Le più comuni 11 piante velenose della nostra flora

In Italia il Tasso è diffuso soprattutto nelle zone montane (vedi il Monte Capanne sull’Isola d’Elba e la Riserva Naturale guidata Zompo lo Schioppo, in provincia dell’Aquila) e in Sardegna (all’interno della Foresta Demaniale Monte Pisanu).

Diverse specie della nostra flora sono piante più o meno pericolosamente velenose e, tra queste, tutte le piante medicinali cosiddette “eroiche” dotate cioè di un’azione farmacologica molto mirata e sicuramente efficace, ma che si deve accompagnare alla conoscenza accurata delle possibili applicazioni terapeutiche e delle dosi da utilizzare.

Le 11 piante velenose più comuni della nostra flora

Le piante medicinali per la loro attività sull’organismo devono essere infatti impiegate solo attraverso specifiche preparazioni farmaceutiche; ed è anche necessario che vengano rigorosamente somministrate solo sotto controllo medico e pertanto sono escluse dall’uso erboristico, poiché possono essere pericolose.

L’aconito napello (nome scientifico Aconitum napellus) Il nome del genere (“Aconitum”) deriva dal greco akòniton (= pianta velenosa). La pianta infatti risulta conosciuta per la sua alta tossicità fin dai tempi dell’antichità omerica.

Aconito: è forse la pianta più velenosa della nostra flora selvatica, cresce comunemente nei Pascoli delle regioni alpine ed è una pianta perenne. I fiori viola-blu sono facilmente riconoscibili, raccolti in una lunga pannocchia ed hanno una forma che ricorda un elmo. Tutta la pianta è decisamente velenosa e l’ingestione di parti di essa potrebbe diventare addirittura mortale.

(Atropa belladonna)  Il nome deriva dai suoi letali effetti e dall’impiego cosmetico. Atropo era infatti il nome (in greco: Ἄ-τροπος, cioè in nessun modo, l’immutabile, l’inevitabile) di una delle tre Moire che, nella mitologia greca, taglia il filo della vita, ciò a ricordare che l’ingestione delle bacche di questa pianta causa la morte.

Belladonna: altra tipica pianta velenosa della tradizione italiana famosa per essere impiegata nelle corti medioevali e rinascimentali per uso decorativo. Le foglie sono grandi e ovali, i fiori non molto appariscenti di colore porporino, il frutto è una bacca nera avvolta dal calice floreale di cinque lobi. Tutta la pianta è molto velenosa.

Il colchico d’autunno (Colchicum autumnale – L.1753) o falso zafferano, è una piccola pianta bulbosa erbacea autunnale, velenosa, dai vistosi fiori color rosa-violetto appartenente alla famiglia delle Liliaceae.[1]

Colchico: un fiore che siamo abituati a notare durante le escursioni in montagna per la sua eleganza che ricopre i pascoli nella stagione autunnale. È un piccolo bulbo sotterraneo da cui fuoriescono le foglie in primavera-estate ed i fiori in autunno. I piccoli fiori spuntano direttamente dal terreno, di colore rosa tenue. Tutta la pianta ed anche i suoi semi sono estremamente velenosi.

La cicuta maggiore (Conium maculatum L.1753
) è una pianta erbacea della famiglia Apiaceae; originaria dell’Europa, è a ciclo biennale e può crescere fino a 1 800 m.
Comunemente nota come cicuta, nella storia della Grecia antica è ricordata per aver cagionato la morte per avvelenamento del filosofo Socrate che, accettando lʼingiusta condanna, l’assunse in forma di infuso. Comunque, sulla base dei sintomi descritti da Platone nel Fedone, è probabile che Socrate avesse bevuto una mistura di veleni composta di cicuta, oppiodatura e addolcita con miele e vino

Cicuta: la cicuta è una pianta che cresce comunemente in tutta Italia, non è per niente difficile trovarla. Ha piccoli fiori di color bianco. La pianta può raggiungere i due metri di altezza. Tutte le sue parti sono molto velenose.

La digitale rossa (nome scientifico Digitalis purpurea  è una pianta erbacea e perenne dai grandi fiori purpurei, appartenente alla famiglia delle Plantaginaceae. Il primo studioso ad introdurre il nome del genere (Digitalis) fu il botanico e fisico germanico Leonhart Fuchs (17 gennaio 1501 – 10 maggio 1566); il termine significa “ditale” e indubbiamente il fiore ricorda questo utile oggetto

Digitale: è una delle più importanti piante medicinali per la sua azione specifica sul cuore. Proprio per l’efficacia dei suoi principi attivi è estremamente tossica.

