IUS PRIMAE NOCTIS, storia o leggenda?

Non appena un articolo, un romanzo, un film o una serie tornano a parlare dello ius primae noctis, sui social network si solleva un gran polverone. Ma cos’è lo ius primae noctis? È il diritto che, secondo alcuni, avrebbe sancito ancora una volta la superiorità dei nobili sui loro sudditi. E, per quanto nella storia dell’umanità gli abusi di tale classe non siano certo mancati, non vuol dire che un simile diritto sia esistito davvero. La locuzione latina ius primae noctis, chiamata droit de cuissage in Francia e derecho de pernada in Spagna, si riferisce al “diritto” secondo cui, in virtù di una legge o di un costume che lo rendevano lecito, un signore feudale poteva violentare una donna appena sposata nella sua prima notte di nozze. Ne conseguiva che né gli sposi, né i parenti gli opponevano resistenza.

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Deboli prove

Durante il Medioevo sono attestati numerosi esempi di violenza sessuale da parte dei signori feudali, eppure le testimonianze diventano meno chiare se ci riferiamo a diritti o costumi che legittimavano un simile abuso durante la notte nuziale. Difatti, molti dei documenti addotti quali prove dello ius primae noctis si riferiscono in realtà ad altro, come per esempio ai tributi che i contadini pagavano ai signori per ottenere il permesso di sposarsi.

Parecchie delle voci giunte sino a noi rispondono, infatti, alla volontà di screditare i signori feudali. È questo anche il caso della prima testimonianza attestata, presente nell’abbazia di Mont-Saint-Michel e datata al 1247. Si tratta di un componimento in versi che racconta, a mo’ di lamentela, la dura vita del contadino e le numerose pretese signorili a cui questi doveva sottostare, tra le quali il pagamento di un tributo perché il signore lo autorizzasse a far sposare le figlie; in caso contrario, le ragazze sarebbero state stuprate proprio dal signore. Potrebbe sembrare una denuncia della barbarie e della tirannia dei feudatari laici, ma non è altro che una satira. Gli autori, i monaci dell’abbazia, la utilizzarono come strumento politico al fine di attirare nelle proprie terre i contadini provenienti da altri feudi. In pratica volevano far intendere ai sudditi che i monaci erano più giusti e gli sarebbe quindi convenuto spostarsi nei loro possedimenti.

Miniatura medievale – Due amanti a letto

Nemmeno in Italia sono del tutto affidabili le prove a favore dell’esistenza dello ius primae noctis, perché alcune testimonianze sono legate principalmente a leggende e tradizioni. È, per esempio, il caso del terribile Oberto di Badalucco, conte di Ventimiglia che, intorno al XIII secolo, aveva imposto lo ius primae noctis a tutte le fanciulle del posto. Una ragazza e il suo promesso sposo, per sposarsi di nascosto, fuggirono e fondarono il borgo di Montalto Ligure. A Fiuggi, invece, si racconta la storia del “pozzo delle Vergini” in cui un signorotto locale faceva gettare le donne che si presentavano “impure” quando costui esercitava lo ius primae noctis.

Nella Spagna medievale, invece, la prova più decisiva – ma solo in apparenza – circa la veridicità storica dello ius primae noctis si trova all’interno della Sentencia arbitral de Guadalupe del 1486, con cui i signori feudali e i contadini catalani, detti in quell’occasione de remensa (di riscatto), firmarono la pace dopo un lungo contendere. Nella Sentencia si sanciva l’abolizione delle «cattive usanze» imposte dai signori ai contadini, tra cui quella che permetteva al signore «nella prima notte che il contadino prendeva moglie, di dormire con questa». Anche se il testo sembra non lasciare adito a dubbi, la realtà è ben più complessa. Quando anni prima, nel Proyecto de Concordia del 1462, i contadini de remensa chiesero che tali “cattive usanze” fossero abolite («pretendono alcuni signori che, appena il contadino si ammoglia, il signore debba dormire con la sposa la prima notte»), i signori feudali risposero che una simile pretesa non gli risultava e che, se davvero fosse stata vera, si sarebbero accordati per abolirla. Potremmo supporre che i feudatari fossero cinici e negassero pratiche delle quali erano certamente a conoscenza.

