«LA CABINA TELEFONICA CON L’ARIA CONDIZIONATA»

Fino agli anni Novanta il Consiglio regionale calabrese pubblicava un mensile, CALABRIA. Era “filogovernativo”, ma aveva una sua dignità. Teneva aggiornati sull’attività del governo regionale e in più aveva anche spazi di cultura. Era utile. Ad un certo punto è scomparso. Si disse, per fare economia. In realtà per restringere gli spazi di democrazia: meno si sa, più il manovratore dorme sonni tranquilli.

Il testo che segue è una mia lettera, pubblicata da CALABRIA nel numero di febbraio del 1993, in risposta alle lagnanze di un Onorevole. La pubblico, perché rileggendola, malgrado siano passati molti anni, mi sono accorto che avrei potuto scriverla oggi.

«LA CABINA TELEFONICA

CON L’ARIA CONDIZIONATA»

Onorevole […], ho letto, sul numero dì dicembre di «Calabria», la sua lettera piena di «preoccupazioni». Le confesso: non è stata una novità. Una certa categoria di politici esiste in quanto esseri «preoccupati». Lo sappiamo. In questo caso, però, c’era dell’altro. Mi è sembrato (mi perdoni se sbaglio) che le sue «preoccupazioni» fossero una spia di cose poco edificanti, che conviene mettere in chiaro e delle quali è utile discutere.

Onorevole, la dico tutta e subito: lei è «preoccupato» non del turismo calabrese, ma di se stesso, per la pessima figura che fa come responsabile di un comparto la cui gestione non eccita nemmeno un venditore di noccioline.

Ragioni, Onorevole. Le sembra «cristianamente» (vocabolo suo) possibile che «Calabria», rivista del Consiglio regionale, a volte discutibile, ma perché troppo «ufficiale», possa avere «intenti persecutori» nei confronti di un settore che, come lei dice, dà da mangiare a migliaia di calabresi? E perché dovrebbe farlo?

Mistero.

Un passo indietro, Onorevole. Lei dice che nel numero di novembre «Calabria» ha mostrato una particolare «cattiveria a voler rappresentare con titoli ad effetto, altamente penalizzanti e strumentali» alcuni aspetti della realtà che lei dovrebbe gestire.

Verifichiamo.

Pag. 15 «Le Regioni si attrezzano per rilanciare il turismo»;

pag. 15 «Enit: confermati i fondi»;

pag. 17 «Risulta incagliata la legge sui parchi»;

pag. 19 «I soci del T,C.I. alla scoperta della Calabria»;

pag. 22 «Abbiamo trascorso settimane di sogno»;

pag. 24 «II parco Roccelletta non è fruibile ancora»;

pag. 25 «Un quadro molto fosco del Tirreno cosentino»;

pag. 33 «La risurrezione del Donnici»;

pag. 106 «Un premio affacciato sul mare pulito»;

pag. 123 «L’antica Sibari: mito e leggenda»;

pag. 124 «Vasi e ceramiche in mostra a Bisignano»;

pag, 128 «Catona in estate diventa polis»;

pag. 134 «Quella Calabria limpida nella pittura di Enotrio».

Onorevole, dove sono la «cattiveria», la «persecuzione », «l’immagine negativa», «i titoli ad effetto altamente penalizzanti»?

Onorevole, mi viene un dubbio atroce: lei «Calabria» non la legge. Chiaramente perché non ha tempo. Ma non la legge. Ed allora? Due o tre malignità mi ronzano per la testa. Io le butto lì, faccia lei.

Qualche cliente le avrà segnalato gli articoli «Se si moltiplicano le tangentopoli» di pag, 56; oppure «Esac: ente di sviluppo per affari e clientele» di pag. 78 , e lei si è risentito ed inalberato. Non credo che ce l’avesse con Francesco Cirillo per quello che dice a pag. 25. In caso contrario vorrebbe dire che lei l’Alto tirreno cosentino non lo conosce. Sempre a causa degli impegni, sia chiaro. Ma non lo conosce. Le sue incavolature, comunque, più che a «Calabria» avrebbe dovuto indirizzarle al sost. Procuratore Greco che, poveretto, ha cercato di far saltare qualche straccio.

Che fosse per l’articoletto di «bigliettopoli» di pag. 17?  No. Già come ipotesi è mortificante.

Onorevole, forse è meglio concludere.

Questa piccola vicenda spinge a meste considerazioni (che sono poi le ragioni di questa lettera). Io ne faccio solo tre:

1) II suo è un esempio, modesto, ma significativo, di un certo modo di intendere la politica. Parla di democrazia, ma di essa se ne autodefinisce garante, supremo interprete, al di sopra e al di fuori di qualsiasi vincolo. È preoccupato di definire i limiti entro i quali «gli altri» si devono muovere, e sta attento che nessuno sgarri. Le sue parole: «Mi auguro che le On.li S.L, si adoperano (meglio il congiuntivo, Onorevole; adoperino) che in futuro tale violazione di un sacrosanto principio di democrazia (!) non abbia a ripetersi» (!) sono illuminanti. Questo modo di intendere la politica ha prodotto lo sfascio delle istituzioni di cui siamo oggi testimoni, perché ha creato poteri occulti, corruzione, malgoverno.

2) «Taci, il nemico ti ascolta». Potrebbe essere il suo motto. L’immagine conta più della sostanza. Stravolgiamo la realtà, purché si faccia a fin di bene. In questo modo non si parlerà nemmeno delle responsabilità politiche, ma che importa (o importa?); lo facciamo per la gloria della Calabria. La sua lettera, Onorevole, mi ha fatto venire in mente un servizio del Tg regionale della Rai di E. Giacoia di un paio di anni fa. Questo signore doveva far vedere il nuovo modo di far turismo in Calabria. E per spiegarlo scoprì che a Scalea era stata installata una nuova cabina telefonica, con l’aria condizionata. Certo, se avesse mostrato le montagne di spazzatura che ammorbavano (ed ammorbano) l’aria, le sostanze di origine ben definita che rendevano (e rendono) più ricco il mare, la mancanza di strutture, gli effetti della speculazione edilizia, non sarebbe stato costruttivo, rassicurante, promozionale. Invece per cinque minuti, grazie a Giacoia, abbiamo potuto tirarci su il morale, consolarci: «Tutto va bene, signora la marchesa».

3) II sottosviluppo della Calabria ha molti padri e molte madri. La mancanza d’informazione va annoverata fra essi. II suo atteggiamento, Onorevole, spiega molte cose e non lascia ben sperare. Anzi. Non crede che noi cittadini saremmo più liberi e voteremmo con più cognizione di causa se sapessimo come è stata gestita la sanità in Calabria, a quali maneggi è stata sottoposta la forestazione, quale piano regionale è stato preparato per la salvaguardia del territorio e la lotta alla speculazione, come sono stati organizzati i trasporti, cosa è stato fatto per creare un’industria turistica moderna ed all’altezza della concorrenza e via lamentando?

Mi stia bene, Onorevole, e non se ne abbia a male.

Con ossequi.

Cosma Di Leone

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