Il mito di Orfeo e l’orfismo

Orfeo tra glia animali (epoca_romana)_-_Foto_G._Dall’Orto

L’orfismo è un grande fenomeno religioso di carattere mistico che si diffonde in Grecia nel VI secolo a.C., epoca di profonda trasformazione politica e sociale che prelude ad una nuova spiritualità. Divinità centrale della teologia e del culto orfico è Dioniso-Zagreo, il più giovane degli dei della Grecia, noto per i patimenti e la morte ingiusta, il dio straniero e popolare venuto dalla Tracia e sottoposto a una morte cruenta (fu divorato dai Titani e rigenerato da Zeus e da Semele).

Se Dioniso è al centro del culto, l’orfismo deve il suo nome ad Orfeo, il mitico cantore della Tracia che ammaliava uomini ed animali grazie al suono fascinatore della sua lira. Disceso nell’Ade per cercare di riportare in vita Euridice, sua sposa amatissima, commosse con il suo canto anche le divinità degli Inferi che gli concessero la grazia richiesta: Orfeo avrebbe potuto ricondurre con sé Euridice, ma non doveva guardarla durante la via; l’amore spinse il cantore a volgersi verso la sposa e a condannarla quindi a ritornare tra le ombre dei defunti.

Bassorilievo raffigurante Orfeo, Euridice ed Hermes – Museo Nazionale – Napoli


Disperato, Orfeo prese ad errare tra le selve cercando conforto nella musica e fu sbranato dalle Menadi (o Baccanti) , le donne del corteo di Dioniso in preda al furore indotto dal dio. Originario della Tracia come Dioniso e, come il dio, condannato ad essere sbranato, ad Orfeo erano attribuiti inni, oracoli, formule catartiche che costituiscono il bagaglio dell’orfismo. Le basi teologiche del movimento, che presenta delle analogie con i misteri dionisiaci e con il pitagorismo, prevedevano il concetto dell’iniziazione degli adepti ad una regola di vita segreta che consentisse all’anima di raggiungere lo stadio mistico della perfezione. Per gli orfici l’anima ha un’origine divina, s’incarna nel corpo ad espiazione dei suoi peccati, se ne sente prigioniera ed anela alla liberazione, che può compiersi per mezzo di una espiazione purificatrice (catarsi). Una sola vita può non essere sufficiente per la purificazione e l’anima è condannata a trasmigrare di corpo in corpo, in una successione di vite che ritorna in se stessa come un circolo (trasmigrazione dell’anima o metempsicosi). In questa prospettiva la morte non è da temersi, rappresenta piuttosto un’occasione di liberazione.

Per riunirsi alla divinità, suprema aspirazione dell’anima purificata, i seguaci dell’orfismo si imponevano una vita di purità, di ascetismo, di purificazioni cerimoniali, le cui prescrizioni erano contenute in appositi rituali e venivano eseguite da sacerdoti orfici. Anche nelle manifestazioni esteriori gli orfici dovevano conformarsi alle loro esigenze di purezza: adottavano vesti bianche e evitavano qualsiasi tipo di contatto con le manifestazioni esteriori della morte; le loro prescrizioni vietavano infatti di avvicinarsi alle tombe o di mangiare cibi tradizionalmente legati ai rituali funerari (i legumi, per esempio) e rifuggivano anche dai cibi di origine animale e dall’uso della lana; anche avvicinarsi alle partorienti era considerato fonte d’impurità e doveva essere evitato.

Da STORIA DELLE RELIGIONI, La Biblioteca di Repubblica

FOTO: Rete

Ti potrebbero interessare:

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

Close