PARMARIJA – Vigna ero e vigna sono

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‘Na vota c’erano due giovani. Erano marito e moglie. Avevano una piccola casa in campagna. Lui guardava le pecore di un gran signore, lei curava i campi attorno alla casa. Vivevano felici e contenti, come sanno fare due giovani innamorati.

Un giorno il marito partì presto per andare alla fiera di un paese vicino. Lasciò la moglie a letto che ancora dormiva. Sapendo che di lì a poco si sarebbe alzata, accostò la porta senza dare un giro di chiave. Un colpo di vento l’aprì.

Il figlio del Re, che era in giro per cacciare, vista la porta aperta, entrò per curiosare.  Vide sul letto la giovane che dormiva. Ne rimase abbagliato, ma non si avvicinò. Mentre se ne andava per riprendere la caccia, gli cadde un guanto con lo stemma regale, ma non se ne accorse.

A sera, tornando stanco, il marito trovò quel guanto. Chiese alla moglie di chi fosse, chi era venuto a trovarla. La poveretta non sapeva cosa rispondere. Con le lacrime agli occhi spigò che lei non aveva visto nessuno, che aveva lavorato tutto il giorno e di quel guanto non sapeva niente.

L’uomo si accorse che il guanto era del figlio del Re. Questo lo fece ancora di più ingelosire. Cominciò a bestemmiare e a trattar male la donna. Lei, sicura della sua fedeltà, si disperava, versando fiumi di lacrime.

Lo venne a sapere il Reuzzo e ne fu addolorato. Disse che doveva fare qualcosa.

Organizzò una festa al castello ed invitò tutti i villani del villaggio. Per non mostrarsi sgarbati col figlio del Re, andarono anche i due giovani, ma come se andassero ad un funerale.

Quando tutti erano seduti, il Reuzzo fece fare silenzio e disse:

“Prima di cominciare a mangiare, ognuno di voi deve fare un breve discorso”.

Quando venne il suo turno la giovane disse:

“Vigna ero e vigna sono. Vorrei sapere perché ho perso il frutto della mia stagione”.

Toccò poi al marito:

“Vigna eri e vigna sei. Per una ciampra di leone hai perso il frutto della tua stagione”.

Sentite queste parole il Reuzzo si alzò e con voce ferma disse:

“Nella vigna ci sono stato. Tutte le foglie ho riminato. Giuro sulla sacra corona che uva non ne ho mangiato”.

I due giovani capirono che quelle parole erano dirette a loro. Si guardarono negli occhi e si abbracciarono, mentre le lacrime bagnavano i loro volti.

Jiddi si ni jivini a casa felici e cuntenti

E nuji simu qua senza nenti

Dalla voce di mia madre

FOTO: Rete

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