Il giusquiamo nero (Hyoscyamus niger L.) – Il giusquiamo è una pianta tossica e velenosa con effetti psicoattivi. L’azione del giusquiamo è data dalla presenza di alcaloidi che provocano allucinazioni e delirio. L’azione psicoattiva del giusquiamo è stata sfruttata dagli sciamani, dai veggenti e dai profeti ma si tratta di una pianta molto pericolosa, la cui assunzione può provocare la morte.

Giusquiamo: pianta erbacea di aspetto non molto gradevole, raggiunge il metro di altezza con foglie ampie avvolte intorno al fusto molto pelose e vischiose. I fiori sono giallastri e percorsi da una fitta venatura violacea. Il frutto è una bacca di colore nero. Tutta la pianta e’ molto velenosa.

Il lauroceraso (Prunus laurocerasus è un arbusto sempreverde della famiglia delle Rosacee. Il nome specifico fa riferimento a laurus (alloro) e cerasus (ciliegio), per la somiglianza delle foglie con quelle dell’alloro (laurus nobilis).

Lauroceraso: arbusto ornamentale e spesso coltivato a scopo decorativo. Foglie lucenti e sempreverdi con fiori in piccole spighe di un bel colore bianco-giallo e rivestono alla fioritura tutta la pianta. I frutti sono piccole bacche di color nero violaceo. Tutta la pianta è velenosa ma in particolare le sue foglie.

Il mughetto (Convallaria majalis  è una pianta erbacea perenne, velenosa e rizomatosa, appartenente alla famiglia delle Asparagaceae

Mughetto: tipica specie del sottobosco che cresce in luoghi umidi ed ombrosi. I suoi fiori sono rivolti tutti nella stessa direzione, il frutto è  una bacca di colore rosso vivo. Tutta la pianta è velenosa.

L’oleandro (Nerium oleander è un arbusto sempreverde appartenente alla famiglia delle Apocynaceae, unica specie del genere Nerium[1]. È forse originario dell’Asia ma è naturalizzato e spontaneo nelle regioni mediterranee e diffusamente coltivato a scopo ornamentale.

Oleandro: specie spontanea delle regioni del sud Italia, coltivata a scopo ornamentale.

Lo stramonio comune (Datura stramonium L.) è una pianta a fiore appartenente alla famiglia delle Solanacee (Angiosperme Dicotiledoni).
Come altre specie del genere Datura (Datura inoxiaDatura metel etc.) è una pianta altamente velenosa a causa dell’elevata concentrazione di potenti alcaloidi, in particolare la scopolamina, presenti in tutti i distretti della pianta e soprattutto nei semi.

Stramonio: è una erbacea annuale che raggiunge grosse dimensioni con un fusto cilindrico cavo, nero violaceo, grandi foglie ovali e fiori grandi  costituiti da una grande campana allungata rivolta verso il basso di colore bianco. La pianta è molto velenosa.

Il tasso (Taxus baccata è un albero dell’ordine delle conifere, molto usato come siepe ornamentale o pianta isolata potata secondo i criteri dell’ars topiaria. È conosciuto anche con il nome di «albero della morte».

Tasso: albero sempreverde, presente in tutta Italia spontaneo o coltivato nei giardini a scopo ornamentale. Foglie piccole e appuntite disposte a spirale ma ripiegate sul proprio picciolo. Il frutto è una bacca carnosa di colore rosso  Tutta la pianta è velenosa ma in particolare lo sono il frutto e il piccolo seme in esso contenuto.

Naturopata ANGELA GIMELLI

Fonte: https://www.naturopataonline.org/rimedi/11-piante-velenose-da-conoscere/

FOTO: Rete

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2 Replies to “Le più comuni 11 piante velenose della nostra flora”

  1. Dino ha detto:

    Una piccola osservazione: il frutto del tasso non è velenoso, per questo è rosso e attrattivo per gli uccelli che se ne cibano senza problemi. Mentre il seme (solo se masticato: infatti passa nell’intestino degli uccelli senza causare danni) e il resto della pianta lo sono.

  2. Nirvana ha detto:

    Bravo, volevo proprio correggere, come te!

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