FEBBRAIO, i proverbi del mese

Scorpari

Tra i proverbi tradizionali, sorti in un’economia contadina, febbraio non è molto apprezzato: «Febbraio, corto e amaro» oppure «Febbraio, febbraietto, corto e maledetto» o «Febbraiuzzo peggio di tutto», si diceva quando le provviste erano giunte agli sgoccioli, le bestie erano ormai poche e malridotte per il poco fieno rimasto e, quindi, bisognava «sbarcare il lunario» fino alla primavera.

Tuttavia «Se febbraio non isferra, marzo mal pensa» cioè, se il mese di febbraio non si scatena sbizzarrendosi col maltempo, sarà il mese successivo a compensarlo. Letteralmente «isferrare» deriva da «ferrare», usato in senso metaforico come nel proverbio «Febbraio, ferra l’acquaio», cioè congela l’acqua nelle tubature. Un altro proverbio meno criptico sostiene che «Se febbraio non febbreggia, marzo matteggia».

I contadini al ghiaccio preferiscono la pioggia: «Pioggia di febbraio, empie il granaio», ossia aiuta il grano a cestire e a uscire per tempo. A questo proverbio fa eco un altro: «Se di febbraio corrono i viottoli, empi di vino e olio tutti i ciottoli» dove «corrono i viottoli» è la metafora della pioggia che scorre veloce per i sentieri.

Ma nel secondo mese dell’anno le giornate si allungano sensibilmente sicché si dice anche: «Febbraio, il sole in ogni ombraio» perché cominciano a filtrare i raggi di sole nei luoghi che sono rimasti all’ombra da novembre. La terra, che sembrava addormentata nel letargo invernale, comincia a risvegliarsi. «Favrér, la tèra in caldér », febbraio, la terra in calore, sostiene un proverbio romagnolo che ne richiama un altro calabrese: «Frivaru, la frevi ‘nta la terra», febbraio, la febbre dentro la terra. È come se si accendesse un fuoco ctonio, quel fuoco che bene simboleggiavano le candele accese una volta alla festa della Candelora alludendo al risvegliarsi della vita nelle erbe e nelle piante.

Fonte: LUNARIO, di A. Cattabiani – Oscar Mondadori

A febbraio ad Orsomarso si ripetevano questi proverbi:

Frivaru curtu e amaru

Frivaru levir’i vicchji ru fucularu

Frivaru sparta paru (giorno e notte hanno la stessa durata)

U jurnu ri santu Biasu ogni mancu u soli trasa.

Pa Cannilora ru virnu simu fora

Prima ri Natali né friddo né fame, roppu Natale friddo e fame

ALTRI DETTI

Nisciunu ti ricia laviti a faccia ca sì cchiù bellu ri mia.

A littu strittu curchiti ‘n minzu.

Nun si rona a lanterna ‘n manu u cicatu.

Cu tena lingua va in Sardigna

I patri u fucularu i figghi u munnizzaru

U figghiu mutu sulu a mamma u capiscia 

Cu guagliuni ti curchisi? E pisciatu ti trovisi

COSECUSEDDE

Sutta a ‘na cammisa c’è ‘na cosa tisa tisa

(Migghio)

 

C’è ‘nu magnificu stivali, 

bellu, grannu e fattu justu,

chi nisciunu ha cavuzatu;

senza sola nì tumaia, 

nun l’ha fattu ‘nu scarparu.

Chi j’è?

(L’Italia)

 

FILASTROCCA

Luna, luna nova

nun t’agghiu vistu ancora

e mo chi t’agghiu vistu

sutta alli peri ri san Francisco

 

CREDENZE POPOLARI

Non si augura buona fortuna al pescatore;

Perdere la fede nuziale porta infelicità alla coppia; va riacquistata e dovrà essere infilata all’anulare dal partner, come durante il rito nuziale.

Trovare un ago porta sfortuna specialmente se provvisto di filo.

Porta fortuna incontrare una persona di sesso opposto la mattina di capodanno 

 

Foto: ORSOMARSO – Scorpari

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