Settimana santa – Si comincia con la Domenica delle Palme.

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I Fratelli delle due Confraternite, della Madonna del Rosario (Viaravita) e del SS. Sacramento (Viabascia), si preparavano alle funzioni della Settimana santa durante tutta la Quaresima [lat. eccles. quadragēsĭma, femm. sostantivato dell’agg. quadragēsĭmus «quarantesimo»; quindi quarantesimo giorno prima di Pasqua]. La mattina presto, vestiti con la tunica bianca, la mantellina rossa e recitando litanie, andavano in chiesa per il rosario.

I ragazzi da settimane erano alle prese con le carrozze (raganelle). Ce n’erano di varie dimensioni. Quelle piccole erano fatte, in genere, con un pezzo di canna e l’estremità d’un rocchetto di legno, quelle più grandi avevano una cassa ed un rullo dentellato. Producevano un suono molto forte.

Nonni e papà si davano gran cura nel procurare a parma. Alcune venivano abbellite con piccole creazioni di germogli di palma e caramelle. La chiesa ne era piena. Ce n’erano di imponenti. All’uscita della messa potevano trasformarsi in strumenti contundenti per via delle caramelle, che qualcuno tentava di fregarsi. I più previdenti, già prima di andare a messa, si mangiavano le caramelle e nelle cartine avvolgevano pietruzze.

Il compito di procurarmi la palma se lo prendeva mio nonno Salvatore. Andava la mattina presto u Jardino, dove aveva un pezzo di terra, e ne portava a casa più di una.

Le donne avevano il loro da fare per abbellire u lavuru (grano germogliato nell’ombra) con fiori di Pasqua, nastrini colorati e qualche figurina, prima di portarlo in chiesa. Serviva per adornare u sabburco.

La Settimana santa era sentitissima in paese. Era il cuore dell’anno liturgico. In essa si mischiavano cose diverse. Nelle vicende del Cristo tanti poveri cristi vedevano riflessi i propri patimenti quotidiani, la propria via crucis nel portare avanti un’esistenza fatta di miseria, in balia di poteri sconosciuti, esposta ai venti gelidi dell’imprevisto. Quand’ero ragazzo nei primi anni Cinquanta, con mia madre in chiesa il venerdì santo, vedevo il volto di qualche donna che si rigava di lacrime durante la liturgia.

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