistare lo strumento di lavoro. E si sospetta persino che esercitasse il prestito a usura. In una occasione si fece garante di un prestito, e quando il debitore non pagò, Giotto venne in possesso di una parte dei suoi beni, corrispondente all’ammontare del debito.

UOMO DALLA BATTUTA PRONTA – Un brano del Decameron di Boccaccio mette in evidenza un ulteriore aspetto del carattere di Giotto. Nella V novella della VI giornata il giurista Forese da Rabatta, dice più o meno così: «Senti Giotto, se adesso ci venisse incontro un forestiero che non ti avesse mai visto, vedendoti così brutto penserebbe che tu sei il migliore pittore del mondo?» Giotto risponde pungente: «Sì, se guardando voi, penserebbe che sappiate l’abicì».

Al di là delle battute salaci, in realtà il brano di Boccaccio ci offre preziose informazioni. Ci dice che Giotto era considerato «il miglior dipintor del mondo» e ci conferma che era uno spirito vivace e pronto alle battute (lontano dunque dal cliché ottocentesco di artista solitario, introverso e incompreso).

Fonte: https://libreriamo.it/curiosiamo/giotto-7-cose-che-non-tutti-conoscono/?fbclid=IwAR2L45LGkeCvI9F5dYbaCfCUFM9QFLzorG8WSl7HhSp5ZF7ueoJuO4jPZIQ

Foto RTETE

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