FUORI DELLA CHIESA NON C’E’ SALVEZZA?

Prendo dalla pagina Fb di Vito Mancuso queste riflessioni sul divino e sulle religioni. Le ho trovate stimolanti. Mi è parso che rompano steccati e spingano verso un atteggiamento più sereno ed equilibrato nei confronti del mistero di Dio e del senso della vita.

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[…]Tralascio di commentare le affermazioni di coloro che ancora una volta insistono sul primato assoluto del cristianesimo: c’è una storia di molti secoli alle spalle, cristallizzata nell’assioma (per me terribile, ma evidentemente per loro no) “extra ecclesiam nulla salus”, il quale, se fosse vero, sancirebbe la condanna alla dannazione eterna per la gran parte dell’umanità (confermando alla grande, non è vero?, l’idea cristiana di Dio quale amore e misericordia!). Mi soffermo invece sui commenti che affermano senza mezzi termini che le religioni sono una creazione dell’uomo e che quindi sono sicuramente false e anzi bisognerebbe quanto prima sbarazzarsene.

Al riguardo faccio notare che tutto è una creazione dell’uomo nel mondo dell’intelligenza e della ricerca, quindi è chiaro che anche le religioni lo sono. L’arte per esempio è una creazione umana: ma questo significa che è falsa? O invece talora è la scoperta di dimensioni ulteriori? lo stesso vale per la musica, la filosofia, la poesia: sono false? Anche la scienza è una creazione umana: è falsa? In realtà, lo spirito umano può intuire e sperimentare dimensioni che per la coscienza comune, al livello grossolano e non coltivato del suo esistere, non esistono. Non a caso non pochi tra i grandi scienziati erano profondamente religiosi, non ovviamente nel senso bigotto che credevano punto per punto alla dottrina cattolica, ma nel senso che coltivavano una libera ricerca spirituale. Mi riferisco a nomi come Copernico, Keplero, Galileo, Newton, Faraday, Meldel, Lemaitre, Pasteur, Planck, Heisenberg, Pauli, Schrödinger, Born… Einstein ha delle pagine molto belle sulla religione, egli non credeva in un dio personale, ma credeva nella stessa divinità a cui era approdato Spinoza (che era così innamorato del mondo da affermare: “per realitatem et perfectionem idem intelligo”). Tra i contemporanei cito Ugo Amaldi, Elena Cattaneo, la direttrice del Cern Fabiola Gianotti.

Tutti costoro (e ce ne sono altri) sentivano e sentono che la vita contiene di più di quanto si vede in prima battuta e questo “di più” evoca in loro dimensioni incommensurabili, quelle stesse dimensioni che gli uomini primitivi hanno sempre avvertito e sperimentato, così come tutte le civiltà (perché non esiste nessuna civiltà umana che non abbia una religione). Ovviamente uno può sempre dire di non avvertire nulla di misterioso e di profondo, così come un altro può dire di non avere una disposizione per la musica o la poesia o che altro. Ma da qui a ridicolizzare chi invece sperimenta qualcosa che lui non sente c’è una bella differenza: la stessa che corre tra una persona tollerante e aperta alla ricerca e una invece del tutto chiusa sulle proprie convinzioni e quindi tendenzialmente aggressiva.

Il vero problema, però, è un altro.

Esso consiste nel fatto che coloro che riducono la religione e la spiritualità a mera ignoranza (a parte una supponenza che potrebbero risparmiarsi) non fanno che riprendere quanto vedono con i loro occhi, ovvero una prassi ecclesiale che, per la gran parte delle sue manifestazioni, testimonia esattamente ignoranza e superficialità. Il livello delle prediche per esempio è scoraggiante. Lo stesso vale per le catechesi. Ma è soprattutto la storia a costituire problema: abbiamo infatti alle spalle molti secoli nei quali la Chiesa cattolica è stata la principale oppositrice della cultura, sia di quella umanistica (vedi Giordano Bruno) sia di quella scientifica (vedi Galileo). Per non parlare dei diritti umani, in primis la libertà di coscienza. Quindi non deve sorprendere per nulla il fatto che l’opinione di molti, che di religioni e di spiritualità non sanno nulla o quasi, associ religione a ignoranza e ne auspichi la fine. Ciononostante una grande domanda di autentica spiritualità pervade il nostro tempo, forse ancor più che nel passato, perché ora più che mai è possibile praticare la dimensione contemplativa della propria vita senza necessariamente aderire a una determinata religione».

VITO MANCUSO

Foto: Rete

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