CALABRIA

Manichea irriducibile

nella luce del bene

nello stagno del male

tu Calabria ti mostri

disposta a perseverar nell’errore

se, convinta d’esser nel giusto,

senti che una battaglia perduta

in partenza può darti

il ricupero d’una forza dispersa.

Nei giorni della gran collera

Reggio straziava se stessa

nelle cose e nelle persone

soffriva la fame e la sete

distruggeva i suoi averi

portava la sua indignazione

ai confini della follia;

e non ricordava Reggio

che alla testa della rivolta

c’era chi dal tempo dei tempi

aveva predicato la guerra

per la proprietà santa

sapendo il cavallo vincente,

e questo cavallo vincente

non era il ritardo reggino

non era lo straccio reggino

non era lo squallore reggino

non era la disoccupazione reggina

non era l’umiliazione reggina.

Alla testa della rivolta

c’era tra scoppi di bombe

e urla d’assassinati

un provvidenziale aspersorio

a benedire il trapasso

delle vittime di Reggio impazzita

per una causa sbagliata.

Una capra in doglia di parto

che chieda invano da bere…

Sbagliata, eppure la tua

aspra indemoniata certezza

di batterti per una causa sacra

che riportasse all’urgenza

della Nazione in allarme

il tuo patimento di trascurata,

il tuo diritto al lavoro,

il tuo diritto al benessere,

era bella, Reggio, e inseriva

questa torrida Estate Settanta

nelle pagine rosse e nere

d’una Calabria dura a crollare,

arroccata a una sua

idea di giustizia e ricupero,

e disposta a lasciare la vita

per difenderla. Eri bella nel fumo

degli incendi, Regina dello Stretto,

decisa a finirti, meritavi

la medaglia al valore sul campo

ingratissimo di una sommossa

che altri avevan voluto

per affermare poteri di cosche,

e non certo per dare un sollievo

al tuo lungo patire.

Eri bella malgrado tutto

e la tua passione civile

che bruciava la rassegnazione

secolare al lampo sinistro

delle Molotof dava

un risvolto struggente

nel suo sarcasmo a chi

solidamente protetto

da interessi creati

predicava la resistenza ultra

sapendo che sarebbero stati

gli altri a cadere

sul filo della màcina.

Una capra in doglia di parto

che chieda invano da bere…

(Continua)

Di LEONIDA REPACI

FOTO: Rete

Per la prima parte clicca qui

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