STRUMENTI della musica popolare calabrese

Lira calabrese

Gli strumenti musicali utilizzati per le varie sonate cambiavano da luogo a luogo. Mentre in alcuni centri era utilizzato il fischietto e una chitarra battente (per distinguerla dalla francese o comunemente classica), in altri trovavamo il fischietto, suonato con la chitarra battente, con lo scordino e il tamburello.

Organetto

Spesso si trovava  l’organetto a due bassi, strumento che in Calabria veniva realizzato in varie tonalità e da diversi costruttori. Tra tutti, verosimilmente più interessante, quello costruito dai Costantino in provincia di RC, dove si tramandavano da padre in figlio la costruzione dell’organetto, delle pipite e delle zampogne; così come il tamburello di Anghelone e Pitassi, nonché la chitarra battente dei De Bonis e quella di Oliver.

Una certa confusione veniva riscontrata per la lira o meglio le lire, in quanto molti si sono cimentati a costruirne una tipologia senza tenere presente che non si trattava della lira calabrese ma delle  lire calabresi.

Chitarra battente calabrese

In uno dei quaderni dello stesso Reginaldo, utilizzato da Braccio, scritto durante il suo apprendistato presso lo zù Bruno, che si era preoccupato di lasciare traccia del suo operato attraverso la registrazione di uno dei suoi allievi, nonché nella tesi di laurea, prima citata, vengono riportate diverse tavole sulla lira che in relazione al paese di realizzazione aveva delle caratteristiche diverse per forma, grandezza e accordatura.

Carrozze o raganelle

Sulla base di queste premesse si ravvisava una rivisitazione del concetto di lira calabrese, in quanto forse riduttivo e non per niente indicato da trasferire alle generazioni future.

Ciaramelle

È utile dire che in Calabria e nell’area del Monte Poro, dove la popolazione era per la maggiore parte contadina, […] i motivi musicali e i testi delle canzoni raccontavano la quotidianità di quel popolo, per cui gli strumenti che venivano utilizzati erano semplici e strettamente legati alla tradizione.

A dx i suni o zampogma, a sx la ciaramella

Non vi era una vera e propria liuteria né tanto meno la presenza di maestri liutai. Il fischietto veniva costruito quasi sempre sotto la guida di uno più esperto, così come la lira e il tamburello.

Per la costruzione della chitarra battente a cinque cori doppi o a quattro cori, oltre allo scordino (ciaramegiara), ai vai tipi di colascioni e mandolone, sempre a pancia piatta, era necessaria la presenza di un maestro ebanista che dava sfoggio delle sue competenze.

Cupecupe

Solo i De Bonis intrapresero la costruzione della chitarra francese, ma la grande peculiarità è stata sempre la chitarra battente con la pancia a doghe, che si è sempre distinta per qualità e bellezza dalla chitarra battente con le ‘recchie” che si ritrova in qualche centro del confine della Calabria con la Basilicata ma di sicura appartenenza alle terre pugliesi.

Troccola

Agli strumenti prima citati si associavano, “troccole, carici, piripilli, caccavella, cupacupa, ferru” che facevano da corollario all’esecuzione di tarantelle e cuntrapanza, suonate più in uso e popolari, mentre la quadriglia, la marcia, sustara, pusta e zumpafilici venivano eseguiti in momenti di “gala”.

Tamburelli

Altro strumento in uso tra gli artigiani, discepoli forgiati, era l’acciarino forgiato con molta attenzione e utilizzato in occasione della novena di Natale, mentre, per la notte della settimana Santa era uso portare in chiesa le troccole.

Alcuni impiegavano giorni per realizzarne una che poi fosse la migliore tra tutte e la tenevano nascosta per tirarla fuori al momento del Santo; in chiesa un echeggiare di suoni assordanti indicava che la Pasqua di resurrezione era avvenuta.

Da LA CIVILTA’ CONTADINA,  di Antonio Pugliese – Calabria Letteraria Editrice

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