 Mozart ne Le nozze di Figaro racconta che il conte d’Almaviva decise di sedurre la servetta, Susanna, poco prima del matrimonio

Tuttavia, potrebbe pure trattarsi di un ulteriore esempio di rivendicazioni contadine contro diritti signorili mai esistiti, com’era successo nello stesso periodo in Francia. È piuttosto strano che nella corona d’Aragona, dotata di archivi ben forniti e documentati, non siano state rinvenute prove al riguardo. Più probabilmente alcuni contadini credettero alle voci in circolazione e temettero che l’abuso di certi vassalli potesse divenire una consuetudine generalizzata.

In mancanza di evidenti prove documentali, possiamo solo affermare che lo ius primae noctis fu un mito, almeno nella forma d’istituzione o pratica sociale, anche se riuscì a radicarsi nell’immaginario al pari delle leggende urbane dei nostri tempi.

Un mito duraturo

La storia dello ius primae noctis cominciò a circolare nell’occidente europeo almeno dal XIII secolo, brandita come arma politica contro i signori feudali. Nei secoli XVI e XVII vi ricorsero invece i giuristi per screditare, a beneficio della corona, i nobili proprietari terrieri. Ad esempio, nel 1665 il vescovo francese Fléchier riportò le lamentele dei contadini provenienti dalla regione dell’Alvernia, e nelle sue memorie riferì le voci circa il droit de cuissage: «C’è un diritto molto comune in Alvernia, chiamato diritto di nozze […] Nelle sue origini, concedeva al signore il potere […] di giacere con la moglie […]».

Tuttavia, Fléchier non apportò alcuna prova al riguardo. Durante l’Illuminismo, nel XVIII secolo, lo ius primae noctis divenne un luogo comune nella denuncia di feudalesimo e tirannia. Per esempio, nell’Encyclopédie di Diderot e d’Alembert un articolo è dedicato proprio a «quel diritto che i signori si arrogarono prima e durante l’epoca delle crociate, diritto di giacere nella prima notte con le donne appena maritate, le loro vassalle plebee […] Nel secolo scorso alcuni fecero pagare ai sudditi la rinuncia a quello strano diritto, che per molto tempo rimase in voga in quasi tutte le province della Francia e della Scozia».

Nel XIX secolo il dibattito sulla realtà di tale pratica divenne più acceso: gli eruditi anticlericali cercavano documenti che ne confermassero l’esistenza, e coloro che erano a favore del clero sostenevano che si trattasse di un’invenzione. Senz’ombra di dubbio, se il mito si è mantenuto così a lungo fino a oggi, è perché siamo soliti pensare al Medioevo come a un’epoca spietata, oscura e deprecabile. Tuttavia non lo fu più di tante altre.

Ana E. Ortega Baún       

FONTE: https://www.storicang.it/a/ius-primae-noctis-leggenda-oscura-feudalesimo_15001?fbclid=IwAR24Ydr3AOTikLRdG0jZpxmTH3tewf154sGWBA0WdubE2u1noNLR-PVlj54

FOTO: Rete

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One Reply to “IUS PRIMAE NOCTIS, storia o leggenda?”

  1. Un grande condottiero che pretendesse la “prima notte”? In feudatario? NO! Volendo, potevano scegliere con facilità. Ne città sarebbe stato inaccettabile, nei villaggi sarebbe stato rollerabile, seppure a malincuore. L’affare, in quanto diritto costituito, appare del tutto improbabile. L’usanza, nelle realtà più chiuse e disperate, appare assai probabile.

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