“In caso di maltempo, stessa location”

“In caso di maltempo, stessa location”, leggo qui in Trentino su una locandina che elenca una serie di letture di canti di Dante. Il padre della lingua e cultura italiana umiliato da un anglicismo totalmente inutile, lui che ne aveva dimostrate la straordinaria forza espressiva e vitalità; e umiliato nel modo peggiore, ossia senza neppure accorgersene. L’operazione di americanizzazione forzata voluta da miliardari e multinazionali e promossa da giornalisti e ricche celebrity (da dire in inglese perché il concetto stesso è d’importazione: una persona famosa o una celebrità hanno dei meriti, veri o presunti, una celebrity è mera visibilità, imposta mediaticamente e accettata passivamente) sta trionfando: distrattamente, gli italiani si stanno facendo colonizzare e molti di loro sono contenti.

Io no. Non credo nei destini manifesti: credo nelle scelte e di conseguenza nelle responsabilità. Usate parole inglesi quanto parlate italiano? Non reagite quando altri le usano con voi? Comprate giornali che ne usano almeno una per frase? Idolatrate nullità pompate dalla televisione che ne abusano per coprire un totale vuoto di idee? Vuol dire che volete un’Italia che parla una lingua altrui, compra prodotti altrui, sogna sogni altrui, vive come altri le dicono di vivere. Io no. A me piace l’Italia lentamente costruita nei secoli dalle precedenti generazioni; non penso affatto di essere superiore a chiunque altro al mondo né che il nostro cibo, il nostro stile, la nostra arte, la qualità della nostra vita siano migliori o da imitare. Gli altri paesi mi interessano in quanto diversi e se vogliono o non vogliono cambiare sono assolutamente fatti loro, così come di loro esclusiva competenza sono i problemi che avessero. Il rispetto reciproco non ha niente a che vedere con l’omogeneizzazione e i valori universali o “umani” non esistono, se non nel delirio di onnipotenza degli imperialisti.

Tornando alla locandina: perché “location” al posto di “località”, che significa la stessa cosa ed ha un’identica lunghezza, o di “luogo” o “posto” che sono pure più brevi? Perché i provinciali di oggi credono di emanciparsi parlando la lingua dei loro padroni stranieri, o meglio di coloro che i collaborazionisti italiani (tutti i giornalisti e quasi tutti gli intellettuali, tradizionalmente privi di coraggio e disperatamente bisognosi di riconoscimenti esterni) dicono essere i loro padroni? Certo, ma non solo. C’è anche che il liberismo, per imporsi e persuadere la gente che la distruzione delle sue comunità, tradizioni e ambiente sia una conquista di libertà e comunque una necessità storica, deve innanzi tutto privarla di strumenti di giudizio, di analisi, di riflessione, di critica. Come mai i ragazzi di ogni età (inclusi tanti quarantenni e cinquantenni affetti dalla sindrome di Peter Pan, il rifiuto di maturare) vengono indotti a passare ore da soli con il loro telefonino (chiamato però “smartphone” per prevenire l’ovvia obiezione che sia invece cretino e causa di stupidità)? Come mai la sinistra liberal sta cancellando la memoria storica e culturale perché nozionista (dicevano qualche decennio fa) o politicamente scorretta (dicono oggi), in sostanza ogni competenza e ogni senso del passato? Come mai pornografia, breaking news, gossip (anche questi da dire in inglese perché importati dagli Stati Uniti) e altra spazzatura mediatica vengono offerti gratis a chiunque? Per lo stesso motivo per cui il numero di parole conosciute e utilizzate dagli italiani è in drammatica diminuzione e l’analfabetismo funzionale si sta diffondendo impetuosamente. Perché la superficialità e l’individualismo fanno comodo ai potenti. Cosa differenzia “location” da “località”? Località è un termine definito dai tanti contesti in cui lo abbiamo ascoltato o pronunciato; anche quando il suo senso sia univoco, restano sullo sfondo interpretazioni possibili che evidenziano la nostra partecipazione, il fatto che sia la “nostra” lingua e che giocarci sia un nostro diritto. Ogni parola italiana ha uno o più significati propri e molti significati metaforici. “Location” è invece una formula, come H2O: elimina intenzionalmente ogni partecipazione, ogni diritto, ogni metafora; contrabbanda la menzogna che la lingua sia o possa essere precisa, fattuale, “vera” in sé stessa (e non nei suoi effetti). “Location” disabitua a pensare e abitua a obbedire. Come piace ai liberisti e ai liberal e ai loro mandanti, le grandi corporation globali.

Di FRANCESCO ERSPAMER

FONTE: dalla pagina Fb dell’autore

Foto: RETE

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One Reply to ““In caso di maltempo, stessa location””

  1. Vincenzino Bloise ha detto:

    I casi di maltempo sono in aumento e corrono, purtroppo da qualche tempo, anche i ” mala tempora”. Torniamo ai nostri luoghi, alle nostre storie. La vita ci ringrazierà.

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