Il miglio

Generalità

Il miglio è un cereale privo di glutine. Si tratta di una pianta erbacea appartenente alla famiglia delle Graminacee (Poaceae), Genere Panicum, Specie miliaceum; la nomenclatura binomiale del miglio è quindi Panicum miliaceum.

Il miglio ha caratteristiche di annualità e, in Italia, la sua coltivazione è di tipo marginale. E’ commestibile tanto quanto gli altri alimenti della stessa categoria ma, per ragioni essenzialmente culturali, è destinato principalmente alla nutrizione animale; va comunque sottolineato come di recente vi sia una lenta inversione di tendenza, con aumento del consumo di miglio da parte della popolazione umana (settore dietetico e del benessere).

Descrizione

La pianta del miglio è erbacea; ha un fusto tendenzialmente tenero ma rigido alla base, poco prima delle radici. Il miglio è organizzato in diversi steli, foglie e fiori; generalmente raggiunge il metro/metro e mezzo di altezza.

Le foglie del miglio sono affusolate (massimo un centimetro di larghezza), di color verde chiaro e tendono ad ingiallire solo al termine del ciclo vitale. I fiori sono organizzati in infiorescenze simili al “ciuffo” del mais, lunghe circa 20cm. Ogni infiorescenza origina diverse spighe di piccole dimensioni (circa 4cm) che alloggiano solo un paio di fiori. Dai fiori evolvono i frutti (cariossidi, all’interno delle quali sono contenuti i semi propriamente detti); questa granaglia ha una forma sferica e leggermente allungata, mentre il colore è tendenzialmente grigiastro (chiaro o scuro). Le cariossidi del miglio sono di dimensioni estremamente ridotte (circa 7 volte in meno di quelle del frumento).

Cenni di coltivazione

Il miglio non richiede grosse quantità d’acqua ma necessita un clima più caldo rispetto alla media dei cereali. Ha ciclo annuale di tipo primaverile – estivo e la semina avviene, più o meno, nei mesi di aprile o maggio, con raccolta dopo 120 giorni. Il miglio viene spesso impiegato nel completamento dei cicli annuali in seguito a coltivazioni invernali; non richiede una terra particolarmente ricca o grassa e sono sufficienti livelli medio – bassi di azoto e sali minerali. Quando destinato all’alimentazione umana, il miglio va tagliato prima della completa maturazione e lasciato essiccare prima della trebbiatura. La resa del miglio è di circa 1-2 tonnellate per ettaro.

Origine

Oggi il miglio colonizza quasi tutto il pianeta. Proprio grazie alla sua rusticità si adatta facilmente a molti tipi di terreno, purché il clima sia caldo e/o temperato; anche grazie a questa caratteristica, il miglio è stato uno dei primissimi cereali ad essere sfruttati dall’uomo in agricoltura.

Le terre native del miglio sono ancora oggetto di controversie ma, con tutta probabilità, dovrebbero essere comprese nel continente Asiatico (India o Medio Oriente). Non è raro che il miglio sorga spontaneo nei terreni incolti; si presta notevolmente ai suoli aridi o quasi desertici e costituisce una delle principali risorse alimentari del terzo mondo.

Storia

Il miglio si è diffuso dai luoghi di origine a partire dall’epoca preistorica, verosimilmente in concomitanza delle grandi migrazioni. I reperti archeologici risalenti all’età della pietra lo collocano in diverse zone dell’Asia e dell’Europa (anche in Italia), ma solo con l’epoca Romana e ancor più nel Medioevo arrivò a costituire una fonte di sostentamento primaria per la popolazione.

Come molti altri cereali, anche il miglio fu scalzato dalle coltivazioni di frumento (più redditizio e predisposto alla panificazione). Nel “Bel Paese”, fin dal XIV secolo d.C., col miglio si preparava una sorta di minestra densa (polenta); ciò avveniva molto prima dell’importazione del mais (100 anni più tardi) e dell’invenzione della relativa polenta veneto-friulana (altri 100 anni più tardi).

Oggi il miglio è considerato un cereale povero e, come detto sopra, la sua coltivazione è parecchio inferiore a quella del frumento; nel vecchio e nei nuovi continenti viene coltivato (in modeste quantità) soprattutto come fonte alimentare per certe piccole specie aviarie.

Anche nel settore dell’allevamento destinato all’alimentazione umana (carne, latte e uova), il miglio risulta meno produttivo di altri cereali, comunque molto economici (ad es. mais e sorgo). Solo nelle zone più aride del globo, il miglio supporta ancora direttamente (ma in maniera parziale) l’alimentazione degli esseri umani.

Il miglio in cucina

Il miglio può essere utilizzato come qualunque altro cereale grezzo.

Se fatto bollire, si presta moltissimo alla formulazione di una “polenta grossolana” (progenitrice della polenta di mais).

E’ spesso presente nelle zuppe miste di cereali o cereali e legumi (anche da agricoltura biologica) e non mancano alimenti dietetici per celiaci a base di miglio puro o mescolato ad altri cereali misti. Come molti altri prodotti poco conosciuti, il cereale rientra anche tra gli ingredienti della cucina macrobiotica, di quella vegana ecc.

Col miglio si possono anche confezionare dolci tipo “croccante” (con caramello). Tradizionalmente, soprattutto nelle regioni africane, la farina di miglio è utilizzata per la produzione di alimenti simili al pane non lievitato; anche il seme intero, cotto al naturale, rappresenta un primo piatto tipico delle suddette aree.

Solo in alimenti dietetici addizionati (utili alla lievitazione), il miglio può essere impiegato nella panificazione. La shelf-life della farina NON trattata è piuttosto breve a causa della buona presenza di acidi grassi ossidabili.

I semi di miglio possono essere reperiti in commercio sia integrali che decorticati.

Caratteristiche nutrizionali

Innanzitutto, il miglio è un cereale che NON contiene glutine e si presta all’alimentazione del celiaco. D’altro canto, alcuni sostengono che il miglio possa contenere delle molecole (forse) in grado di compromettere la sintesi degli ormoni tiroidei; in assenza di dati più specifici, ci limiteremo a tenere in considerazione tale affermazione ma sempre “col beneficio del dubbio” poiché, in seguito al trattamento termico ed alla digestione, la maggior parte delle molecole peptidiche, glucidiche e lipidiche (prima biologicamente attive) dovrebbe essere demolita.

Il miglio ha un apporto energetico piuttosto alto e sovrapponibile a quello degli altri cereali secchi. La porzione proteica è carente e quella lipidica, seppur maggiore rispetto a molti altri, non è particolarmente influente. L’energia apportata dal miglio deriva principalmente dai carboidrati complessi.

Il contenuto in fibre è notevole; per quel che concerne le vitamine ed i sali minerali, l’INRAN non mette a disposizione molte informazioni dettagliate; si evidenziano comunque ottimi apporti di ferro e di fosforo.

Di Riccardo Borgacci

Fonte: https://www.my-personaltrainer.it/alimentazione/miglio.html

FOTO: Rete

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